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Le origini di Biancaneve: non fu svegliata dal bacio del principe (fiabe storiche vs. Disney)

Ebbene sì, avete letto bene il titolo. Le origini di Biancaneve della Disney, principessa tanto criticata dal pubblico contemporaneo, non parlano di nessun bacio del vero amore.

È risaputo che le fiabe Disney sono dei rimaneggiamenti di storie antiche e che del prodotto originale rimanga ben poco. Alcuni film d’animazione della casa del topo sono più simili alle fiabe tradizionali di altri, ma raramente la Walt Disney Company ha mantenuto le trame originali. Potremmo dire, in effetti, che la casa del topo abbia dato a queste fiabe un Disney-twist, e abbia creato una vera e propria visione disneyana delle storie. La tradizione cinematografica delle fiabe è perciò diventata tanto famosa che, oggi, ricordiamo molto più chiaramente le versioni Disney delle fiabe tipiche del folklore, che non quelle originali.

Ma da dove vengono le fiabe che la Disney ha reso tanto celebri in epoca contemporanea? Quando furono scritte? E soprattutto, quali differenze ci sono e perché sono stati scelti certi escamotage per differenziare il prodotto animato da quello scritto?

Così come fecero i creatori della serie tv C’era una Volta, dobbiamo anche noi cominciare dal principio, dal lungometraggio epocale che cambiò il volto dell’animazione. Scopriamo insieme le origini della fiaba di Biancaneve e i Sette Nani.

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Le origini di Biancaneve e i sette nani

(Schneewittchen und die sieben Zwerge, Carl Offterdinger)

Il lungometraggio del 1937, che valse un Oscar onorario a Walt Disney, cambiò letteralmente il futuro del cinema e dell’animazione. Per la prima volta, infatti, approdò nelle sale un prodotto animato a colori, più lungo dei tipici cortometraggi, con suoni e canzoni.

Il rimaneggiamento di questa storia, tuttavia, è stato enorme, a partire dal titolo. La fiaba sulla quale è basato il film è in particolare quella dei fratelli Grimm pubblicata nel 1812 nella raccolta di storie Fiabe di bambini e del focolare. La storia di Jacob e Wilhelm Grimm, infatti, si intitolava semplicemente Biancaneve (in tedesco Schneewittchen). I Grimm, tra l’altro, scrissero un’altra storia con una protagonista omonima: Biancaneve e Rosarossa (sulla quale la Disney sta producendo un live action). La protagonista di questa seconda fiaba, tuttavia, non ha nulla a che fare con la Biancaneve classica che conosciamo, tant’è che in tedesco il nome è scritto anche in modo differente (Schneeweißchen).

Tornando perciò alla Biancaneve disneyana, le differenze con la Biancaneve dei Grimm, vi sorprenderà saperlo, sono parecchie, a partire dall’introduzione della fiaba. La storia dei fratelli Grimm, infatti, comincia con la madre di Biancaneve incinta della figlia che, una volta puntasi un dito, vede cadere una goccia del suo sangue sulla neve fresca. Per questo motivo decide di chiamare sua figlia Biancaneve.

Successivamente a questo avvenimento, perciò, quando la bambina nasce ha la pelle bianca come la neve, i capelli neri come l’ebano (la finestra alla quale la madre era affacciata era fatta d’ebano) e le guance rosse come il sangue.

La storia prosegue in effetti in modo molto rassomigliante con la versione disneyana. La matrigna tuttavia, non si traveste con la magia per ingannare Biancaneve, ma semplicemente si camuffa in modo da non essere riconosciuta.

I molteplici avvelenamenti di Biancaneve

Perché parliamo di molteplici avvelenamenti? Nella versione dei fratelli Grimm la regina avvelena Biancaneve per ben tre volte prima di riuscire a farla crollare in un “sonno di morte”.

La prima volta, in effetti, non la avvelena propriamente. Le vende infatti un corsetto che le stringe addosso talmente tanto da farle mancare il respiro e, di conseguenza, da farla svenire. La seconda volta, invece, le fa appuntare sui capelli un pettine avvelenato che la fa immediatamente crollare a terra addormentata. In entrambi i casi, tuttavia, i sette nani capiscono cosa abbia Biancaneve e le rimuovono il corsetto e, successivamente, il pettine.

È solo al terzo tentativo che, nella fiaba dei Grimm, la malvagia regina opta per l’utilizzo della mela avvelenata. A quel punto Biancaneve ne mangia un morso e cade a terra in un sonno profondo simile alla morte. Essendo il pezzo di mela ancora tra le sue labbra, i nani non capiscono cosa abbia la giovane, per questo la terza volta non riescono a svegliarla.

Eroine contro le regole del patriarcato

(Snow White (16th Century) AnUnusualPrince su DeviantART)

Prima di parlare del risveglio della giovane, bisogna citare le parole di un celebre studioso di fiabe, Bruno Bettelheim.

In molti hanno espresso il loro disappunto nel guardare o leggere le fiabe più antiche e i film Disney più datati e nel notare che le eroine protagoniste non fossero proattive. Secondo il pubblico contemporaneo Biancaneve e altre con lei non rientrano nel gruppo di eroine femministe, forti e coraggiose più tipiche degli ultimi anni.

Ebbene, Bruno Bettelheim spiega perfettamente nel suo libro Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe, che le eroine addormentate fossero in realtà già nelle fiabe antiche molto proattive.

È chiaro che le protagoniste femmine venissero spesso relegate a un ruolo più passivo nelle loro fiabe. Se i protagonisti maschili compivano le loro avventure, capitava spesso che le ragazze invece… dormissero. Eppure, Bettelheim ha sottolineato che queste eroine non si addormentavano passivamente, ma anzi, che si inducevano appositamente  questi sonni profondi contravvenendo alle regole. Perché? Proprio per non dover sorbire una trama dettata dagli uomini. D’altronde cosa fanno Biancaneve e la Bella Addormentata nel Bosco se non contravvenire alle regole? Ad entrambe viene vietato qualcosa, sia esso il toccare un fuso o l’accogliere sconosciuti in casa. Entrambe invece fanno esattamente ciò che è stato loro vietato.

In un’epoca in cui le donne ancora erano viste come mera proprietà maschile (prima del padre e poi del consorte), le eroine come Biancaneve e Rosaspina scrivevano il loro destino in modo delicato ma decisamente non convenzionale: non ascoltavano i pareri maschili.

Le origini di Biancaneve: svegliata… bruscamente

(Schneewittchen, by Alexander Zick)

Tornando alla storia dei Grimm, come nella versione Disneyana, Biancaneve viene posizionata in una bara di cristallo, così che la sua bellezza possa essere contemplata anche oltre la morte. Il sonno profondo delle fiabe, infatti, non vede deterioramento dei corpi. I corpi dei personaggi addormentati sono come cristallizzati nel tempo e rimangono nella stessa forma di quando erano vivi. Questo nella versione disneyana non viene spiegato, ma viene perfettamente mostrato. Biancaneve continua ad essere perfetta nella morte, pur rimanendo diverso tempo nella bara.

Ma come si sveglia nella fiaba originale la bella Biancaneve? L’escamotage cinematografico diventato tanto famoso negli ultimi anni del bacio del vero amore… non avviene. Nella storia dei fratelli Grimm Biancaneve si risveglia per un errore.

Come nella versione Disneyana, il principe la trova nel bosco e si innamora della bella ragazza che vede (nella storia dei Grimm non c’è un incontro precedente a quello finale). Poiché però la ragazza sembra morta, il principe chiede ai nani di poter portare la giovane nella bara nel suo castello, in modo da poterla contemplare ogni giorno e da poterla proteggere.

Biancaneve si sveglia mentre gli uomini del principe spostano la bara. Uno di loro, infatti, inciampa e fa quasi cadere il contenitore nel quale la giovane era riposta. A causa dello scossone, perciò, il pezzo di mela tra le labbra di Biancaneve fuoriesce dalla sua bocca e la fanciulla si sveglia.

Ovviamente Walt Disney optò per una trama più romantica e complessa, aggiungendo un primo incontro all’inizio della storia tra i due e l’eventuale bacio del vero amore alla fine.

 E in effetti, il bacio del vero amore non era affatto comune nelle fiabe antiche, tant’è che si potrebbe attribuire la sua fama a Walt Disney stesso, che spesso lo utilizzò nei suoi prodotti.

Morale sulle origini di Biancaneve

Le fiabe sono datate. Bisogna riconoscerlo. Erano storie da tradizione orale che vennero tramandate nei secoli finché qualcuno non le scrisse. Alcune hanno origini da avvenimenti reali (ad esempio, si pensa che siano esistite davvero alcune fanciulle nobili perseguitate dalle matrigne nella storia). Biancaneve e i Sette Nani della Disney è anch’esso un film che risente in parte della sua età. Se il lungometraggio fosse uscito nelle sale oggi (a 83 anni dal suo rilascio) sicuramente non sarebbe stato amato come allora. Come succede spesso, i film di altri tempi vanno contestualizzati. La Disney stessa di recente ha iniziato a inserire disclaimers per scene razziste e culturalmente datate su alcuni prodotti su Disney+.

Ciò che possiamo fare davanti a prodotti simili è ammirare la cura del dettaglio, la poesia di un film di quasi 85 anni fa creato completamente a mano. Ammirare i significati semplici e forse ingenui di certe fiabe che servivano nella cultura popolare a insegnare qualcosa alle nuove generazioni. Ma soprattutto, possiamo trovare piccole ribellioni anche nei gesti più semplici di quelle eroine che, all’epoca, nel loro piccolo risultavano guerriere fuori dal comune e cominciavano battaglie che finalmente sono molto rilevanti e contemporanee.

Giulia Galizia: Sognatrice fin da bambina, appassionata di teatro, fiabe, danze storiche e letteratura per l'infanzia. Diplomata in doppiaggio cinematografico e laureata in Scienze della Formazione Primaria all'Università di Modena e Reggio Emilia, ha sempre avuto la passione per la scrittura, cominciata dopo la pubblicazione di un suo racconto per un concorso letterario del Rotary L.A. Muratori di Modena nel 2011. Bilingue inglese sta attualmente svolgendo un dottorato di ricerca in Scienze umanistiche. Si barcamena nella vita tra momenti rosa pieni di magia e momenti tetri alla Tim Burton.