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[RECENSIONE #2]: Inside Out

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INSIDE OUT – Pictured: Joy. ©2015 Disney•Pixar. All Rights Reserved.

Alla Pixar sono tutti un po’ visionari ed eccentrici, ma uno di loro lo è in particolare. Si chiama Pete Docter e sicuramente lo conoscete già per le sue idee strambe. L’ultima riguardava un gruppo di avventurosi eroi formato da un vecchietto scontroso, un fastidioso boy scout, un pennuto in technicolor e un cane parlante, ma già nel 2001 ci aveva trasportato con l’immaginazione in una città popolata solo da mostri, che di notte infestano i nostri armadi per guadagnarsi da vivere. In breve, le idee di Docter sono quelle che sulla carta sembrano assurde, ma quando arrivano sul grande schermo sono capolavori. La sua grandezza sta nel farci sembrare naturalissimi e vicini a noi situazioni, storie e personaggi impossibili, bizzarri e surreali, che però raccontano la realtà.

Il suo nuovo progetto, Inside Out, è l’idea più ambiziosa di tutte. Il concept non è nuovo: già negli anni ’40, con il corto Reason and Emotion, la Disney aveva tentato di dare una spiegazione a cosa avviene nella mente umana. Ma Reason and Emotion era collocato in un determinato contesto storico e culturale: la Seconda Guerra Mondiale. Si trattava di un corto educativo, con l’obiettivo di spiegare come Hitler riuscisse a vanificare l’utilizzo della ragione dei cittadini facendo leva su un’unica emozione: la paura. Chiaramente niente di tutto ciò esiste in Inside Out, che parla della vita di tutti i giorni di una bambina qualunque e dunque punta ancora più in alto, rischiando di più. Stavolta al centro dell’attenzione c’è una gamma di emozioni più ampia: Rabbia, Disgusto, Paura, ma specialmente Tristezza e Gioia, veri motori delle vicende del film. La pellicola ha l’impostazione del Pixar tradizionale; in particolare si tratta di un road movie in cui Gioia e Tristezza, per un guaio combinato da quest’ultima, si ritroveranno perdute nei meandri della mente e lontane dal centro di controllo dal quale possono guidare Riley, la bimba protagonista. Si vedono quindi costrette a collaborare, nonostante siano l’una l’opposto dell’altra, in un viaggio per poter tornare alla loro postazione, dove nel frattempo Paura, Disgusto e Rabbia sono fuori controllo.

Joy (voice of Amy Poehler) and Sadness (voice of Phyllis Smith) catch a ride on the Train of Thought in Disney•Pixar’s “Inside Out.” Directed by Pete Docter (“Monsters, Inc.,” “Up”), “Inside Out” opens in theaters nationwide June 19, 2015. ©2014 Disney•Pixar. All Rights Reserved.

L’abilità della Pixar è quella di caratterizzare questi piccoli “impiegati della mente” come characters a tutto tondo, ognuno con la propria personalità e, seppur entro certi limiti (dopotutto, sono emozioni!), con i loro desideri, i loro obiettivi e le loro speranze. Tutta la loro vita è tesa verso un unico scopo: il benessere della loro protetta. Riley sta infatti affrontando un momento difficile: ha 11 anni, sta per diventare adolescente, e come se non bastasse deve imparare ad ambientarsi in una nuova città dopo un trasloco, lontana dalla casa e dagli amici che tanto amava. Questo lavoro accuratissimo di caratterizzazione su due piani permette un paradosso molto curioso. Lo spettatore si ritrova inizialmente a identificarsi con la propria emozione preferita e ad appassionarsi alla quest di Gioia e Tristezza. Ma gradualmente e con maestria Docter lo porta a comprendere infine che l’unico vero personaggio con cui può e deve identificarsi è proprio la stessa Riley. È lei il link tra il mondo surreale immaginato dal regista e la vita reale. La sua è una storia qualunque, la storia di un cambiamento che tutti, prima o poi, devono affrontare.

Inside Out parla della crescita e del ricordo dolceamaro dell’infanzia con tutta la delicatezza della Disney e con tutta la genialità della Pixar. È la stessa Disney che in Peter Pan e nel Re Leone ci ammonisce: restare bambini per sempre è sbagliato, e per quanta felicità e spensieratezza possa esserci in quell’età innocente, prima o poi occorre assumersi le proprie responsabilità e prendere il proprio posto nel mondo. È interessante notare anche come tutto il processo sia raccontato dal punto di vista dell’adulto: vediamo Riley e le emozioni stupirsi e reagire di fronte ai cambiamenti in corso, ma non cresciamo con loro come accade con Simba o con Wendy e i suoi fratellini. Stavolta osserviamo dall’esterno, dalla posizione di chi quel momento lo ha già affrontato e sa che è inevitabile. Il risultato è un mix irresistibile di tenerezza, nostalgia e malinconia. Inside Out parla di tutti noi, porta sullo schermo la storia di tutti quanti, ed è impossibile rimanere indifferenti.

Pictured: JOY. ©2015 Disney•Pixar. All Rights Reserved.

Due parole sul worldbuilding e sugli aspetti più tecnici. Il mondo costruito da quel genio di Docter stavolta è davvero straordinario: senza spoilerare troppo, la Pixar ha cercato di spiegare il funzionamento del cervello umano creando un vero e proprio universo popolato da emozioni, ricordi, paesaggi e stani macchinari, un luogo fantastico che vuole esplorare ogni aspetto del nostro pensiero, dai sogni, all’immaginazione, fino alle caratteristiche della nostra personalità.

Quanto al disegno e all’animazione, Inside Out è il punto di arrivo dello stile Docter. L’autore ha sempre lavorato con dei personaggi rigorosamente geometrici e stilizzati, che qui sono decostruiti, ridotti all’osso, letteralmente smontati e rimontati in una delle scene visivamente più interessanti viste nel cinema d’animazione CGI degli ultimi anni. Una scena che quanto a sperimentalismo fa invidia a Fantasia e ci mostra uno sneak peek delle meraviglie a cui ha lavorato la Pixar nell’anno di fermo tra Monsters University e quest’ultima opera. Qualunque software sia, se queste sono le premesse, ci sarà da vederne delle belle.

In ultimo, è da sottolineare come Inside Out sia un film coraggioso. Coraggioso in alcune scelte narrative e coraggioso perché, in un periodo in cui anche la Disney sembra letteralmente sommersa da progetti di sequel, remake e reboot, questo film si impone come assolutamente non commerciale, tralasciando per una volta il merchandise e concentrandosi su una bella trama, sui sentimenti e sull’originalità. Inside Out vincerà la sua sfida principalmente per un unico motivo: la qualità. A testimonianza che se si dà fiducia al pubblico, il pubblico ripagherà con la stessa moneta. Una lezione che valeva la pena ricordare.

Pictured (L-R): Sadness, Fear, Anger, Disgust, Joy. ©2015 Disney•Pixar. All Rights Reserved.

Irene Rosignoli:

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