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RECENSIONE: Ant-Man and The Wasp

Cos’è accaduto ad Ant-Man?

Guardando un film come Avengers: Infinity War, ripensando agli accadimenti di Captain America: Civil War, è sicuramente una delle domande che gli appassionati dell’Universo Cinematografico Marvel si sono più volte posti.

Ant-Man and The Wasp, tuttavia, non ha come scopo rispondere a queste domande. La sua collocazione nell’UCM è chiara: qualche mese dopo gli eventi di Sokovia, qualche mese prima dell’arrivo di Thanos sulla terra. Ci saranno stravolgimenti? Nemesi imbattibili? Collegamenti impensabili?

No.
Come accaduto per il primo film, questo nuovo tassello diretto da Peyton Reed ha un solo scopo: quello di tornare a intrattenere con un film per famiglie, in grado di spaziare tra generi (comedy, action, spy, per esempio) e lanciare sul grande schermo la prima, grande ma piccola eroina dei Marvel Studios.

Evangeline Lilly, infatti, non è più solo Hope Van Dyne ma anche Wasp (la fine del primo capitolo lo aveva fatto ben capire) e il film si colloca in un passaggio fondamentale per la storia di Hollywood, volto al cambiamento, al raggiungimento (si spera) della parità dei sessi grazie a scandali e movimenti come Me Too.

Nonostante la bravura dell’attrice, Hope resta però un personaggio freddo, poco empatico anche se affiancata ancora una volta da Michael Douglas nel ruolo del padre, uniti nella disperata ricerca della madre che prima di lei ha vestito i panni di Wasp. Questa ha il volto (a volte anche egregiamente ringiovanito) di Michelle Pfeiffer.
Il motivo non è l’aver già visto altri forti personaggi femminili della Casa delle Idee come Vedova Nera o Gamorra, quando la presenza necessaria  di Paul Rudd nei panni di un sempre più amabile Scott Lang.

Dalle scene d’azioni a quelle sentimentali (con la piccola Cassie, per lo più), la metà maschile di questo film non solo simpatizza maggiormente con lo spettatore grazie alla vena ironica del proprio personaggio (al film, per quello, basterebbe anche solo la presenza di Luis e i suoi tormentoni e quindi di uno stupefacente Michael Peñama riesce a far immedesimare con le proprie sensazioni, le proprie domande (verso la nuova scienza esplorata nel film) ogni spettatore.

L’universo quantistico, più dei vari antagonisti (Sonny Burch e Ghost), sarà il motore delle vicende che ruotano intorno ad Ant-Man and The Wasp. Difatti, né il personaggio di Walton Goggins né quello di Hannah John-Kamen hanno una storia dietro sufficiente a lasciare il segno. Sono sicuramente sono più forti di altre nemesi conosciute fin ora ma dopo aver visto sul grande schermo un personaggio come Thanos il confronto è decisamente impari.

L’azione, però, è sempre una garanzia. I poteri dei due eroi sono ancor più esplorati rispetto al primo film. Con qualche scena in meno dedicata al combattimento corpo a corpo, gli sceneggiatori ci fanno scoprire abilità nuove degli eroi-insetti in grado di stupire e giocare con il 3D che il film vanta.

 

 

Influenzato positivamente dalla musica che i film dei Marvel Studios, partendo da Guardiani della Galassia, presentano sempre più nelle loro narrazioni, Ant-Man and the Wasp è un seguito autoreferenziale, spensierato e allegro che nell’anno di Avengers: Infinity War e Black Panther può allietare sia il pubblico più agguerrito e appassionato che quello casuale, che si ritrova al cinema indeciso su cosa andare a vedere.

Speriamo di poterli incontrare presto.

 

Jacopo Iovannitti: Walt Disney diceva "If You Can Dream, You Can Do It". Ho fatto di questa frase il mio motto di vita tra studio, passioni e lavoro. Ma non sono mai riuscito a guarire dalla mia fissazione indescrivibile per i pinguini.

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