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[RECENSIONE NON DISNEY]: Ernest & Celestine

Nel mondo di Ernest e Celestine vige una regola: orsi disopra e topi disotto. Ai primi viene insegnato che i topi sono fastidiosi, che rubano e rosicchiano tutto il cibo e che bisogna scacciarli, altrimenti ne arriveranno sempre di più. Ai piccoli roditori, che si sono costruiti una sviluppata civiltà nel sottosuolo, si insegna invece che “il grande orso cattivo” è particolarmente ghiotto di topolini.
A Ernest e Celestine, però, queste regole vanno strette: il loro incontro farà nascere una bellissima amicizia, che aprirà gli occhi e la mente dei rispettivi mondi.

Prodotto nel 2012 e diretto da Stéphane Aubier, Vincent Patar e Benjamin Renner, Ernest e Celestine è basato sull’omonima serie di libri per bambini dell’artista belga Gabrielle Vincent, e vanta la collaborazione dello scrittore Daniel Pennac per la sceneggiatura. Il film ha purtroppo avuto una distribuzione molto limitata in Italia, passando praticamente inosservato. Quest’anno ha ottenuto la nomination al Premio Oscar per il Miglior Film D’Animazione (in America è infatti uscito solo nel 2013).

Ernest e Celestine è un film che può ingannare. Non lo nascondiamo, il motivo per cui siamo andati a vederlo al cinema, nel 2012, è stato principalmente per l’aspetto visivo: realizzato in animazione tradizionale, il lungometraggio vanta degli splendidi sfondi ad acquerello che ricreano la semplicità e l’essenzialità dei disegni della Vincent. Poche linee, che sfumano delicatamente ai margini, perché l’immaginazione fa il resto. Una tecnica che ci ha ricordato molto il Classico Disney Winnie The Pooh, anch’esso tratto da dei romanzi per bambini.

In realtà, ci siamo trovati davanti a molto di più. Quello che sembrava “solo” un carinissimo prodotto per l’infanzia, racconta invece grandi cose, e lo fa con una maestria e una delicatezza tale da sembrare comunque “solo” una storia di amicizia. Il perfetto compromesso che tocca sia i bimbi che gli adulti.
Ci si sorprende accorgendosi, tutt’ a un tratto, che l’orso Ernest e la topolina Celestine vivono in due civiltà governate da dei regimi autoritari, in cui si esalta la propria grandezza mettendo al bando il diverso. Il diverso fa paura, il diverso è cattivo, il diverso dev’essere allontanato o addirittura eliminato. Fin da quando sono piccoli, agli orsetti e ai topolini viene insegnata questa regola, immutabile. Ancora, in un mondo in cui tutto è prestabilito, le nuove generazioni sono costrette a intraprendere una carriera che renda ricchi loro e la comunità. Non c’è spazio per le aspirazioni personali, contano soltanto i soldi. Ecco allora che a Celestine, che vorrebbe fare la pittrice, non è concesso di sognare: impensabile!, farà la dentista, come ogni brava topolina. Nemmeno l’orso Ernest può realizzare il suo sogno, quello di fare il musicista, e finisce a chiedere l’elemosina per strada.
Ecco allora che questi due artisti si incontrano, e si scoprono simili. In un mondo che annulla la loro personalità, i loro sogni, in un mondo che rifiuta l’arte e l’immaginazione preferendo il guadagno, Ernest e Celestine si trovano, si affezionano l’uno all’altra e finalmente possono essere sé stessi. Il rifugio e la via d’uscita dall’oppressione del governo è proprio l’arte. Chiusi in casa di Ernest, isolati dal resto del mondo, i due amici passano il tempo a disegnare, comporre musica, ammirare le bellezze della natura. L’arte li rende liberi, e ogni differenza svanisce. Non sono più un orso e un topo, sono Ernest e Celestine, un musicista e una pittrice.

La loro storia raggiunge il climax in una scena molto forte, ambientata nei tribunali in cui i due vengono portati per un processo. La loro colpa? Essere diventati amici, essere sfuggiti alle regole. Per uno scherzo del destino, Ernest viene interrogato nel tribunale dei topi e Celestine in quello degli orsi. Con un abile lavoro di montaggio, i registi ci mostrano come in realtà le due civiltà dei topi e degli orsi siano in sostanza la stessa cosa: se si predicano gli stessi princìpi, non si può essere poi così diversi. Una grande lezione che orsi e topi impareranno proprio grazie agli outcast che hanno rifiutato.

Rafforzano il bellissimo messaggio del film anche i testi di Pennac. Lo sceneggiatore sceglie la via della semplicità: i suoi dialoghi essenziali si rifanno al linguaggio innocente dei bambini (ad esempio usando spesso le ripetizioni), breve e conciso, usando un lessico non elaborato. Eppure, quanta forza c’è in queste parole. Infine, i due personaggi principali, nella versione nostrana, sono interpretati dalle voci di Claudio Bisio e di Alba Rohrwacher, che stupiscono in positivo, mettendoci il cuore.

Ernest e Celestine è disponibile in DVD, anche in un grazioso cofanetto contenente l’albo con i disegni del film. Lasciatevi sorprendere da questo gioiellino: una nomination all’Oscar davvero meritatissima.

Irene Rosignoli:

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