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Recensione: Sotto il burqa (The Breadwinner)

Non è arrivato al cinema The Breadwinner, o Sotto il Burqa come è intitolato in italiano, riprendendo il titolo del romanzo di Deborah Ellis da cui è tratto il film d’animazione. E se bisogna essere grati a Netflix per averlo reso disponibile nella nostra lingua, d’altra parte è impossibile non avere un po’ l’amaro in bocca nel vedere l’Italia ignorare per l’ennesima volta uno studio – l’irlandese Cartoon Saloon – che è ormai alla terza nomination all’Oscar su tre lungometraggi prodotti.

Tanto più che ci troviamo davanti a un film che ancora una volta sposta in alto l’asticella di ciò di cui Cartoon Saloon è realmente capace. The Breadwinner era un film necessario. In primis perché parla di guerra, di dittatura, della condizione delle donne e delle bambine sotto il regime talebano, e lo fa mostrandone i lati più oscuri e non edulcorando nulla. Di fronte alla brutalità, però, il film è un grande inno all’empatia e alla pietà: sono le parole e le storie che salvano, sono i nomi, le lettere e le linee di inchiostro su un foglio a ripararci dai proiettili e dall’orrore della malvagità umana.

Ma soprattutto The Breadwinner è un film necessario perché sceglie di raccontare questi temi attraverso l’animazione, ricordandoci finalmente che questo mezzo espressivo può davvero raggiungere vette e livelli di complessità a cui non siamo (più) abituati, quando è libero di fare arte e non solo mercato. L’animazione confinata al kid-friendly movie, al genere commedia-avventura, al rating PG e all’iperrealismo della computer grafica è un’animazione stagnante, che esprime soltanto una minuscola frazione delle mille possibilità che potrebbe offrire.

Cartoon Saloon ha inoltre un’abilità che non possiede nessun altro studio al mondo, fatta esclusione per Disney e Pixar: ha un house style estremamente riconoscibile, dalle forme semplici e stilizzate e che tende alla composizione artistica su modello del collage. Uno stile coerente ma soprattutto assolutamente versatile, in grado di adattarsi a una fiaba tradizionale come La Canzone del Mare, a una serie prescolare come Puffin Rocks e a un film più maturo sulla guerra come appunto The Breadwinner. In questo particolare film poi raggiungono il loro picco nella character animation, che per ovvie ragioni di limitazione di budget è sempre stata piuttosto semplice e limitata: il personaggio di Shauzia, l’amica della protagonista Parvana, ha un momento di espressività davvero notevole che è qualcosa di completamente inedito per Cartoon Saloon.

C’è solo da tenere d’occhio (e possibilmente da sostenere e da finanziare) questo piccolo studio irlandese che piano piano si è fatto strada conquistandosi il suo meritatissimo posto tra i grandi. Il loro prossimo film si chiama Wolfwalkers e promette già benissimo.

Irene Rosignoli: