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Recensione: Togo – Una grande amicizia

Disney's TOGO Togo Photo: Film Frame © 2019 Disney Enterprises, Inc. All Rights Reserved.

La recensione di Togo è a cura di Emanuele Bianchi

Nel 1925 nella città di Nome in Alaska si verificò un’epidemia di difterite. A causa delle pessime condizioni atmosferiche era impossibile raggiungere la città, così per portare il siero fu organizzata una staffetta di slitte trainate da cani Siberian Husky. La corsa passò alla storia come la Grande Corsa della Misericordia, un tragitto di quasi 700 miglia (1.126 chilometri) per salvare Nome dall’epidemia.

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L’incredibile storia della corsa è arrivata anche sul grande schermo nel 1995 con il film d’animazione Balto. Prodotto dalla Amblin di Steven Spielberg e diretto da Simon Wells, il film vede protagonista il cane che ha trainato una delle mute della staffetta e che si è preso il merito dell’impresa. La verità è che Balto ha percorso solo gli ultimi 50 chilometri di percorso, mentre la maggior parte del tragitto (circa 425 chilometri) è stata percorsa da Leonhard Seppala e dalla sua muta guidata dall’inseparabile cane Togo. Proprio dell’impresa del musher norvergese e del suo cane narra Togo – Una grande amicizia, film originale Disney+ diretto da Ericson Core con protagonisti Willem Dafoe e Julianne Nicholson.

Spesso la realtà supera la fantasia e quella raccontata nel film di Disney+ è una di queste storie. La pellicola inizia mostrandoci la nascita di Togo, un husky troppo piccolo e debole per poter sopravvivere, ma il musher e addestratore di cani Leonhard Seppala (Willem Dafoe) non ha fatto i conti con l’indomito spirito del cucciolo.

Togo cresce forte e ribelle, fin troppo. Il musher tenterà ben due volte di sbarazzarsi di un cane che considera indemoniato, finché non si arrenderà alla sua testardaggine e scoprirà di avere un leader nato. Inizia così tra i due un’incredibile amicizia. Un rapporto di fiducia reciproca che li vedrà protagonisti di una pericolosa corsa contro il tempo.

Quella raccontata dalla sceneggiatura di Tom Flynn è prima di tutto la storia del legame profondissimo tra un uomo e il suo amico a quattro zampe. Il film infatti si alterna tra la difficile corsa per portare il siero in città e le scene “domestiche” tra l’apparentemente insensibile musher e l’indomito cane. Tra fughe continue dal recinto, irrefrenabile voglia di correre e tentativi di dar via un animale apparentemente ingestibile, veniamo portati nel pieno del consolidamento di un rapporto di estrema fiducia tra i due.

Per quanto la storia raccontata sia ben nota, Flynn riesce a darle nuova linfa grazie a una sceneggiatura capace di dosare azione, suspence ed emozione. Togo fa sì emozionare e commuovere, ma lo fa senza forzature e senza cercare la lacrima ad ogni costo. È una storia avvincente e capace di catturare sin dall’inizio. Grazie alla regia di Ericson Core veniamo trasportati all’interno della storia. Guardando il film ci si immerge completamente nel rapporto tra Seppala e Togo; un’amicizia fatta di sguardi e silenzi e di qualche urla di disperazione di Seppala, di cui lo spettatore diviene testimone silenzioso e privilegiato.

Il film deve la sua riuscita anche all’ottima prova di un ispirato Willem Dafoe, che riesce a restituire un Leonhard Seppala tanto insofferente e burbero quanto tenero e sensibile. Un uomo determinato e caparbio che si farà conquistare dallo spirito di un cane che sembrava destinato a non farcela.

Una storia avvincente e toccante, quindi, quella raccontata in Togo, che rende omaggio ai veri eroi della difficile staffetta per portare il siero nella città di Nome e fortunatamente lo fa senza ricorrere alla retorica o a inutili stucchevolezze. Un film adatto a tutti, capace di intrattenere e divertire tutta la famiglia e sciogliere anche i cuori più scettici. Le due ore di visione scorrono veloci come Togo quando corre: impossibile non innamorarsi del bellissimo Siberian Husky protagonista. Da vedere.

 

Foto: Courtesy of Disney+ Italia/ © 2019 Disney Enterprises, Inc. All Rights Reserved.

Irene Rosignoli: