Ospite a View Conference 2015 il regista del bellissimo film d’animazione “Il Libro della Vita”, Jorge R. Gutierrez. Abbiamo avuto modo di partecipare a una Round Table durante la quale sono stati sollevati dei temi molto interessanti in relazione al film, alla sua carriera e alla cultura messicana.
A dire la verità quella frase è stata detta a me da uno dei capi dello studio che appunto mi rimproverava di non poter far vedere una cosa del genere in un film di animazione. Io allora l’ho presa e inserita nel film così quando poi la persona in questione ha visto la scena ha riso ed esclamato “ah ok, ho capito, stai prendendo in giro il modo gli americani vedono cosa dovrebbe o non dovrebbe esserci in un film animato, e li rappresenti un po’ come una madre conservatrice che vorrebbe tenere al sicuro i propri figli”. Ad ogni modo è una battuta inserita per scaricare un po’ la tensione. Anche in un altro caso ho inserito una frase che mi era stata detta davvero da una persona, ovvero “che problema avete voi messicani con la morte?”.
In questo film è presente un cast composto da molte celebrità come Channing Tatum o Zoe Saldana. Quando hai scritto il film, immaginavi già questi attori per interpretare i personaggi o no?
In realtà quando l’ho scritto pensavo che tutti gli attori sarebbero stati messicani. Ma se ci fossero state soltanto celebrità messicane, avrei indirettamente suggerito che si trattava di un film solo per messicani. Quindi invitare attori da diverse nazionalità, in particolare dagli Stati Uniti, è stato un modo per invitare a vedere il film un pubblico che fosse il più multiculturale possibile. In particolare quando ho presentato il progetto di questo film a Channing Tatum, lui mi ha ha preso da parte e mi ha detto “Ma lo sai che non sono messicano, vero?”. Io volevo proprio che Channing rappresentasse il machismo messicano, che fosse la rappresentazione più alta dell’uomo messicano.
La concezione della morte è completamente diversa da quella europea e americana, se ad esempio pensiamo alla donna con la falce. Qui abbiamo tre figure che hanno a che fare con la morte, tre divinità, che però non sono propriamente la morte. Che cos’è allora la morte davvero? La dimenticanza forse?
Nel film l’idea è che una figura è positiva, una negativa e la terza è neutrale. E quella neutrale, il Candelaio, fa da bilancia per le altre due. L’idea quindi è che non sono loro a decidere quando morirai, ma sei tu, scrivendo la tua storia, che lo determini. Siamo padroni del nostro destino, loro decidono solo dove andrai a finire. È tutto incentrato su questo argomento che per me è molto importante che siamo noi a scrivere il nostro “libro della vita”.
Puoi parlarci di “Guardianes de Oz” (aka “Wicked Flying Monkeys” ndr), un film che hai scritto e prodotto ma non hai diretto? E soprattutto hai in programma di dirigere altri film?
Purtroppo è una mia idea originale e adesso qualcun altro si sta occupando della regia e della scrittura, quindi non ho più nulla a che fare con questo progetto. Ma in futuro non venderò mai più idee! Per quanto riguarda il mio prossimo progetto si tratta di un film che riguarda tre mie grandi passioni: il kung fu, lo spazio e il western.
Il fim ha dei temi molto forti. Senti una grande responsabilità nello scrivere film?
I film migliori per me sono quelli che somigliano a una torta: all’esterno sono belli, hanno una glassa buonissima e decorativa, ma che dentro hanno sostanza, un’anima, dell’amore, un cuore. Per cui cerco di fare film che abbiano un messaggio positivo inserito nella torta. In particolare gli adulti hanno già ben chiaro chi sono mentre i bambini non lo sanno ancora. Per cui accettare diverse culture è molto più facile da bambini, è quello il momento cruciale per avere una mente aperta.
Nella storia dell’animazione penso che ci sia stato un atteggiamento molto sessista nei confronti della donne, per cui erano viste come vittime, damigelle da salvare, oppure come entità diaboliche e manipolatrici. Non erano quindi dei personaggi così complessi e a più dimensioni come gli uomini. Ciò che sto cercando di fare è definire il femminismo come una realtà in cui uomo e donna sono uguali, pari. Sono un femminista convinto, orgoglioso di esserlo. Nel film ci sono tre donne, Maria, Catrina (aka La Muerte) e Carmen che sono complesse come i personaggi maschili. In Messico, un paese tradizionalemente molto sessista, la stampa ha percepito questo film come femminista ma in senso negativo. Spero che con questo film si distrugga l’idea di questo machismo tipico dei paesi dell’America Latina in generale e del Messico.
Tu sei un appassionato videogiocatore. Nel realizzare questo lungometraggio sei stato influenzato da altri media, come appunto i videogiochi, o altro?
Assolutamente sì! Penso che ogni storia che poteva essere raccontata, ormai è stata già raccontata. Non è più possibile crearee qualcosa di nuovo e perciò possiamo soltanto fare dei remix di ciò che è stato narrato. A me piace molto prendere ispirazione non solo dai classici del cinema o da film in generale, ma anche dai videogame, dalle canzoni, dall’opera, provenienti da ogni cultura, non soltanto di matrice messicana. E poi mi piace creare la mia personale versione. La nostra generazione ha molto chiaro questo rapporto di contaminazione e interculturalità: possiamo magiare cibo indiano, giocare a un videogame giapponese, etc. Il Messico è chiaramentela mia più grande fonte di ispirazione, ma ripeto, mi piace prendere ispirazione dai videogame, dalla Nintendo e dai classici cinematografici.
È stato difficile rendere tecnicamente tutti i dettagli contenuti nel film?
È stato molto molto difficile. Prima di tutto dovevamo disegnare e dipingere i vari personaggi per poi darli ai modellatori che li avrebbero ricreati a computer. Questi però hanno detto che sarebbe stato impossibile farlo. Allora siamo tornati in Messico e abbiamo chiesto a degli artigiani locali di realizzare i personaggi di quei disegni in legno e stoffa. Abbiamo preso queste piccole opere d’arte, le abbiamo riportate agli studi, li abbiamo messi sul tavolo e ho detto: “Se gli artigiani locali in Messico riescono a fare questo, potete farlo anche voi a computer” e così lo hanno fatto!
Che consiglio daresti a chi si sta avvicinando al mondo dell’animazione?
Mio padre mi disse: “Jorge, sei nato tigre, ma devi diventare una pantera”. Avevo 6 anni e non capivo cosa volesse dire. Così mi disse: “Per ogni tentativo, che sia un successo o un fallimento, sulla tua pelliccia comparirà una nuova striscia nera. Perciò vai avanti nella vita e che tu abbia successo o fallisca nei tuoi progetti, vorrà comunque dire che ci hai provato. Alla fine dovrai diventare una pantera, ossia dovrai avere talmente tante strisce nere che non ci sarà più spazio per nessun altro colore”. Quindi il mio consiglio è: diventa una pantera!