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View Conference 2019, Dean DeBlois: “Ho detto addio a Hiccup e Sdentato”

È la fine di un’era per la saga di Dragon Trainer: con Il mondo nascosto, lo scorso gennaio, l’epopea del franchise DreamWorks con vichinghi e draghi è giunta finalmente alla sua conclusione, con un finale dolceamaro che ha incantato il pubblico di tutto il mondo. Nel corso del festival View Conference 2019 Dean DeBlois, il regista che ha realizzato l’intera trilogia, ha illustrato al pubblico le novità dell’ultimo capitolo, tra nuovi design per i personaggi (che anche questa volta sono cresciuti), nuove armature e ovviamente tantissime specie di draghi, i quali popolano il misterioso “mondo nascosto” del titolo, uno degli scenari più complessi mai realizzati da DreamWorks.

Dopo il suo talk, abbiamo raggiunto Dean DeBlois nel backstage di View Conference per una veloce chiacchierata e per tirare le somme di questo progetto che ha coinvolto ben 10 anni della sua vita, concludendosi con un commovente addio ai suoi personaggi, Hiccup e Sdentato.

Oggigiorno è estremamente difficile mettere la parola fine a un franchise, soprattutto se di successo come Dragon Trainer. Solitamente gli studi tendono ad andare avanti finché la storia funziona e finché il pubblico gradisce. Hai dovuto importi o lottare con DreamWorks per chiudere tutto al terzo capitolo?

Dean DeBlois: Pensavo che avrei dovuto farlo, specialmente dopo che DreamWorks è stata venduta a Comcast/Universal. Dragon Trainer era uno dei principali franchise in quel momento, e ho pensato: sicuramente i miei nuovi capi vorranno fare almeno 5 o 6 film. Ma alla fine, incredibilmente, non ho dovuto insistere affatto: la presidente di Universal Donna Langley ha capito cosa volevamo fare e perché fosse importante concludere la storia con il tema della separazione tra i protagonisti. Dal momento in cui abbiamo pensato al secondo film, io ho proposto di strutturare la storia in tre atti, seguendo la vita di Hiccup in tre momenti diversi, ma ho premesso fin da subito che il capitolo finale avrebbe incluso l’addio ai draghi e avrebbe spiegato come mai non sono più nel mondo in cui viviamo. Il sostegno che abbiamo avuto riguardo a questo finale ci ha permesso di rimanere coerenti con il progetto iniziale per tutti i dieci anni che ci sono voluti per concludere la trilogia.

Perciò, se lo studio decidesse di realizzare un quarto film, immaginiamo che non saresti coinvolto.

Dean DeBlois: No. Mi sembrerebbe di tradire me stesso. So che ci sono molti fan sui social network che chiedono a gran voce un nuovo film, e lo capisco, perché amano quei personaggi. Sono felice che la storia abbia coinvolto così tante persone. Ma penso anche che sia meglio concludere con coerenza, piuttosto che continuare all’infinito. Andare avanti vorrebbe dire rendere Dragon Trainer meno speciale, perché il pubblico finirebbe per perdere interesse.

Com’è cambiata la tua visione della saga nel momento in cui Chris Sanders ha lasciato il progetto?

Dean DeBlois: Chris e io abbiamo la stessa sensibilità. Abbiamo lo stesso senso dell’umorismo, ci piacciono le stesse storie, la stessa musica, per me è veramente semplice lavorare con lui. È una di quelle persone con cui ho una connessione istantanea dal punto di vista artistico, è stato sempre così fin da quando ci siamo conosciuti durante la lavorazione di Mulan. Purtroppo, dopo la fine del primo film di Dragon Trainer, lui è tornato a lavorare a I Croods, perciò non ha avuto modo di aiutarmi quando mi è stato chiesto di pensare a un sequel. Ma ci teniamo sempre in contatto.

Come definiresti con le tue parole il cuore della saga di Dragon Trainer?

Dean DeBlois: Il cuore di Dragon Trainer è Hiccup, un personaggio che non riesce a integrarsi e cerca in tutti i modi di assimilarsi agli altri. La storia celebra le qualità che ci rendono differenti, e ci insegna che quelle che pensiamo essere difficoltà sono in realtà la nostra forza. È un tema che ho sempre apprezzato, fin da quando lavoravo a Mulan ho adorato i personaggi che non si conformano al ruolo che gli è stato dato, e che trovano la felicità nell’essere diversi, cambiando anche il mondo attorno a loro. Nell’ultimo capitolo poi abbiamo introdotto il tema della separazione, del dire addio a qualcosa a cui tieni in modo da scoprire chi sei veramente. Hiccup è convinto di essere nessuno senza Sdentato: è il drago ad averlo reso un vichingo di successo, ma prima di lui si sentiva un perdente, ed è convinto che partito Sdentato tornerà ad esserlo. La sua crescita sta nel realizzare l’atto generoso di lasciar andare il suo drago, e solo così scopre di essere diventato sicuro di sé.

Dragon Trainer oggi non è più soltanto una saga di film, ma anche una serie Tv. I due progetti si sono influenzati a vicenda in qualche modo?

Dean DeBlois: Direi di no, perché per quanto riguarda i film abbiamo sempre avuto un disegno preciso e abbiamo sempre saputo dove volevamo andare a parare con il finale. Mi sono incontrato più volte con i registi della serie per essere sicuro che non ripetessimo le stesse cose. Sono due progetti diversi, lo dimostra il fatto che diversi personaggi presenti nella serie non sono affatto nel film. L’importante per noi era che la serie fosse fedele ai protagonisti della saga e che si svolgesse nello stesso universo e nella stessa timeline. Ho molto rispetto per il lavoro che hanno fatto i miei colleghi, ma in conclusione direi che non ci siamo influenzati a vicenda perché si trattava di due prodotti molto diversi.

 

Nella saga di Dragon Trainer avete introdotto un personaggio omosessuale. A fronte delle molte polemiche per quanto riguarda i personaggi LGBT nei cartoni, pensi che il pubblico sia pronto per questo tipo di novità?

Dean DeBlois: Penso che, a prescindere se il pubblico sia pronto oppure no, sia arrivato il momento di rappresentare sul grande schermo tutti i tipi di persone. E penso anche che non sia necessario annunciarlo in pompa magna, ma semplicemente farlo; è questo il miglior modo per normalizzare la cosa. Noi abbiamo creato un personaggio di nome Gobber che è gay e ha una cotta per Eret. Non penso che abbia suscitato controversie, né più né meno della disabilità di Hiccup, per esempio. Il mio sogno è che si riesca a rappresentare ogni tipo di persona tra gli spettatori, ma in modalità che sembrino normali, vicine alla vita di tutti i giorni: più nascondiamo queste tematiche nell’ombra, più l’intolleranza crescerà.

Cosa puoi dirci infine dei tuoi progetti futuri?

Dean DeBlois: Al momento ho per le mani addirittura sei progetti. Quattro sono live action, uno è un ibrido e l’ultimo è animato. Per alcuni sarò anche lo sceneggiatore, per altri solamente regista. Il fatto è che molto spesso i progetti non arrivano mai a ottenere il via libera dagli studi, perciò meglio averne tanti in lavorazione così da essere sicuro di poterne realizzare almeno uno. Al momento le mie priorità sono I Micronauti per Paramount e Treasure Island per Universal. Gli altri titoli potrebbero essere annunciati a breve.

Foto Dean DeBlois: Courtesy of VIEW Conference

Irene Rosignoli: