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Perché Topolino è Charlie Hebdo (malgrado tutto)

Quella che vedete in foto doveva essere la cover di Topolino dedicata all’attentato di Charlie Hebdo, primo di una serie che ha paralizzato Parigi per tre giorni. La Panini, attuale casa editrice di Topolino, ha annunciato con un comunicato stampa che questa cover non sarebbe stata pubblicata, in quanto era solo una delle possibili copertine pensate per questo numero. La decisione, per quanto fatta in buona fede, arriva dopo alcune critiche mosse al settimanale da alcuni giornalisti. Non vogliamo contestare la scelta dell’editore, perché non spetta a noi farlo, ma ci sembrava doveroso rispondere alle critiche e difendere un giornale che ci sta a cuore. Ci riferiamo in particolare a questo pezzo:

Un articolo del genere colpisce per il fatto di basarsi su fatti o convinzioni che non sono solo errate, ma anche banali. Si parla di “sporcare la fantasia con il moralismo di uno slogan diventato vacuo” e di proteggere le innocenti camerette dei bambini. Purtroppo questo è il triste destino di Disney e di Topolino, in un paese in cui l’animazione e il fumetto non sono arte: perdere di credibilità per “colpa” del grande potere di essere un prodotto trasversale, in grado di parlare anche ai bambini. L’allarmismo quando si tratta dei minori è salito alle stelle, fino al punto di avere paura di un disegno con paperi, topi e tartufati di tutte le etnie che tengono in mano una matita. Topolino è per bambini, e a quelle cose ci devono pensare i genitori. Mettiamoci del resto nei panni di un adulto che si trova a dover spiegare al figlioletto cos’è il terrorismo e perché sono morte tutte quelle persone. Impossibile, direte giustamente voi lettori.

Proprio per questo, il tentativo di uscire con questa cover viene definito “un punto a favore dei tagliagole“, un “cedimento alla strategia del terrore“, perché “le tacche di sangue varcano i confini delle camerette“. A quanto pare, il modo giusto per difendere un minore è tappargli bene occhi e orecchie affinché non venga a contatto con la realtà. Rinchiuderlo in quel mondo del sogno e della fantasia di cui si era accennato sopra, e augurarsi che non faccia domande. Lasciarlo ignorante, insomma. E non a caso, poco dopo lo stesso giornalista nomina anche le temutissime rivendicazioni LGBT: “assecondando la tirannia del pensiero unico a vocazione pedagogica, arriveranno anche le copertine arcobaleno“. Sembra un’associazione priva di senso, ma la realtà è che si ha paura che un giornaletto per bambini sia contaminato da “certe cose“. Ci chiediamo che dignità abbia davvero un bambino per tutti questi arroganti difensori dell’innocenza e della purezza dell’infanzia.

Si potrebbe continuare dicendo che creare ignoranza è proprio il primo passo per creare il terrorismo. Oppure potremmo domandare a chi parla di schieramenti (“Topolino non deve schierarsi“) quali siano queste fantomatiche fazioni coinvolte nella strage di Charlie Hebdo. Potremmo dire che ancora non abbiamo capito che non è “colpa loro” o “colpa di altri“, è colpa di tutti, nel momento in cui, appunto, tappiamo gli occhi, le orecchie e la bocca a qualcuno. Ma noi ci chiamiamo Impero Disney e ci occupiamo di Disney, quindi non andremo oltre.

La Disney si è sempre schierata. Non dalla parte di questo o quel politico o di questa o quella fazione, ma dalla parte della libertà, del rispetto, della risata che unisce tutti davanti a una pagina a fumetti o a un cartone animato. E soprattutto dalla parte dei bambini (stavolta per davvero!), rifiutandosi sempre di parlare loro come se fossero incapaci di capire, ma anzi trovando la giusta formula per metterli davanti a grandi temi e grandi domande. Che non significa trattarli da adulti, significa insegnar loro a ragionare e a essere liberi. Insomma, se volete davvero proteggere i vostri figli, un buon inizio potrebbe essere cominciare a leggere Topolino.

(Articolo scritto a 4 mani da Alessandro Biti e Irene Rosignoli)

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