X

Disneyland Paris: ci sarà mai un terzo parco?

Negli ultimi giorni i canali ufficiali di Disneyland Paris stanno rendendo note date e iniziative programmate per il prossimo futuro: dal ritorno del Festival Pirati e Principesse, all’imminente Stagione Natalizia arricchita dal prosieguo dei festeggiamenti per i 90 anni di Topolino, fino ad arrivare all’estivo Festival del Re Leone e della Giungla. A tutto questo bisogna aggiungere i maestosi piani di ritematizzazione e ampliamento del Walt Disney Studios Park, la cui messa in atto è prevista a partire dal 2021.

È una fase di grande fermento quella attraversata dal Resort Europeo, diretta conseguenza della sua completa acquisizione da parte della The Walt Disney Company americana e di un venticinquesimo anniversario che ha riscosso enorme successo permettendo a molti turisti di godere di una ventata di novità e freschezza nell’offerta di intrattenimento del parco. È in momenti come questo, in cui congetture e pronostici possono trovare ampie praterie in cui essere seminati per poi crescere ed essere confermati o smentiti, che chi scrive sente il bisogno di guardare ancora più in là degli annunci. Abbiamo già tanto materiale per poter formulare ipotesi fondate riguardanti tutto ciò che potremo aspettarci dall’espansione degli Studios. Ma di questo si parlerà più avanti, per adesso, come se non fosse già abbastanza, gettiamo altra benzina sul fuoco.

Quattro anni fa, nel debuttare su questa piattaforma parlando di parchi Disney, concludevo una breve storia di Disneyland Paris con alcune voci di corridoio riguardanti possibili novità che avrebbero interessato il parco europeo negli anni avvenire: dall’aggiornamento dello Star Tours, alla ritematizzazione della roller-coaster Space Mountain: Mission 2, passando perfino per l’avvento di Pixarland Marvel Land agli Studios; tutte cose, insomma, che alla fine si sono rivelate essere vere. Ma nelle stesse righe facevo menzione di una famigerata opzione, presente negli accordi stipulati tra la Disney e il governo francese nel 2010, circa la possibilità di costruire un terzo parco a tema. Ciò che quindi potremmo chiederci adesso è, alla luce di tutte le iniziative e progetti annunciati per i prossimi anni, che ne è stato di questa possibilità? Non ci sono motivi per credere che l’interesse del governo francese ad aumentare l’offerta del Resort (che comporta, tra le altre cose, la possibilità di creare nuovi posti di lavoro e una cospicua crescita del turismo) sia sfumato, così come quello della Company di Topolino (a patto ovviamente che Disneyland Paris dimostri sul lungo periodo che i segnali di ripresa registrati negli ultimi tempi possano essere tradotti in una crescita economica del Resort e delle entrate generali). Quindi, a meno di diverse comunicazioni in tal senso, tutto suggerisce che l’opzione terzo parco sia ancora pienamente parte degli accordi.

In questa immagine, pubblicata dalla community Disney and More, possiamo dare un’occhiata all’intero complesso di Disneyland Paris: in fucsia vi è il Disneyland Park, in blu il Walt Disney Studios Park, in rosso il Disney Village e in giallo l’area occupata dai cinque Hotel Disney facenti parte del Resort (il Disneyland Hotel è ovviamente compreso nel perimetro del Disneyland Park). Tutte le aree in bianco sono invece deputate a potenziali espansioni. Tralasciando quelle a ridosso dei due parchi e del Village, si può facilmente notare una grossa porzione di territorio al confine con gli alberghi; è che il governo francese e la Disney sarebbero intenzionati a costruire il terzo parco a tema. Ovviamente l’estensione totale della zona non deve ingannare: un ulteriore parco comporterebbe la necessità di costruire attorno ad esso nuovi parcheggi per turisti e dipendenti, nuovi spazi dedicati al backstage e nuovi alberghi per accogliere un maggior numero di visitatori. La designazione di un sito edificabile sembra però essere un ulteriore argomento a conferma del fatto che l’opzione sia effettivamente ancora nei piani delle parti in causa. Va da sé che non bisogna aspettarsi annunci nel breve periodo: gli Studios inizieranno fattivamente il loro percorso di trasformazione ed espansione soltanto tra due anni, il che, presumibilmente, non ci permetterà di apprezzarne le novità almeno fino al 2025; a quel punto, se ovviamente tutto andrà per il verso giusto, potremmo iniziare ad aspettarci qualche dichiarazione più fondata sull’eventualità di aggiungere un terzo parco al Resort attorno al 2030.

Ma in cosa potrebbe consistere questo terzo parco? L’ipotesi di una realtà dedicata alle “recenti” acquisizioni della Company sfuma alla luce delle land progettate per gli Studios, dove saranno presenti sia personaggi e attrazioni a tema Marvel, sia una versione ridotta della Galaxy’s Edge a tema Star Wars. Nell’eventualità, ovviamente, che non si sia intenzionati a costruire una nuova tipologia di parco inedita, possiamo analizzare quelle che sono presenti attualmente nei resort americani e asiatici, e provare a ipotizzare quali tra esse hanno più possibilità di essere replicate nel Resort Europeo. Eccettuate le Disneyland / Magic Kingdom e gli Studios di Orlando, i format rimanenti sono Disney California AdventureEpcot, Disney’s Animal Kingdom Tokyo DisneySeaLa prima tematizzazione è, come intuibile, un’esclusiva del Resort di Anaheim e ricalca degli elementi tipici del folklore californiano. L’impianto iniziale del parco non ha riscosso un gran successo, tanto è vero che, un po’ come per gli Studios parigini, i vertici della Company hanno ritenuto opportuno ritematizzarne alcune aree ampliando presenza di popolari brand Marvel e Pixar. Per tutti questi motivi, il California Adventure sembra non essere appetibile come format per l’eventuale terzo parco parigino.

Il Tokyo DisneySea è sicuramente un esempio di eccellenza nell’universo dei parchi Disney: con un filo conduttore tra le land molto originale e un’indiscussa avanguardia tecnologica delle attrazioni, occupa un posto di primo piano tra le preferenze dei turisti. Il concetto alla base è questo: un grosso lago attorno al quale sorgono le diverse aree tematiche classificate come porti. Considerando i tanti apprezzamenti che questa tipologia di parco riscuote tra appassionati e turisti, anche occidentali, che lo visitano ogni anno, non sarebbe strano pensare che la Company possa essere interessata ad esportare il format anche fuori dai confini asiatici. Tuttavia Parigi non sembra il posto più adatto: trattandosi di un parco basato sul mare e sull’acqua, il clima francese potrebbe porre non poche difficoltà per la sua realizzazione e manutenzione. In più, la struttura dei nuovi Studios sembra ricalcare molto quella del DisneySea (che è condivisa anche con i padiglioni di World Showcase ad Epcot), il che potrebbe dare ai visitatori una sensazione di “già visto”.

Epcot rappresenta certamente una tipologia di parco molto originale. Con il suo impianto didattico, incarna perfettamente quella massima disneyana che vede divertimento e cultura viaggiare a braccetto. I padiglioni di Future World offrono spunti sugli ambiti di ricerca più disparati (gli abissi marini, la storia dell’uomo, la scienza), mentre World Showcase è un romantico tributo alle culture di tutto il mondo con le sue ricostruzioni di aree ispirate a paesi europei, africani, asiatici e americani. Sebbene sia senza dubbio uno dei format più interessanti, bisogna rilevare come, dei quattro parchi componenti il Resort di Orlando, Epcot sia quello che risente maggiormente del corso del tempo, dato rispetto al quale la Company ha sentito il bisogno di intervenire aprendo le finestre e facendo entrare un po’ di aria fresca. La discussa installazione della Frozen Ever After nel padiglione norvegese e della dark-ride di Ratatouille in quello francese, nonché la sostituzione della storica Universe of Energy con un’attrazione dedicata ai Guardiani della Galassia, sono sintomi evidenti di tutto ciò. A Disneyland Paris lo sfruttamento di questi brand è già stato pianificato per gli Studios, il che impedirebbe di fatto ad Epcot, a meno di una riproposizione della sua “male invecchiata” versione originale, di approdare in Europa al pieno del proprio potenziale.

Infine il Disney’s Animal Kingdom, anch’esso presente in Florida, è senza dubbio il format che ha più possibilità di essere esportato in Europa. Interamente dedicato alla difesa e alla protezione della natura e alle aree più “selvagge” del pianeta Terra, il parco è stato recentemente arricchito da una nuova spettacolare land, Pandora – The World of Avatar, dedicata al lungometraggio del 2009 diretto da James Cameron. Attualmente dotata di un impianto scenografico senza precedenti e di due spettacolari attrazioni, a detta degli Imagineers che l’hanno ideata e dello stesso Cameron, nei prossimi anni Pandora risentirà di ulteriori ampliamenti grazie all’uscita nelle sale dei nuovi film del franchise e alla conseguente espansione dell’universo narrativo di Avatar. La spinta pubblicitaria così ottenuta, in parallelo ai nuovi rapporti che si stanno instaurando tra la Disney e la Fox, aprirebbe grandissime opportunità per un suo sviluppo anche fuori dai confini americani.

In aggiunta a tutto ciò, Animal Kingdom potrebbe arricchire il Resort Europeo con molte altre attrazioni peculiari, non ultime la suggestiva e adrenalinica roller-coaster Expedition Everest e la nuova area tanto attesa che rimpiazzerà il vecchio Rafiki’s Planet Watch. Probabilmente, per venire incontro alle esigenze economiche e logistiche di Disneyland Paris, sarebbe necessario privare la versione europea di questo parco delle sue “aree safari”, a causa degli ampi spazi e delle elevate spese richieste per il mantenimento di animali reali. Tuttavia, tale riduzione non sembrerebbe troppo penalizzante.

Sebbene si sia guardato molto in lontananza, forse più del dovuto, l’intento principale di questo articolo è quello di celebrare il ritrovato benessere del Resort Europeo, che, uscendo dalla sua profonda crisi, può godere di nuova popolarità… e permettere così a tanti nuovi potenziali sognatori di appassionarsi verso lo sconfinato universo dei parchi Disney, luogo dove vivono i sogni e dove, forse, lo stesso Walt ha lasciato più che altrove la sua presenza, i suoi insegnamenti e tutto il suo cuore.

 

Lorenzo Dottorini: