X

Encanto, tutti i segreti del film rivelati da registi e sceneggiatori

Il 24 novembre arriverà in sala l’attesissimo film Encanto, il sessantesimo Classico dei Walt Disney Animation Studios.

Per l’occasione abbiamo avuto il piacere di incontrare i registi del film, Howard Byron e Jared Bush, la co-sceneggiatrice Charise Castro Smith, e i produttori Clark Spencer e Yvett Merino Flores. 

Di seguito potete scoprire cosa ci hanno raccontato e rivelato sul film, tra segreti e curiosità.

 

 

  • Come avete esplorato i complicati rapporti familiari, come le incomprensioni tra membri?

Howard Byron: Abbiamo iniziato a parlare di Encanto cinque anni fa, di voler raccontare una storia di una famiglia allargata con tanti personaggi. Raro per i Walt Disney Animation Studios. Di solito i nostri film hanno come protagonisti solo due o tre personaggi. Qui ne abbiamo dodici della stessa famiglia. E non trattiamo solo quanto può esser grande, ma anche complessa. Ne abbiamo parlato molto all’interno delle nostre famiglie, ci siamo chiesti non soltanto il nostro ruolo quale sia ma anche chi siamo e come veniamo visti nella famiglia. Spesso le persone non vedono chi sei davvero anche se ci sei cresciuto. Volevamo approfondire questo aspetto in particolare. 

Jared Bush: È stato divertente portare avanti le ricerche per cui sono noti i Walt Disney Animation Studios prima di lavorare al film, ma quella che abbiamo potuto fare nelle nostre famiglie è stata incredibile. Questo film rappresenta praticamente cinque anni di terapia. Abbiamo avuto un team fantastico. Le famiglie sono una cosa meravigliosa ma sono anche faticose. Ne abbiamo parlato anche con amici colombiani e abbiamo trovato questa universalità. Non ci vediamo come siamo veramente e spesso siamo noi a non a vedere bene la famiglia. 

Charise Castro Smith: Una delle cose che volevamo capire è quali sono gli archetipi delle famiglie, presenti ovunque: la mamma affettuosa che cura tramite il cibo, la sorella perfetta, quella molto responsabile e così via. Questi sono davvero presenti ovunque e volevamo assolutamente approfondire la questione dei rapporti oltre quelli di facciata.

Yvett Merino Flores: Aggiungo che abbiamo parlato tutti di quanto fossero complicati i rapporti. Personalmente sono tornata a parlare con le mie sorelle per capire i loro punti di vista, diversi dal mio. C’è stata una discussione/terapia che tutti abbiamo vissuto. 

Clark Spencer: In questa storia abbiamo tre generazioni. Ma il sacrificio che la prima generazione ha fatto, quello che si scopre man mano con il progredire della storia, sulla famiglia, sul villaggio, sulla casa, credo sia emblematico. È necessario capire i sacrifici che le generazioni prima delle nostre hanno fatto per capire ciò che accade. 

 

  • Tramite Luisa e Isabella, Encanto mostra le crepe di una società perfetta e con grandi aspettative. Quant’è stato importante rimarcare questo aspetto?

Byron Howard: È vero, uno degli aspetti dell’animazione è che lavori con simboli visuali, degli archetipi esagerati, ma ti aiutano a entrare nel personaggio. Tutti noi abbiamo avuto in casa qualcuno che fa da roccia, chi non si lamenta mai, o quello che sembra avere una vita perfetta senza sforzi, oppure c’è quella più generosa. La pressione di cui non si parla ma si sente nelle famiglie è sgradevole. Ma la cosa fantastica di Encanto è che Mirabel funge da catalizzatore di questo aspetto, scoprendo se stessa e le sue sorelle. E proprio questa è stata la sfida più grande per i nostri animatori. Poi c’è tutta la parte musicale di Lin-Manuel Miranda che sottolinea canzone dopo canzone questa diversità e i problemi personali della famiglia. E sono tutti brani divertenti.

Jared Bush: Byron ha detto già tutto. Ci sono sempre queste pressioni in famiglia, positive o negative. Ci sono personaggi da cui uno vuole tutto e personaggi, come Mirabel, dai quali non ci si aspetta nulla. E volevamo esplorare entrambi gli aspetti. 

Charise Castro Smith: Parlando delle pressioni abbiamo iniziato a pensare subito ai social media, a come a vederli attraverso eventuali schermi sembrino tutti avere una vita perfetta. La cosa bella è che attraverso il suo viaggio Mirabel supera tutte queste facciate, scopre le loro complessità, i loro difetti e in questa epoca dei social è una lezione importante. Bisogna vedere le persone per chi sono realmente. Guardare oltre.

Yvett Merino Flores: Noi viviamo in un epoca in cui condividiamo le nostre esperienze continuamente con conoscenti, amici, tramite una foto, noi siamo che postiamo. Isabella e Luisa fanno la stessa cosa, perché i loro ruoli sono quelli che ci si aspetta. E questo film vuole andare oltre a quello che viene mostrato. 

Clark Spencer: Aggiungo che quello che adoro è che con l’animazione ci si può molto divertire, andare sulla commedia, esagerando la parte divertente ma senza perdere l’emotività che c’è, come accade per Isabella, per esempio. 

 

  • Com’è lavorare insieme? Com’è cambiato dal vostro film precedente?

 

Howard Byron: Ci siamo incontrati con Zootropolis ma ci conosciamo da 10 anni e amiamo lavorare insieme. Mi sono sentito come aver trovato un fratello perduto quando ci siamo visto la prima volta. Prima della fine di Zootropolis, avevamo già pensato a cosa avremmo voluto fare. 

Jared Bush: Sapevamo che volevamo fare un musical ma ci chiedevamo come farlo diverso? Come andare oltre i confini come fatto per Zootropolis? Eravamo consapevoli che volevamo fare una storia sulla famiglia, abbiamo così aggiunto il mistery (pochissimi musical lo sono) ma soprattutto allargato i personaggi protagonisti: ben 12, ben 12 storie in un’unica casa. È stata una sfida ma una sfida molto divertente nella quale prima nessuno di noi sia era mai cimentato. Non vedo l’ora di lavorare al prossimo film insieme. 

 

  • Quanto ti sei divertita a mediare diversi generi a dimensione di bambino in Encanto?

Charise Castro Smith: A me piace lavorare con più generi. Quello che mi entusiasma e mi attira sono le storie che hanno un forte nucleo, una costruzione profonda. Ho amato lavorare a una storia con una casa magica e con tanta musica. E in questo ho visto unirsi i vari generi che mi appassionano in modo naturale.

  • Di quale talento pensate che il mondo abbia bisogno per affrontare le sfide di oggi?

Howard Byron: Direi del saper vedere oltre la propria prospettiva, di vedere le cose oltre. Mirabel deriva dallo spagnolo “Mira”, cioè vedere, e il personaggio protagonista stesso porta degli occhialoni. Encanto ci ricorda di guardare oltre le apparenze e il peso che portano le persone e di cui magari non parlano a prescindere dall’età. Questo forse sarebbe utilissimo.

Jared Bush: Onestamente penso che Byron abbia ragione. Aggiungo che questo film parla di una famiglia ma si può andare oltre, applicare questa visione con gli amici o altre persone. La maggior parte di noi affronta le stesse battaglie di tanti altri nel mondo. Ecco, forse il potere di capire tutto, tutte le lingue, sarebbe utile. 

Charise Castro Smith: Direi che le risposte già date sono ottime. Empatia, compassione, comunicazione. I talenti di Mirabel dunque! Sarebbe bellissimo. 

Yvette Merino Flores: Convengo con il resto del gruppo. Dedicare un po’ di tempo, un po’ di pazienza per capire le persone, le loro fatiche sarebbe ottimo. Essere più pazienti e guardare oltre i muri iniziali potrebbe aiutare. 

Clark Spencer: Per molto aspetti le persone giudicano troppo rapidamente: non dovremmo giudicarle da poco. Dovremmo conoscerle e aprici a questa possibilità. Questo sarebbe davvero utile.

  • Perché Encanto è ambientato in Colombia?

Jared Bush: Quando abbiamo iniziato a lavorare al film eravamo molto eccitati all’idea di voler fare un film musical, con Miranda. Sapevamo di voler coinvolgere per questo l’America Latina ma quando abbiamo iniziato non avevamo la risposta sul dove ambientarlo precisamente. La cosa più importante che deve fare un narratore è connettersi con la storia. L’interesse comune a tutti era la famiglia. Ma dove trovavamo una realtà con tante prospettive familiari? Parlando con molti amici questi ci hanno invitato a guardare la Colombia: se uno ci si siede sopra la trova esattamente a metà. C’è poi cibo, etnie, architettura, cultura, famiglie molto diverse tra loro, oltre che grande biodiversità e musica. Ed è la casa del realismo magico che ha influenzato la narrazione.  

 

  • Come vi siete inventati i talenti presenti in Encanto?

Charise Castro Smith: I talenti sono stati scelti intenzionalmente. Abbiamo cercato nei ruoli familiari, negli archetipi, i tratti comuni enfatizzandoli. Rendendoli enormi, divertenti, gioiosi. Per esempio Camillo, l’adolescente della famiglia, quello buffo si trasforma. Antonio, che parla poco, comunica con gli animali. Ma mi sento molto vicina a Julietta, ottima cuoca, che mi ricorda e ha preso molto da mia madre. 

  • In Encanto le canzoni hanno una messa in scena splendida, molto dinamiche. Quali di queste scene ha richiesto maggior lavoro?

Howard Byron: Tutti abbiamo partecipato a questo aspetto. Le canzoni che Lin ci ha dato erano molto diverse, ogni personaggio aveva bisogno di sperimentare ed esprimere qualcosa. La dinamicità delle immagini come nella canzone di Isabel (dove c’era persino Titanic), poi ci sono quelle più ironiche come per la canzone di Luisa. Alcune sono sicuramente più astratte di altre ma la prima sentita, La Famiglia Madrigal che apre il film, è di una velocità mai raggiunta, sia per le informazioni che dà che per la messa in scena, con Mirabel che balla per tutta la città. Tutti i direttori della fotografia, gli operatori, si sono interrogati a lungo. Per non parlare della scena musicale di Bruno, che ci ha fatto buttare nella coreografia come mai fatto nei Walt Disney Animation Studios. Ci hanno aiutato anche ballerini professionisti, colombiani. Abbiamo chiesto moltissimo alla nostra squadra. Ogni volta che la troupe doveva aiutarci era una sfida, ma sono riusciti a darci più di quanto immaginassimo. 

  • Ci sono similitudini tra il personaggio di mitologico di Cassandra e Bruno?

Byron Howard: Di solito con i Walt Disney Aniamtion Studios ci appoggiamo ai vecchi racconti, miti o fiabe ma con Encanto volevamo fare qualcosa di diverso, volevamo poggiarci sul realismo magico di Garcia Marchez, Isabella Aliende. Ci hanno ispirato molto quando abbiamo scritto. E trovo che dai tempi dei greci le persone hanno cercato di svelare gli archetipi già citati: vedi Edipo. E il viaggio di Mirabel è molto simile al suo. Il realismo magico è stata dunque la prima fermata, portando tutte le traduzioni colombiane, delle loro famiglie, è stato un modo diverso. 

  • Parlando di Bruno… e di Luca dei Pixar Animation Studios dove c’è un altro Bruno. Come mai proprio questo nome è così usato in questo 2021?

Charise Castro Smith: È una buffa coincidenza che ci siano due film animato con un personaggio di nome Bruno. Inizialmente il nostro Bruno si chiamava Oscar ma avevamo bisogno di qualcosa che permettesse più rime per la sua canzone. E a un certo punto è uscito “non parliamo di Bruno-no-no”, e da quel momento non abbiamo potuto più farne a meno. Era il nome giusto. 

  • In Encanto ci sono tre generazioni di donne a confronto e tre modi di vivere il loro ruolo. È un nuovo modo di vivere la storia femminile?

Yvette Merino Flores: Io credo che il ruolo delle donne nella famiglia sia molto diverso in tutto il mondo. Nella nostra storia quello che volevamo fare era parlare di come Abuela, la matriarca della famiglia ha una voce molto forte. Questo per esempio è chiaro nella mia famiglia. Abbiamo chiesto anche all’interno dello studio, in particolare al “Familia Group”, una selezione di dipendenti di origine latino-americana, riunendoci una volta al mese tra pranzi e colazioni parlando tra noi e con loro sia delle differenze che delle somiglianze. Ed è stato subito chiaro che le donne sono quelle che danno l’indirizzo alla famiglia stabilendo le regole e come la famiglia deve funzionare. 

Jacopo Iovannitti: Walt Disney diceva "If You Can Dream, You Can Do It". Ho fatto di questa frase il mio motto di vita tra studio, passioni e lavoro. Ma non sono mai riuscito a guarire dalla mia fissazione indescrivibile per i pinguini.