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Lucca Comics 2019: Marco Rota torna su Topolino con la storia Ingorgopoli

Lucca Comics & Games 2019 ha segnato per Topolino il ritorno di uno dei grandi Maestri che hanno fatto la storia del giornale: Marco Rota. Capo redattore della pubblicazione italiana di Disney dal 1974 al 1988 e collaboratore della casa editrice danese Egmont, Marco Rota ci ha regalato storie dallo stile che omaggia Carl Barks, sua grande ispirazione, ed ora torna sulle pagine di Topolino con Ingorgopoli, un racconto a due puntate che vede protagonista Paperino alle prese con la realtà di tutti i giorni.

Abbiamo avuto il piacere di poterlo incontrare allo stand Panini durante la penultima giornata di Lucca Comics per qualcosa che si è rivelato più di una normale intervista. Ecco cosa ci ha raccontato.

Che effetto fa tornare in fiera a Lucca e sulle pagine di Topolino dopo tanto tempo?

Marco Rota: “È un’emozione, specialmente dopo che mi sono sentito dire dagli appassionati che era davvero un peccato avermi in Italia senza che producessi qualcosa per il Paese in maniera regolare. Certo, le mie collaborazioni estere sono esportate anche qui, ma non è la stessa cosa. Mi fa sorridere pensare che un tempo chi regolamentava la produzione italiana del fumetto Disney ero io, quando questa era ancora di Mondadori. I nomi degli artisti in Disney hanno iniziato ad apparire tardi, parlo di tempo addietro, e io stesso ricordo che da bambino leggevo ”Walt Disney presenta: Mondadori” e pensavo ”Cavolo, ma questo signor Disney fa tutto!’‘. La prima volta che entrai in Mondadori chiesi chi avesse disegnato Paperino e le uova quadre e mi risposero che era ”il Canadese”: nessuno sapeva nulla degli artisti che lavoravano per Disney. Quando andai a Burbank, negli studi, c’era una vetrata enorme piena di oggetti usati da Walt Disney e, accanto a questa esposizione, c’era un’altra vetrata con alcuni degli effetti personali di Barks. Solo Barks era presente accanto a Disney. Non mi sono mai staccato dall’immagine Disney, semplicemente come autore non esistevo quasi più perché, nonostante mi fosse chiesto di fare storie, non avevo tempo. Quando Cavaglione, direttore del mensile Zio Paperone, mi propose in alternativa di fare le copertine accettai perché erano meno impegnative. Nonostante questo, Cavaglione insisteva sul volere che io creassi almeno una storia: ho ceduto, alla fine, e la storia è Ingorgopoli”.

La cover variant di Topolino realizzata d Marco Rota per l’uscita della storia Ingorgopoli.

Ed è stata pubblicata soltanto adesso: per quale motivo?

Marco Rota: “Questa storia l’ho cominciata nel 1985, nello stesso giorno in cui la direttrice del Topolino svedese scrisse alla Mondadori per sapere se poteva pubblicare sul suo giornalino il mio Happy Birthday Paperino. Cavaglione non ci credeva che avessi finalmente deciso di fare una storia, dovetti mostrargli delle tavole statiche per convincerlo. Era impaziente e insisteva che la finissi in fretta, ma io gli dicevo che era una storia lunga e che sì, l’avrei finita, ma piano piano. Cavaglione se ne andò dalla direzione, ma io ogni tanto a questa storia continuavo a metterci mano e l’ho completata quasi due mesi fa. Quando Bertani mi ha proposto di pubblicare qualcosa io gli ho detto che avevo questa storia e che potevo finirla se gli fosse piaciuta: e quindi eccola qui, e sono felicissimo! Non avrei mai pensato che l’avrei utilizzata, perché era una storia per Mondadori e non avevo una scadenza quindi procedevo a rilento, perciò quando Mondadori perse il contratto con Disney la storia era ancora da finire”.

Com’è allora vedere finalmente questa storia pubblicata su Topolino?

Marco Rota: “Oltre ad esserne felice, mi ricorda tutto il periodo che ho passato a scriverla. Sono fatto così: vedo gli oggetti e la mente viaggia nei ricordi, come se fosse un flash. Pensa che, quando ero bambino, mio padre mi prese un Topolino, il mio primo Topolino. Mentre lo sfogliavo, incappai in una storia di Carl Barks: Paperino e il segreto del vecchio castello. Quei disegni mi colpirono più degli altri e non riuscivo a smettere di guardarla e notai che appariva uno scheletro e la cosa mi affascinò. Nel 2000 decido di volermi trasferire e vado a vedere una casa: era grande, antica, sembrava un castello. Quando arrivo ad un corridoio, mi giro e vedo una nicchia con dentro uno scheletro appeso con tanto di spada, che ancora non sappiamo se sia vero o finto. Mi ha ricordato immediatamente la storia di Carl Barks: non mi sembrava possibile!”

La cover del volume da collezione Marco Rota Cover Collection.

Da anni ormai lavora con la casa editrice danese Egmont: com’è il mondo del fumetto Disney estero e come sono gli appassionati in Danimarca rispetto all’Italia?

Marco Rota: “Siamo più o meno sullo stesso livello, la differenza sta nel fatto che l’italiano è più espansivo nel dimostrare il suo entusiasmo, mentre le persone dei paesi nordici tendono a mantenere una certa compostezza, anche nelle fiere del fumetto. Le loro storie sono orientate su uno stile più vicino a quello ”americano”, più classico come potrebbe essere Barks, Gottfredson, Taliaferro… La differenza maggiore sta dunque nello stile, basti pensare che all’estero parlano di ”modo italiano” di rappresentare i personaggi quando magari c’è il papero che salta, che sprizza. Per me Barks era il maestro ideale, mi ispiravo al suo stile. Questo ai nordici piaceva, e a me andava benissimo”.

A Lucca Comics abbiamo trovato la raccolta delle sue copertine create per il mensile di Zio Paperone. Qual è il segreto per raccontare un personaggio attraverso una copertina?

Marco Rota: “La copertina dovrebbe essere la sintesi di qualcosa. Io comincio isolando gli elementi più interessanti della storia che possano rappresentare nella copertina il carattere intimo di ciò che si leggerà. Da lì, mi immedesimo nel personaggio. Questa è una cosa che faccio sempre: attorno a me vedo i paperi, io stesso sono un papero, mi ricordo che Cavaglione mi disse che assomigliavo a Paperone, forse anche perché avevo le basette lunghe. La vita è da paperi. Ci sono persone Paperone, altri che sono Paperino o Gastone. Le situazioni delle mie storie sono vere, quotidiane, proprio per questo motivo”.

Dopo Ingorgopoli, porterà altre storie sulle pagine italiane di Topolino?

Marco Rota: “Mi auguro di sì! La vita è imprevedibile. A me farebbe piacere, anche perché come ho detto mi sento spesso dire che è un peccato che io sia qui in italia e che collabori solo con l’estero”.

Giulia Dorantini: