È sempre difficile raccogliere un’eredità ingombrante e provare ad attualizzarla. Attingere a un iconico passato, rielaborarlo in chiave contemporanea senza, da un lato, tradirne l’essenza e, dall’altro, proporre qualcosa di già visto. Era questa la promessa che, tacitamente, Ecco i Muppet sembrava sussurrare alle orecchie dei fan di Kermit, Miss Piggy e compagnia. Ma, arrivata al banco di prova, la serie può dirsi riuscita nel suo ambizioso intento?
Purtroppo, malgrado il cambio di rotta radicale rispetto alla poco fortunata serie del 2016, bisogna constatare come quella sensazione di “intermittenza” percepita quattro anni fa si ripresenti anche dopo la visione dei sei episodi di Ecco i Muppet. Due prodotti stilisticamente agli antipodi, ma che possono essere giudicati esattamente allo stesso modo: elementi che funzionano, ma in un contesto generale che scricchiola in modo assordante. È come se, memore delle critiche, la produzione avesse deciso di ribaltare completamente lo schema narrativo. Lasciando, tuttavia, invariate alcune criticità fondamentali.
Attiva il tuo abbonamento e guarda la serie su Disney+!
La recensione di Ecco i Muppet
Se non riesci a batterli… unisciti a loro
La distanza con il 2016 si nota già nell’impostazione. Ogni episodio di Ecco i Muppet è diviso in quattro sketch, con una leggerissima cornice narrativa. Ciò toglie dall’equazione il primo parametro: il vero focus della serie è il varietà, non il backstage. Un cambio di prospettiva che richiama, quindi, molto più i fasti del Muppet Show, del Muppets Tonight e, ancor più, di quanto fatto sul web. Per tanti motivi, infatti, i singoli sketch sembrano essere stati concepiti per YouTube più che per la televisione. Ed essendo destinati ad una piattaforma di streaming, non è affatto un problema.
La parola chiave è parodia, come, del resto, in gran parte della produzione made in Muppet. Nel 2016, il mockumentary ricalcava i cliché narrativi del panorama seriale e di un certo tipo di reality show. Oggi Ecco i Muppet tenta uno sforzo ulteriore, prendendo a piene mani format e dinamiche dall’intero panorama televisivo e del web per darne una propria interpretazione. Ma anziché sconvolgerne le fondamenta profonde, la serie finisce per omologarsi ai propri riferimenti. La sensazione, soprattutto in alcuni sketch specifici, è che la scrittura cerchi di salvare il contenuto “serio” dei programmi, relegando gag e personaggi chiave ad un ruolo di sfondo, a macchiette comiche inserite in un quadro più ampio. Questa caratteristica non crea alcuna discontinuità con le trasmissioni che cerca di parodiare. Forse ne abbassa soltanto il target di riferimento.
I fini “sprecano” i mezzi
Un esempio tangibile di quanto appena detto riguarda i segmenti di Muppet Labs. Analogamente a quanto accadeva nell’originario Muppet Show, il Dott. Bunsen e Beaker si cimentano in assurdi esperimenti dalle conseguenze spesso disastrose. Stavolta però i test sono accompagnati da una spiegazione semplice ma accurata di alcuni principi alla base dell’esperimento. Salvando la bellezza dei brevi segmenti animati che illustrano la storia e le nozioni scientifiche, bisogna constatare come tutto questo non sia Muppet. Jim Henson aveva destinato la funzione educativa a Sesame Street, concedendosi con il Muppet Show uno spettacolo di puro varietà. Ecco i Muppet, invece, sembra ispirarsi a show popolari come Fratelli in Affari, disseminati da brevi momenti divulgativi.
Attenzione, non si sta dicendo che fare cultura sia un male, tutt’altro. Infatti Muppet Labs Field Test sembra il format in cui questa nuova esigenza si integra meglio. Il problema è ben più vistoso in altri segmenti, in particolare nel cooking show. Nell’Økėÿ Døkęÿ Køøkïñ, condotto dalla tacchina Beverly Plume, il simpatico Chef Svedese sfida di volta in volta un cuoco diverso sulla preparazione di un determinato piatto. Purtroppo, in questo caso, la preparazione seria del piatto diventa preponderante: ogni episodio si basa maggiormente sulle istruzioni date dall’ospite di turno, relegando Chef a piccoli momenti comici di contorno. Malgrado il lavoro straordinario fatto dall’animatrice Julianne Buescher con Beverly, personaggio che crediamo abbia un grandissimo potenziale (lo si vede in un momento fuori dal cooking show nel quinto episodio), tutto ciò è ben poco Muppet.
Ospiti e zone di comfort
Il personaggio di Chef è costruito per essere l’antitesi di questo tipo di programmi. È stupendo vederlo destreggiarsi in modo assurdo in cucina, bucando ciambelle a colpi di fucile o giocando a tennis con le polpette. Il tutto condito da una potenza distruttiva e surreale. L’attenzione data all’ospite nell’Økėÿ Døkęÿ Køøkïñ fa perdere tutta la componente parodistica del personaggio. E qui si entra in un tema spigoloso, già criticato nel 2016, ma al quale non sembra esser stato posto alcun rimedio: il ruolo degli ospiti.
I programmi e i film dei Muppet hanno sempre vantato partecipazioni illustri. Tuttavia, ogni ospitata era accompagnata dalla voglia di mettersi in gioco, di sperimentare. Nel Muppet Show i musicisti tentavano di far ridere, gli attori cantavano e ballerini di fama mondiale danzavano insieme a maiali giganti. In Ecco i Muppet, invece, ognuno fa il proprio mestiere. Quanto sarebbe stato bello vedere Ru Paul destreggiarsi ai fornelli insieme allo Chef Svedese, o Seth Rogen prendere parte al Game show di Pepe. Invece a entrambi i personaggi viene riservata una semplice intervista leggermente sopra le righe (quella di Rogen è totalmente priva di senso, ma nell’accezione più sbagliata). Mentre come concorrenti per il quiz a premi si sono scelte persone comuni, sicuramente divertite all’idea di trovarsi con i Muppet, ma che non hanno aggiunto nulla ad un format ideato molto male.
Da questo punto di vista, le partecipazioni migliori sembrano quelle di Linda Cardellini e Taye Diggs allo show di Lifesty(le) con Miss Piggy. In generale, questi segmenti risultano i migliori dell’intera serie. Piggy è perfettamente in character nel suo proporsi come influencer, insieme a Deadly ormai diventato suo assistente personale. Non c’è alcun contenuto serio, ma una perfetta parodia delle situazioni proposte (la scena dell’appuntamento al buio è oro, pienamente da Muppet Show).
Ad un passo dalla meta
A fronte di un miglioramento della scrittura dei personaggi e di un ritorno al varietà, Ecco i Muppet non centra appieno l’obiettivo, con l’intento parodistico sacrificato e ospiti presi troppo sul serio. E, ancor più che nel 2016, la totale assenza di musica.
Con un repertorio di sketch sterminato, personaggi memorabili e tantissimo materiale da prendere in giro, lo show avrebbe tanto potenziale. Basterebbe dare a Chef lo spazio che merita, senza commenti o confronti. Allo Newsman notizie assurde da leggere, alla band qualche storico brano da adattare. A Sam una rubrica di storia americana sabotata di volta in volta da tutti gli altri Muppet, a Bunsen e Beaker risvolti più assurdi dei loro esperimenti. Agli ospiti giochi e sketch come in un vero late show e a tutto il cast un genere di serie tv popolare da parodiare (come fecero gli iconici Ospedale Veterinario e Maiali nello Spazio). E dire che, con il reboot creativo della serie del 2016, ci eravamo così vicini…