Nel 2010 arrivò al cinema Rapunzel – L’intreccio della torre e fu una piccola rivoluzione. Non tutti se ne accorsero allora, ma i Walt Disney Animation Studios avevano finalmente ritrovato la loro identità, perduta in un lungo periodo di crisi che ha seguito il loro maggior successo, Il Re Leone. Il segreto, ormai l’hanno capito, sta nella sapiente mescolanza tra vecchio e nuovo: fiaba classica, ma con toni moderni; plot semplice ma che presenta ogni tanto dei twist sorprendenti; e soprattutto CGI, ma con un look assolutamente 2D. Fu questa la vera rivoluzione che portarono nel cinema d’animazione nel 2010: la risoluzione dei problemi legati alla figura umana in CGI grazie agli studi fatti a matita dai grandi veterani dell’animazione a mano.
Sono arrivati in seguito quel gioiellino di Winnie The Pooh – Nuove Avventure nel Bosco dei 100 Acri e quello che forse è il loro vero capolavoro degli ultimi anni, Ralph Spaccatutto, dimostrazione di come anche i soggetti originali (per giunta legati al mondo dei videogames!), di solito sempre associati alla Pixar, possono essere trattati con lo spirito disneyano tradizionale.
Quest’anno si torna alla fiaba, ed ecco arrivare al cinema un film che i WDAS hanno in cantiere da diversi anni: Frozen – Il Regno di Ghiaccio, adattamento disneyano de La Regina delle Nevi di Andersen. Bollato da subito dai più come “brutta copia di Rapunzel”, Frozen dimostra di essere in realtà molto, molto di più. Frozen è la fiducia che i WDAS ripongono nella loro ritrovata identità. Sicuri di sé, per la prima volta puntano sul nuovo Classico etichettandolo come “il più grande evento da Il Re Leone ad oggi”, ed hanno ragione. Intendiamoci, Frozen non è il più bel film Disney da Il Re Leone a questa parte. Ma è quello che più di tutti, ancora di più di Rapunzel, fa respirare aria di Classico anni ’90, quello che il pubblico chiedeva a gran voce. Chi era scettico di fronte all’impostazione da commedia di Rapunzel qui troverà pane per i suoi denti: il registro è alto, serio, e diventa proprio dramma in alcuni punti (penso al toccante prologo accompagnato dalla deliziosa “Facciamo un pupazzo insieme?”). Olaf e Sven portano una buona dose di comicità, ma il tutto è equilibrato e rimane sempre molto fine, senza mai scadere nel banale o nel volgare. Le scene forti, che sono specialmente quelle di incontro e scontro tra le due sorelle, sono talmente belle che quelle di azione o del viaggio di Anna e Kristoff passano più lente, e ci si ritrova ad aspettare il prossimo momento in cui comparirà anche Elsa. Le due sorelle da sole reggono l’intero film, che è centrato sul loro difficile rapporto. Ottimista, aperta ed espansiva Anna e fredda, chiusa e tormentata Elsa: due personaggi incredibili in cui è impossibile non identificarsi.
Frozen è anche il ritorno del musical Disney. Le critiche per non aver affidato l’incarico di occuparsi della colonna sonora al veterano Alan Menken sono totalmente infondate: i coniugi Lopez vincono la sfida sotto tutti i fronti e ci regalano un vero e proprio musical. Non un film accompagnato da canzoni, ma un film che si struttura attraverso le canzoni. I pezzi cantati sono tanti e ben inseriti: il recupero del recitativo e delle battute ritmate prima del canto (si veda il reprise di “Oggi, per la prima volta”) rende il passaggio alla canzone assolutamente naturale: qualcosa che in casa Disney non si vedeva da diversi anni. Tra tutte spicca la splendida Let It Go/All’Alba Sorgerò, interpretata da Idina Menzel e da Serena Autieri nella versione italiana: la sequenza è mozzafiato e può essere accostata senza problemi alla ben più famosa “Parte del tuo mondo” (La Sirenetta) nell’Olimpo delle canzoni Disney.
Tecnicamente parlando, siamo davanti a nuovi miglioramenti nell’animazione in CGI. Anna, in particolare, è senza dubbio uno dei personaggi in CGI più belli di sempre: una vera gioia per gli occhi in ogni movimento, tanto che a volte sembra addirittura di vedere le linee di matita a guidare le sue giravolte, le sue espressioni, le sue pose. Menzione particolare per gli sfondi, che altro non sono che gli artwork renderizzati in 3D, ma che mantengono uno spiccato look 2D.
Promossa anche la versione italiana del film: la vera rivelazione è Serena Rossi, che ci regala un’Anna allegra, divertente e impacciata che non fa rimpiangere quella di Kristen Bell; ottima anche Serena Autieri nel ruolo di Elsa: la sua performance non è esente da qualche sbavatura nel parlato, ma nel canto dimostra di essere la scelta perfetta. La sua Elsa è forse più melodica e più lirica di quella di Idina Menzel: un’interpretazione del personaggio che sottolinea la sua regalità. Simpaticissimo Enrico Brignano nel ruolo del pupazzo di neve Olaf.
Epico e toccante, Frozen è anche e soprattutto la bella storia d’amore e amicizia tra due sorelle e affronta temi importanti come la solitudine, l’isolamento, la paura, la fiducia. Elsa, diversa per natura, si sente un mostro e si chiude in sé stessa per paura di ferire e di essere ferita. Toccherà ad Anna ricordarle che “l’amore è una porta aperta” ed insegnarle l’importanza della fiducia e della condivisione.
I detrattori della Disney sostengono ancora che i nuovi Classici non saranno ricordati in futuro: Frozen è la risposta.
View Comments (0)