”L’arte è una scienza, non lo sapevi?”
-Picoldman, Duckenstein di Mary Shelduck
Fra gli incontri dedicati al mondo Disney, non poteva mancare in questa edizione 2016 di Lucca Comics & Games uno showcase dedicato alla parodia Duckenstein di Mary Shelduck, una delle novità proposte quest’anno allo stand di Topolino. A parlarne è stato l’autore Fabio Celoni, che ha curato i disegni della storia scritta da Bruno Enna. L’opera completa il ciclo di quella che il duo ha definito la “trilogia gotica“ composta anche da Dracula di Bram Topker (2012) e Lo strano caso del Dottor Ratkyll e di Mister Hyde (2014).
Proprio questa storia conclusiva ha dato del filo da torcere alla coppia Enna-Celoni poiché, ci racconta il disegnatore, si sono trovati ad affrontare molti temi considerati “scomodi” all’interno del settimanale Topolino, dalla riesumazione di cadaveri alla forza dell’uomo sul ciclo della vita.
Ma è bastato trovare il giusto escamotage (la “barbabietola”, come la chiama Enna) ed ecco che il grande classico della letteratura horror-gotica firmato Shelley è comparso sulle pagine del Topo con un sotterfugio a dir poco geniale: un parallelo fra la creazione della vita e la creazione artistica.
Il protagonista Victor Von Duckenstein si ritrova a voler andare al di là della sua immaginazione e creatività, arrivando a fare ciò che sembra impossibile: la creazione di un “cartone animato”, i cui pezzi sono stati letteralmente riesumati – esattamente come l’uomo viene riesumato nelle pagine dell’opera originale – da una cassa contenente scarti di idee e appunti.
Conclusa la trilogia, ci saranno in futuro altre storie firmate da questo ormai consolidato duo? Celoni risponde di sì: pare che gli autori stiano già pensando ad altre collaborazioni sempre sul piano parodistico, anche se intendono avventurarsi in un genere diverso da quello gotico. Dunque, non ci resta che attendere. Nel frattempo però potete leggere qui sotto la nostra chiacchierata a tu per tu con l’autore.
Dracula, Dottor Jekyll e Mr Hyde e Frankenstein sono opere che hanno avuto varie rappresentazioni artistiche, tra cinema, teatro e fumetto. Hai preso spunto da qualcuna in particolare per le parodie su Topolino?
Sono un grande appassionato di letteratura e di cinema horror-gotico, dunque ho ampi ricordi di letture e visioni di film avvenute prima dello studio di quelle tre opere che assieme ad Enna ho trasformato nella “trilogia gotica” per Topolino. Per quanto riguarda Duckenstein, mi sono appoggiato ovviamente al romanzo originale di Mary Shelley, mentre a livello cinematografico i miei spunti sono stati il Frankenstein interpretato da Boris Karloff nel 1931 e Frankenstein Jr di Mel Brooks, specialmente per quanto riguarda l’aspetto di Paperino/Victor e per l’interno del laboratorio. Non ho voluto ricalcarle a pieno: volevo più che altro omaggiare queste due opere cinematografiche, in particolar modo per quel che riguarda il film di Brooks poiché non volevo rischiare di fare la parodia di una parodia. Inoltre ho amato le illustrazioni che Bernie Wrightson ha fatto per delle edizioni di fumetti americani di Frankenstein, decisamente un’altra grande ispirazione.
Le storie che hai realizzato assieme a Bruno Enna sono tutte facenti parte dell’immaginario horror-gotico: come si fa a mantenere questo essenziale elemento in ambito Disney?
Questa è stata la cosa più difficile. Sia io che Bruno Enna lavoriamo per Dylan Dog, quindi abbiamo a che fare con un fumetto che tratta di atmosfere horror senza alcun tipo di filtro. Topolino, invece, ha un pubblico di lettori composto anche da bambini. Il difficile è stato prendere l’esperienza horror e unirla a quella disneyana per farne un’opera che avesse entrambi gli aspetti. Se ci pensiamo bene, però, il lato nero nelle fiabe c’è sempre stato: la strega di Biancaneve ne è un esempio lampante, basta pensare alla sola scena della sua trasformazione e alle sue mani scheletriche. Noi siamo stati molto più tranquilli! D’altronde su Topolino non potevamo certo parlare di morte e sangue. C’è tutta una serie di temi in un certo senso proibiti che però già dalla sceneggiatura di Enna sono stati rivisitati, per cui non si è più parlato ad esempio di riesumazione di un cadavere. Ovviamente questo elemento è essenziale per mantenere il tema centrale di Frankenstein, cioè la creazione della vita da parte dell’uomo che vuole copiare l’opera di Dio (infatti il titolo originale sarebbe Frankenstein: il moderno Prometeo). Per noi quindi la creazione della vita è stata tramutata nella creazione artistica, cosa che è anch’essa misteriosa e magica poiché genera qualcosa che prima non c’era.
Enna ha trovato la soluzione assimilando queste cose e facendo sì che la creatura di Paperino-Frankenstein fosse fatta di cartone, questo materiale che nella storia è stato appena scoperto, che prendeva vita: il cartone animato. Una creazione che comunque mantiene tutte le sue atmosfere gotiche, ma a misura di Topolino.
Infine una curiosità che non c’entra con Duckenstein, ma con un’altra saga molto amata. Torneresti in futuro a lavorare alla nuova serie di PK?
Molto volentieri! Sono molto legato a PK, ci ho lavorato con grande entusiasmo e ci sono molto affezionato. Ho rifatto nel corso degli anni delle copertine e ho lavorato a delle storie, quindi mi piacerebbe tornare a mettere il mio nome su questa serie. Chissà, magari in futuro.
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