La nostra carissima amica di RoseBuddies.it, Corinna Spirito, ha avuto l’onore di poter vedere il musical Disney: Aladdin. Ecco, in esclusiva per voi, la sua accurata recensione.
A ben 22 anni dal debutto nelle sale cinematografiche di tutto il mondo, Aladdin sbarca anche a Broadway e, ancora una volta, lascia tutti a bocca aperta. Il nuovo musical Disney è un successo straordinario grazie a un mix di dettagli affascinanti che catapultano nelle atmosfere de Le Mille e una notte già vissute grazie al classico del 1993. Io ho avuto l’immensa fortuna di assistere allo spettacolo serale del 27 agosto 2014 e le performance travolgenti degli interpreti, le scenografie da urlo e le canzoni indimenticabili firmate da Alan Menken, Howard Ashman e Tim Rice sono ancora incredibilmente vivide.
Il teatro che ospita Aladdin dal 20 Marzo 2014 è il New Amsterdam di New York City, vera e propria casa della Disney sulla Broadway ormai dal 1997 quando per la prima volta andò in scena The Lion King (seguito da Mary Poppins nel 2006). È un teatro stupendo e suggestivo, il più antico di Broadway, e contribuisce a creare quell’atmosfera da sogno in cui questo musical disneyano sa trasportare i suoi spettatori.
La trama è quella ben nota del cartone animato del 1992: un ragazzo di strada, orfano, ladro per necessità si imbatte in una principessa ribelle, fuggita dal palazzo reale per vivere il mondo comune e per tentare di evitare un matrimonio combinato. Tanto diversi sul piano sociale, quanto simili nell’animo, Aladdin e Jasmine si rincorreranno a lungo, ostacolati dal perfido visir Jafar e aiutati dalla magia del frizzante Genio. Il musical conserva tutti gli elementi della pellicola originale, aggiungendone di nuovi. L’inserimento più prezioso è sicuramente Proud of Your Boy, una canzone che ci fa scoprire di più sul protagonista: Aladdin si rivolge alla madre, in cielo, promettendole che presto potrà dirsi fiera del suo ragazzo, perché sta finalmente afferrando le redini del suo futuro. Il commovente testo fu uno degli ultimi scritti da Howard Ashman (già autore delle parole delle canzoni de La Sirenetta e La Bella e la Bestia) prima della sua morte il 14 marzo del 1991, mai entrata nel film. Il regista e coreografo Casey Nicholaw è riuscito a “resuscitare” questa bellissima canzone dopo oltre due decenni e inserirla, con molto successo, nella versione teatrale di Aladdin, anche grazie all’ottimo lavoro di riadattamento fatto dal compositore Alan Menken insieme con Adam Jacobs, il talentuosissimo interprete di Aladdin. D’altronde la Disney è riuscita ancora una volta a riunire un cast d’eccezione: già vista a Broadway in Mamma Mia!, Courtney Reed riveste il ruolo di Jasmine con eleganza, carisma e dolcezza; dopo l’ottimo doppiaggio nel cartone animato, Jonathan Freeman (On the Town, She Loves Me, Mary Poppins, The Little Mermaid, Beauty and the Beast) torna a interpretare Jafar, questa volta mettendoci la faccia; e infine il ruolo più impegnativo, quello del Genio, è stato saggiamente affidato al divertentissimo e frizzante James Monroe Iglehart. Nel cartone animato questo personaggio deve veramente molto al suo doppiatore, Robin Williams, che ha improvvisato per la maggior parte del tempo in cabina di registrazione, dando molti spunti agli animatori con le sue movenze e la mimica facciale. Mettersi nei suoi panni è un compito arduo e di responsabilità davanti al quale, però, Iglehart non si è tirato indietro. L’attore sul palco brilla di luce propria, coinvolge, diverte e convince gli spettatori di trovarsi davanti a un mondo dove la magia esiste davvero, anche se soltanto per un paio d’ore. Incredibile ma vero James Monroe Iglehart regge il confronto con il mitico Robin Williams e per questo non stupisce il Tony Award ricevuto nel 2014 come Miglior Attore Non Protagonista in un Musical proprio per il ruolo del Genio.
Quando si parla di produzioni teatrali Disney è forse inutile sottolineare la creatività e la cura al minimo particolare di tutto l’allestimento tecnico: scenografie, costumi e luci sono stati affidati a tre vincitori di Tony Award, rispettivamente Bob Crowley (per Mary Poppins), Gregg Barnes (per Kinky Boots) e Natasha Katz (per Once). Un team di veri artisti capace di ricreare su un palco quegli elementi spettacoli che spesso solo un film d’animazione sa portare in vita: si pensi alla romantica gita sul tappeto volante di Aladdin e Jasmine sulle note di A Whole New World o all’incredibile show realizzato in una caverna vuota dal Genio nel momento in cui, cantando e ballando A Friend Like Me, rivela tutta la propria magia. Gli effetti speciali sono mozzafiato e tutti, adulti e bambini, si convinceranno per la durata del musical che James Monroe Iglehart è in grado di fare fuochi d’artificio con le mani.
Il tutto ovviamente non sarebbe stato possibile senza la solida base musicale del film di John Musker e Ron Clements. Come i precedenti capolavori del Rinascimento Disney (La Sirenetta e La Bella e La Bestia), anche Aladdin è frutto del lavoro impareggiabile di una coppia veramente unica nel mondo del cinema, Alan Menken e Howard Ashman, rispettivamente autori di musiche e testi. Fu proprio Howard Ashman a proporre in Disney, nel 1988, un adattamento musicale animato del famoso racconto persiano Aladino e la lampada meravigliosa, contenuto nella raccolta Le mille e una notte. Entusiasta del progetto, Ashman scrisse subito delle canzoni a quattro mani con Menken, nonché una prima bozza di sceneggiatura. Poi, però, fu data priorità a La Sirenetta e La Bella e la Bestia e quando arrivò il turno di Aladdin era troppo tardi: Ashman, gravemente malato di AIDS, morì lasciando il suo lavoro a metà e un grande vuoto nel mondo dell’arte. Solo tre delle sue canzoni finirono nella versione cinematografica ed sono ovviamente anche nel musical: Arabian Nights, sulle cui note apre la storia e lo spettatore fa i primi passi nella città di Agrabah; la spiritosa e orecchiabile Prince Alì; nonché Friend Like Me, il numero migliore dello show. Se già nel cartone animato, grazie alla brillante interpretazione di Robin Williams, questa canzone colpiva a segno, nel musical rivela il suo meglio, imponendosi come pezzo principale dello spettacolo, capace di tenere alta l’attenzione del pubblico per ben 7 minuti.
Tutte le altre canzoni sono state scritte da Tim Rice, altro ottimo paroliere che collaborò in seguito anche alla colonna sonora di The Lion King (insieme ad Alan Menken ed Elton John). Il suo maggior contributo è stato sicuramente nel lavoro per A Whole New World, l’unica ballad del film e dello show di Broadway, in cui Aladdin e Jasmine raccontano il loro amore, un sentimento capace far volare sopra le nuvole e osservare il mondo con occhi nuovi.
Ma nel musical, gli spettatori troveranno anche tante canzoni inedite: non solo la già citata Proud of Your Boy e la divertente High Adventure, entrambe scritte da Award Ashman e tagliate dal film; ma anche diversi altri titoli composti da Alan Menken appositamente per il musical, con il contributo di Chad Beguelin per le parole. In These Palace Walls una dolce ma decisa Courtney Reed dà voce alla sofferenza di Jasmine nel restare confinata tra le mura del palazzo; nella simpatica Diamond in the Rough Iago e Jafar parlano del “diamante allo stato grezzo”, cioè di Aladdin, il ragazzo che occorre loro per tirar fuori la lampada magica dalla Caverna delle Meraviglie; infine in A Million Miles Away, Jasmine e Aladdin capiscono di essere profondamente compatibili: entrambi vorrebbero scappare, viaggiare, andare lontano e lasciarsi tutti alle spalle per scoprire se stessi.
Aladdin è uno spettacolo imperdibile per chiunque abbia la possibilità di andare a Broadway; è una serata esotica nel deserto caldissimo di Agrabah, tra le batture del Genio e l’amore genuino di due ragazzi che imparano a guardare oltre le apparenze e a combattere per ciò in cui credono. Uno show coinvolgente, commovente e divertente che riconferma la qualità, già indubbia, del cartone animato musicale che nelle notti d’oriente del 1992 rubò i cuori degli spettatori di tutto il mondo tra deserti e bazar.
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