Nel corso di questi ultimi anni gli appassionati più fedeli (o tradizionalisti) della Walt Disney Company avevano chiesto in più occasioni e con gran voce il ritorno di questa alla così detta arte, alle fiabe che l’avevano portata al successo, abbandonando per un attimo i progetti espansionistici intrapresi con l’acquisizione della Marvel Entertainment o della LucasFilm per ricreare capolavori degni di portare il nome di Walter Elias Disney.
Sono lieto di annunciarvi che se “Frozen – Il Regno di Ghiaccio” è stata una risposta più che sentita della collettività nel campo dell’animazione, “Saving Mr. Banks” è la conferma che la magia non ha mai abbandonato il colosso americano. Anzi, questa pellicola potrebbe essere l’inizio di un nuovo capitolo per la casa d’animazione più famosa del mondo.
Il film, se qualcuno di voi ancora non lo sapesse, narra la storia nascosta dietro il lungometraggio che ha conquistato più Academy Awards in casa Disney: Mary Poppins. Potrete vedere come Walt Disney corteggiò letteralmente l’autrice dei romanzi della tata londinese, Pamela Lyndon Travers, per tener fede ad una promessa fatta vent’anni prima alle figlie Diana e Sharon. E fin qui la narrazione potrebbe risultare semplice ed immediata. Ma la particolarità del film è che oltre a mostrarci la situazione vissuta nei primi anni sessanta, parallelamente ci fa rivivere l’infanzia della scrittrice, permettendoci di comprendere il vero senso del capolavoro che vede come protagonisti Julie Andrews e Dick Van Dike.
Il regista, John Lee Hancock, non poteva dimostrarsi più all’altezza. La sua bravura si cela nel coinvolgere emotivamente lo spettatore su due piani: il primo che consiste nella lotta interiore e nella ricerca di un compromesso intrapresa dalla Travers per trovare un’alternativa alla cessione dei diritti cinematografici della sua creazione, il secondo che vede protagonista la malinconia che la scrittrice vive nel corso della sua infanzia causata da una difficile situazione familiare, allietata seppur con scarsi successi da un padre molto particolare. Il tutto è incorniciato dalla voglia di comprendere la donna da parte di Walt Disney, personaggio in cui lo spettatore riesce a calarsi alla perfezione.
Ovviamente tutto questo non sarebbe stato possibile senza le sceneggiatrici Kelly Marcel e Sue Smith, che con astuzia e meticolosità riescono a creare un copione dove nulla è superfluo e dove tutto è finalizzato al coinvolgimento emotivo ed alla giusta interpretazione di Mary Poppins, unendo le esperienze vissute dal giovane Walt a quelle affrontate dalla piccola Pamela, senza trascurare eventi storici e piccoli diverbi realmente accaduti prima che il film uscisse nella sale di tutto il mondo.
Inoltre, vanno fatti più apprezzamenti alla fotografia di John Schwartzman, alla scenografia di Michael Corenblith (e della decoratrice Susan Benjamin) ed ai fedelissimi costumi di Daniel Orlandi. La sinergia creatasi fra queste persone ha permesso, infatti, la perfetta ricostruzione dei due periodi in cui il film è ambientato (1906 e 1961/64), oltre che la perfetta ricostruzione degli scenari, primo fra questi lo studio di Walt Disney situato a Burbank, le dimore della Travers a Londra ed in Australia, il Beverly Hills Hotel dov’è stata ospitata la scrittrice e sopratutto il Graumans’ Chinese Theatre dove si svolse la premiere di Mary Poppins. Le luci, inoltre, giocano molto sul contrasto temporale, essendo più basse e portando a tonalità scure nelle scene ambientate in Australia e più alte e dunque portando a tonalità più sature e vivaci nelle scene hollywoodiane. Simpatico il fatto che per ottenere questo effetto il film sia stato girato in pellicola e non in digitale, come fu per Mary Poppins. L’accuratezza storica è poi sottolineata dagli abiti. Questi, oltre ad esser stati scelti in modo a dir poco meticoloso ed impeccabile sono stati effettivamente ricreati su modelli originali, come gli abiti di Walt Disney, quelli dei fratelli Sherman o della Travers. La colonna sonora a cura di Thomas Newman, inoltre, riesce ad un unificare questi tre aspetti, facendo sentire, oltre che vedere, l’atmosfera di quegli anni. Stupende, poi, le canzoni interpretate ancora con i testi non definitivi.
Emma Thompson e Tom Hanks, che interpretano rispettivamente Pamela Travers e Walt Disney, non potrebbero essere sostituiti da nessun altro attore. I due potrebbero tranquillamente reggere il film senza l’aiuto di nessuna spalla, basandosi sulla loro diversità recitativa. L’attrice londinese riesce ad interpretare al meglio ogni singola caratteristica della Travers, partendo da una visione cinica, fredda e distaccata del mondo, che culmina con un odio verso se stessa e verso questo, che lentamente la sta costringendo a cedere i diritti della sua Mary Poppins, per trasformarla in uno sciocco cartone canterino. Fortunatamente troviamo un Tom Hanks in grado di recitare al meglio il carattere espansivo ed apparentemente frivolo di Walt Disney, che con il tempo tenterà di comprendere al meglio le preoccupazioni della donna. L’unica pecca è l’apparente età dei due. Per esser precisi, infatti, entrambi dovrebbero avere dieci anni in meno, ma è un aspetto trascurabile visto il risultato finale.
Non sono da sottovalutare, però, le interpretazione di personaggi come l’autista della scrittrice, Ralph, interpretato da un pacato Paul Giamatti, che attraverso le sue vicende personali riesce a far comprendere ed a far vedere sotto un’ottica diversa il mondo dall’autrice. Quest’azione è facilitata dall’aiuto dei fratelli Richard e Robert Sherman interpretati da Jason Schwartzaman e B. J. Novak in grado, seppur non con poche difficoltà, di far cambiare opinione alla donna sulle loro canzoni, proprio attraverso queste. In sostanza si può dire che ogni personaggio ha una sua logica, un suo motivo d’esistere ed una sua perfetta interpretazione, come avviene per lo sceneggiatore Don DaGradi interpretato da Bradley Whitford o per la segretaria Dolly, interpretata da Melanie Paxson. Sono stati una piacevole sorpresa, sia Colin Farrell nei panni di Travers Goff, il papà della piccola ed insicura “Ginty” interpretata da Annie Rose Buckley, che Ruth Wilson nei panni della madre della fanciulla, Margaret Goff. Insieme riescono a creare in modo sublime quella famiglia malinconica che vive quotidianamente sia dolore che gioia.
Quando andrete a vedere questo film non trattenete le lacrime, perché saranno lacrime di gioia. Saving Mr. Banks non è un film che va visto, è un film che va sentito. Non c’è bisogno di conoscere Mary Poppins, basta solo quel poco di zucchero o se preferite… quei due penny per comprendere come spesso non sono i bambini ad essere salvati ma i genitori. Per capire a fondo come può essere semplice la vita non si ha bisogno di nulla se non di carta, spago ed un aquilone per esser padroni dello spazio.