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Black Adam, la recensione: il potere della rabbia

Da una grande rabbia derivano grandi poteri e una terribile vendetta. Non c’è altro modo per definire Black Adam, personaggio protagonista del nuovo cinecomic targato Warner e DC. Il meta umano interpretato da Dwayne Johnson è infatti un concentrato di rancore. La rabbia di Teth Adam, questo il suo vero nome, si perde nel mito. Nel 2006 A.C. la pacifica nazione di Kahndaq viene invasa e conquistata da un malvagio e crudele re, il cui scopo è estrarre il minerale Eternium. Grazie al portentoso minerale il tiranno intende forgiare la corona di Sabbac, capace di donare al suo possessore i poteri del regno demoniaco.

Il re però non aveva fatto i conti con il coraggio del popolo di Kahndaq, in particolare con un impavido giovane che decise di sfidare gli oppressori. Grazie al suo coraggio il ragazzo viene scelto per diventare il Campione del suo popolo. Grazie agli enormi poteri conferitogli da esseri superiori, Teth Adam riesce a sconfiggere il tiranno a costo di un grande sacrificio. Cinquemila anni dopo Kahndaq è ancora governata da una forza straniera, questa volta dall’esercito mercenario Intergang. Loro scopo è ancora una volta estrarre l’Eternium e cercare anche di impossessarsi della leggendaria corona di Sabbaq. Sulle tracce della corona c’è anche Adrianna (Sarah Shahi), che tenta con tutte le sue forze di ribellarsi agli oppressori, e proprio per sfuggirgli decide di risvegliare Teth Adam dal suo sonno. L’eroe di Kahndaq però non è quello che raccontano le leggende. Incontrollabile e furioso non esita ad usare metodi alquanto violenti. Non potendo lasciare un essere così potente a piede libero scenderanno in campo per contrastarlo Hawkman (Aldis Hodge), Doctor Fate (Pierce Brosnan), Atom Smasher (Noah Centineo) e Cyclone (Quintessa Swindell), ovvero la Justice Society of America.

Diretto dallo spagnolo Jaume Collet-Serra, Black Adam è un cinecomic dove distruzione ed ironia ne sono le fondamenta. Nel film infatti abbondano scontri, combattimenti corpo a corpo ed esplosioni. Il tutto condito dal pizzico di ironia che non guasta mai e che risulta ben amalgamata all’interno della storia. Una storia delle origini che nonostante la sua semplicità e prevedibilità – si intuisce praticamente da subito cosa accadrà – in ogni caso riesce a divertire ed intrattenere. La storia scorre veloce e non ci si annoia mai. Anche perché non tutto è quel che sembra.

Un film delle origini quindi, dove protagonista assoluto è un antieroe che prima colpisce e poi fa domande, che guarda tutti dall’alto in basso, con sguardo sbilenco, che grugnisce e fa della facile ironia. Un personaggio guidato da una rabbia che non si è placata neanche dopo cinquemila anni e che guida ogni sua decisione. A dargli volto è un gigionesco Dwayne Johnson, che si diverte e diverte nei panni di un personaggio sopra le righe. Sfruttando appieno la sua fisicità e il suo carisma, l’attore ci restituisce un personaggio tutto d’un pezzo e convinto fin in fondo della sua idea di giustizia.

Il cinecomic Warner Bros. non è solo film delle origini ma anche crossover. Black Adam infatti introduce il gruppo della Justice Society of America. Quattro supereroi il cui compito è mantenere la pace sulla Terra. Un incontro/scontro quello tra il Campione di Kahndaq e il super gruppo che rappresenta anche lo scontro tra due ideali, tra la pura rabbia e un atteggiamento più riflessivo, anche se non sempre efficace. Perché “un pessimo piano è sempre meglio di nessun piano“. Un incontro che farà riflettere il rancoroso Adam sulla sua idea di giustizia e sul suo modo di agire.

Promossi sia gli effetti speciali che i combattimenti. I primi riescono a restituirci fulmini, uomini volanti e tecnologia futuristica verosimili. Non sempre perfetta la CGI, che in alcuni casi risulta posticcia. Ma ci si passa sopra. Per quanto riguarda i combattimenti, questi risultano ben coreografati e alquanti entusiasmanti. Nonostante la loro frenesia si riesce a goderne appieno. Discorso analogo per la musica, epica e coinvolgente.

Una vicenda gustosa e che funziona ma che non è esente da difetti. La regia dell’esperto di action movie Jaume Collet-Serra si limita a fare il minimo indispensabile. Il regista non riesce mai a portare lo spettatore completamente all’interno della storia, lasciandolo sempre sull’uscio, a distanza di sicurezza. Inoltre abusa dello slow motion. Allo stesso modo la sceneggiatura non approfondisce alcuni dei personaggi in scena – in particolare i membri della JSA – e il villain risulta alquanto scialbo.

Nonostante evidenti difetti Black Adam è un cinecomic più che riuscito, che terrà lo spettatore con gli occchi incollati sullo schermo. Un film tanto semplice quanto adrenalinico che farà la gioia dei fan del genere. Rimate in sala per la sorprendente scena extra.

Dal 20 ottobre solo al cinema.

Emanuele Bianchi: Appassionato di cinema, fotografia, teatro e musica sin da piccolo decide di farne il suo lavoro. Miyazakiano convinto, tanto da incentrare la sua tesi sul suo cinema, e divoratore di anime tanto da volere Eikichi Onizuka come professore al liceo, è uno Jedi come suo padre prima di lui e “nato pronto” e sì, anche un inguaribile nerd (pollice verso per coloro che non colgono le citazioni). Laureato in cinema presso il DAMS di Roma 3 e diplomato in fotografia presso il CST, inizia a collaborare (e tutt'ora collabora) come critico di cinema e fotografo di concerti con varie webzine di cui da subito ha sposato il progetto con entusiasmo. Giornalista pubblicista iscritto all'albo. Sempre in movimento, perennemente in ritardo. CAPOSERVIZIO CINEMA