X

Josh Gad parla della possibilità di Frozen 3 e di uno spin-off su Olaf

Mentre attendiamo l’arrivo di Frozen 2 sulla piattaforma streaming Disney+, i fan di Anna e Elsa hanno una sola domanda: ma ci sarà prima o poi Frozen 3? In passato ne avevano già parlato i registi Jennifer Lee e Chris Buck; ora invece a cercare di rispondere alla domanda è Josh Gad, il doppiatore originale di Olaf.

L’attore, che di recente è tornato a interpretare il pupazzo di neve nei cortometraggi A Casa con Olaf, è al lavoro per la Disney su una miniserie musical prequel de La Bella e la Bestia, in cui riprenderà il ruolo di LeTont accanto a Luke Evans nei panni di Gaston.

Ma a proposito di Frozen 3 per il momento dà una risposta molto vaga:

“Non lo so. Capiamoci, Frozen 2 non è stato Frozen 2 fino a quando non abbiamo trovato una giusta ragione per realizzarlo. E allo stesso modo, non so se e quando ci sarà un Frozen 3. Questa è un’informazione fuori dalla mia portata, come semplice doppiatore. Ma ciò che posso dirvi è: c’è stata un’opportunità di prendere quei personaggi e dare di nuovo agli spettatori un senso di speranza e ispirazione. Ecco perché io e il team di Disney abbiamo deciso di creare nelle ultime settimane i corti di A Casa con Olaf. Insomma, la saga di Frozen continuerà, anche se non necessariamente nella forma di una terzo film. Vedremo! Se c’è una storia degna di essere raccontata, sono sicuro che Jennifer Lee e la sua squadra di Disney Animation la racconteranno”.

L’intervista continua poi con una domanda su un possibile spin-off: vedremo mai Olaf nel suo film da protagonista assoluto?

“Probabilmente no”, risponde Josh Gad. “E vi spiego come mai. Per me Olaf è un tassello di una storia più grande che include Anna, Elsa, Kristoff, eccetera. Secondo me, separarlo da quel gruppo non è necessario e non sarebbe una buona mossa. Detto questo, l’unica cosa che ho già dichiarato di voler fare è una serie in cui Olaf fa i recap dei film della Disney, come in una scena di Frozen 2. Quello lo farei volentieri!”.

Fonte: Pop Culture

Irene Rosignoli: