La Pixar sta attraversando un brutto periodo. I più buoni tendono a negarlo (tranquilli, l’ha fatto anche la sottoscritta per parecchio tempo!), ma la verità è che dopo aver sfornato un capolavoro dietro l’altro (nell’ordine Ratatouille, WALL-E, Up e Toy Story 3), lo studio di Emeryville sembra aver perso un po’ dell’entusiasmo e dell’originalità che lo contraddistinguono da sempre. Non solo sono arrivati all’improvviso sequel e prequel come Cars 2, Monsters University e Finding Dory, ma è stata intrapresa una politica di eccessivo sfruttamento dei brand e degli stessi personaggi, che alcuni hanno interpretato come una mancanza di idee “nuove” da mostrare al pubblico. D’altra parte, i progetti futuri dello studio sembrano smentire le malelingue: The Good Dinosaur, Inside Out e Dia De Los Muertos promettono davvero bene.
Monsters University si inserisce quindi in questo contesto, seguendo due film decisamente traballanti: il primo, Cars 2, universalmente riconosciuto come peggior Pixar; il secondo, Brave, ottimo sotto tanti punti di vista, ma confusionario e decisamente lontano dalle vette artistiche a cui la Pixar ci ha abituato.
Monsters University è un piccolo passo verso la rinascita.
La scelta di un prequel e non di un sequel si rivela vincente: il film ha una sua dignità che prescinde da “Monsters & Co.”, ci fa riscoprire e amare personaggi che già conosciamo, ma soprattutto riesce nell’impresa di non essere banale. Insomma, sappiamo già che Mike non riuscirà a realizzare il suo sogno di diventare uno spaventatore, ma finirà per essere “solo” l’assistente di Sulley, e tuttavia MU non è banale né scontato. Certo, lo svolgimento non brilla per originalità, è praticamente privo di twist e risulta forse troppo lineare, ma intrattiene, diverte, e soprattutto lancia un messaggio molto forte, nella miglior tradizione Pixar.
Sì, perché è senza dubbio la morale che rende Monsters University un gioiello. Una morale che parla del fallimento. Dopo quasi un secolo di “se puoi sognarlo, puoi farlo”, la Pixar ci fa scontrare con la dura realtà e ci ricorda che no, nella vita reale non è sempre così. Mike fallisce, non per mancanza di forza di volontà né per scarso impegno, ma semplicemente perché il suo obiettivo è al di là delle sue capacità. Ma attenzione: la morale non è certo pessimistica! Mike non è in grado di diventare uno spaventatore, ma può “spostare” il suo obiettivo verso qualcosa di simile, qualcosa che lo renda soddisfatto lo stesso e che sia alla sua portata: alla fine andrà a lavorare alla Monsters Inc., ma “solo” come assistente di Sulley.
Meraviglioso, no?
Condite il tutto con personaggi secondari assolutamente irresistibili (tra i quali c’è anche un signore di mezza età che deve tornare all’università a causa della crisi economica!), con una bella colonna sonora di Randy Newman, e soprattutto con una fotografia e con dei colori assolutamente splendidi.
La Pixar rinasce un passo alla volta; non ci resta che attendere The Good Dinosaur!