Qualche giorno fa è stato trasmesso di nuovo in Tv in omaggio alla scomparsa del grande Luis Sepúlveda, lo scrittore cileno che ci ha lasciato il 16 aprile 2020 dopo una lunga battaglia contro il Covid-19. Per chi si fosse perso la messa in onda su Italia 1, segnaliamo dunque dove vedere La Gabbianella e il Gatto di Enzo D’Alò online, così da ricordare l’autore scomparso o semplicemente per rivivere il film d’animazione italiano più di successo della storia.
Per vedere La Gabbianella e il Gatto online ci sono tre possibilità:
- Netflix: Il servizio di streaming più famoso al mondo ospita il capolavoro di Enzo D’Alò; qui è anche possibile scaricarlo per la visione offline.
- Infinity: Anche su Infinity è possibile guardare La Gabbianella e il Gatto; anche questo è un servizio con abbonamento come Netflix.
- Mediaset Play: La visione su Mediaset Play purtroppo è limitata: fino al 23 aprile 2020, però, sarà possibile rivedere il film gratuitamente.
Questa la sinossi ufficiale utilizzata per il ritorno del film al cinema un anno fa:
È un giorno come tanti per il gatto Zorba quando improvvisamente una gabbiana, avvelenata da una macchia di petrolio nel mare, precipita nel suo giardino, e in punto di morte, gli affida il proprio uovo strappandogli tre promesse: di non mangiarlo, di averne cura finché non si schiuderà e di insegnare a volare al nascituro. La gabbianella orfana viene battezzata Fortunata dall’intera comunità dei gatti. La piccola dovrà imparare a conoscersi e capire di non essere un gatto, prima di imparare a volare.
Il film è ispirato al best-seller di Luis Sepúlveda “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” (Guanda Editore) ed è sceneggiato da Enzo d’Alò con Umberto Marino. Al doppiaggio ricordiamo le voci di Carlo Verdone nel ruolo di Zorba il Gatto, di Antonio Albanese in quello de il Grande Topo e dello stesso Sepúlveda in quello del poeta.
La colonna sonora vanta grandi collaborazioni con artisti italiani come“Siamo Gatti” cantata da Samuele Bersani, “So volare” da Ivana Spagna, “Duro lavoro” da Gaetano Curreri e Antonio Albanese e “Il canto di Kengah” da Leda Battisti.