Non poteva mancare a View Conference 2018 la magia di Coco, l’amatissimo film Pixar che l’anno scorso ha conquistato i nostri cuori e ci ha fatto piangere tutte le nostre lacrime, conquistando poi meritatamente la statuetta al Miglior film animato agli Oscar 2018.
A presentare l’impressionante lavoro fatto dai Pixar Animation Studios sull’universo di Miguel c’era Danielle Feinberg, direttrice della fotografia del film con una carriera in Pixar di ormai oltre vent’anni, avendo iniziato da Toy Story 2. Come direttrice della fotografia, prima di Coco, si è occupata di Wall-E e di Ribelle – The brave.
La sua presentazione, guidata attraverso immagini, test per l’animazione e concept art, si è concentrata soprattutto sul creare la cosiddetta “believability”, ovvero la credibilità di questo mondo parallelo dei morti, che pur essendo immaginario deve reggersi su regole ben definite e soprattutto coerenti in tutti i momenti del film. Per questo motivo gli artisti Pixar hanno dovuto porsi, prima ancora di iniziare a realizzare il film, domande come: come si muovono gli scheletri?; hanno gli occhi, le palpebre?; come vengono tenute insieme le ossa?; come potrebbero smembrarsi e poi riassemblarsi in maniera divertente e non spaventosa? È stato necessario pianificare anche i minimi dettagli: per esempio, gli scheletri non possono morire, perciò nel mondo dei morti non ci sono misure di sicurezza come parapetti o corrimano sulle scale. Si tratta di particolari che sembrerebbero nascosti, ma che inconsciamente aiutano lo spettatore ad immergersi nell’universo fantastico di Coco e a ritenerlo credibile.
Una delle sequenze più difficili da realizzare secondo la Feinberg è stata quella del cimitero durante il Dia De Los Muertos. Nel corso dei loro viaggi in Messico, gli artisti hanno notato che i cimiteri messicani sono sempre illuminati da centinaia di candele, un problema non da poco da realizzare al computer. Hanno ripreso perciò la tecnologia sviluppata per la scena delle lucciole di Il viaggio di Arlo, che ha permesso loro di illuminare tantissimi puntini per creare le candele. “Il cimitero è stato difficile”, ha raccontato Danielle Feinberg, “ma poi ci è sembrato una passeggiata in confronto all’illuminazione del mondo dei morti! Il production designer ha voluto mettere luci in ogni angolo delle strade e degli edifici, cosa che ci ha fatto quasi impazzire. Alla fine però il regista è stato entusiasta del risultato. Non diciamo mai di no davanti a una sfida, cerchiamo sempre di trovare una maniera intelligente per risolvere il problema”.
La Feinberg ha poi concluso il suo discorso ricordando quanto sia stato importante per il tutto il team di produzione onorare il Messico, obiettivo che hanno raggiunto anche tramite l’aiuto di consulenti culturali. Il team, infatti, era quasi interamente americano: sentivano sulle spalle una grande responsabilità e avevano paura che il Messico non apprezzasse la pellicola. “Il regista Lee Unkrich è rimasto in piedi per due notti durante il primo weekend di proiezione cercando recensioni negative”, ha ricordato la direttrice della fotografia. “Ma non ne ha trovata nemmeno una. Il primo weekend gli incassi non erano stellari, poi il passaparola si è diffuso in Messico e il film in breve è diventato un fenomeno culturale”.
Alla domanda dal pubblico “ci sono stati commenti negativi di qualche tipo?”, la Feinberg ha risposto che gli unici commenti negativi sono stati relativi alla presunta rivalità con Il Libro della Vita, film animato di Jorge Gutierrez uscito qualche anno prima. “Molti fan erano giustamente protettivi verso quel film anche perché il regista è messicano, mentre Lee Unkrich no. In realtà i due registi sono diventati molto amici e si sono sostenuti a vicenda. Per noi, Coco è la prova che tutti possono raccontare storie anche di diverse culture, l’importante è farlo con rispetto e autenticità”.