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Recensione: Frozen 2 Dietro le quinte è un monumento ai professionisti dell’animazione

Al principio del documentario Frozen 2 Dietro le quinte, la regista Jennifer Lee afferma: “Non c’è mai stato un film Disney con così tante aspettative alle spalle”. Per chi conosce un minimo di storia Disney potrebbe sembrare un’uscita un po’ esagerata: in passato ci sono stati altri titoli da cui sono dipesi il futuro e la sopravvivenza dello studio, come Cenerentola, La Carica dei 101, La Sirenetta, e in tempi più recenti probabilmente Rapunzel. Ma a ben guardare su nessuno di questi film poggiava un franchise da miliardi di dollari, con merchandise e licensing già accordati cinque anni prima, progetti nei parchi a tema da qui al prossimo decennio, e soprattutto con la devozione già assicurata di bambini, bambine e fan di tutto il mondo. Per certi versi, è proprio il capitolo due il più difficile di tutti: più alta è la posta in gioco, più si moltiplicheranno i paletti, le richieste e le pressioni, e più sarà complicato per i filmmaker realizzare il “loro” film, e non il film del pubblico (o dello studio).

Togliamoci dunque subito il sassolino dalla scarpa: Frozen 2 Dietro le quinte non è il making of più bello che abbiamo visto in casa Disney, la quale – almeno nei tempi d’oro dell’home video – viziava i suoi fan con contenuti davvero di altissimo livello. Tuttavia, proprio per la sua natura episodica, è forse il più esauriente, e ha il grande pregio di non essere un monumento al film stesso, bensì ai professionisti che lo hanno realizzato. La docuserie infatti ci accompagna non solo negli uffici, ma letteralmente nelle case degli animatori, dei tecnici e dei supervisori, raccontandone per quanto possibile anche le vicende personali, la quotidianità, la famiglia, la vita oltre lo schermo del computer. Tutti i reparti hanno il loro momento di gloria: i disegnatori, i concept artist, gli sceneggiatori e i registi, ma anche i responsabili dei VFX, i costumisti, i responsabili del sonoro, dell’editing e persino delle orchestrazioni.

Il documentario è sicuramente un contenuto promozionale per il film, tuttavia Frozen 2 Dietro le quinte mantiene una certa onestà intellettuale, racchiusa specialmente nella figura di Jennifer Lee. In questo senso, è un piacere vedere alla guida dei Walt Disney Animation Studios una leader dal comportamento più emozionale: Lee dirige con sensibilità e con il cuore, mette al centro la componente umana ed emotiva di cui ha dimostrato di essere maestra nei suoi film, e in generale non si fa problemi a sottolineare come fare animazione comporti anche anni di frustrazione, di pressioni, di deadline impossibili, di cancellazioni e riscritture, nonché di momenti in cui tutto sembra un gran caos e non si sa bene quale strada prendere. La vediamo commossa, esasperata, entusiasta, stanca, preoccupata: tutto questo non viene nascosto; al contrario nel corso dei sei episodi viene in qualche modo esaltato, a testimonianza del duro percorso necessario a portare al cinema un film Disney. Fare animazione – insomma – è faticoso, e questa verità apparentemente banale è forse il lascito più importante del documentario.

Ci sono poi molti spunti per decodificare ciò che abbiamo visto sul grande schermo, e seguirne la genesi è tutto sommato una perfetta conferma. Chi scrive, ad esempio, trova molto confusa la sequenza di Show Yourself (praticamente ogni alternativa proposta nel documentario – specialmente quella di Mike Giaimo e Brittney Lee – sembra migliore di quella che ci è toccata infine); confusione presto spiegata dal fatto che il concept è stato particolarmente complesso e si è trovata la chiave appena due settimane prima della deadline definitiva, con conseguente rush finale per completare la scena. E ancora, molto interessante constatare la continua tensione tra ricerca della sofisticatezza e necessità di semplificare a misura di bambino, fattore che porta spesso i lavori di Jennifer Lee a essere over explaining (emblematica l’aggiunta della battuta “Mother!” durante Show Yourself). Tutti terreni in conflitto facilmente riscontrabili nel film, che è un tentativo precario di tenere in bilico diversi registri e diversi obiettivi, forse proprio in virtù delle pressanti aspettative di cui si parlava in apertura.

Foto Frozen 2 Dietro le quinte: Courtesy of Disney+ Italy/The Walt Disney Company Italia

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Irene Rosignoli: