Ha un entusiasmo travolgente, sorride a tutti e riesce a stento a trattenersi dal rivelare tutti i suoi progetti futuri. Si vede lontano un miglio che Marc Haimes è innamorato del suo lavoro, e non poteva essere altrimenti visto che ha scritto uno dei film d’animazione più apprezzati di quest’anno: Kubo e la spada magica.
Durante il suo talk a View Conference 2016, lo sceneggiatore ha analizzato tutti i passaggi della stesura di uno script: dalla prima bozza fino alla consegna e alle correzioni degli editor, fornendo suggerimenti e consigli agli aspiranti scrittori in platea. Anche gli appassionati di animazione non sono rimasti a bocca asciutta grazie alla proiezione di bellissime clip tratte da Kubo, il nuovo film LAIKA in uscita in Italia il 3 novembre.
Successivamente Haimes ci ha raccontato qualcosa in più sul suo metodo di lavoro e sui suoi progetti futuri.
Qual è il tuo metodo di lavoro quando ti capita di lavorare su più progetti contemporaneamente?
Ogni scrittore ha una strategia diversa. Alcuni si dividono e lavorano al mattino a un progetto e alla sera ad altro, altri vanno a periodi. Io non sono così metodico e faccio ogni giorno quel che mi sento senza programmare in anticipo. Penso anche che sia positivo avere la capacità di sapersi distanziare dal proprio lavoro e prendersi una pausa ogni tanto.
I dialoghi di Kubo e la spada magica sembrano rivolti più agli adulti che ai bambini. Come mai questa scelta?
Ti confesso che la mia prima versione di Kubo era ancora più dark! Il mio background è quello dei film horror e sono semplicemente portato a scrivere così. Tuttavia penso che non bisogna aver paura di proporre ai bambini qualcosa di più adulto: non sono stupidi, ognuno capisce secondo la propria età. La cosa importante è che l’opera sia rispettosa di ogni età.
Può capitare che le difficoltà tecniche, per esempio nel realizzare la stop motion di Kubo, portino a cambiamenti di sceneggiatura?
Purtroppo sì. Ci saranno sempre scene che dovranno essere tagliate, fa parte del mio lavoro. A volte sono letteralmente costretto a uccidere le mie scene preferite, perciò adotto questa tecnica: se sospetto di dover tagliare qualcosa, lo faccio senza aspettare il regista e cercando di essere senza pietà. Certo, non è facile, però fare un film significa anche aver fiducia nel regista e negli altri collaboratori. A volte poi capita che una battuta non sia adatta a un determinato momento ma vada bene per un altro, perciò tengo le scene tagliate in un file chiamato “limbo” per vedere se posso riutilizzarle in altri punti.
Attualmente stai lavorando all’adattamento della graphic novel Nimona. In che modo i comics ti hanno influenzato?
Ho imparato a leggere su Tintin e Asterix. Anche se non sapevo leggere ero affascinato dai temi adulti che trattava il primo, mentre Asterix aveva dei giochi di parole e battute divertentissime. Da piccolo me li portavo dappertutto e ci dormivo anche la notte. Sono stati decisamente una parte essenziale della mia formazione come scrittore.
Per quanto riguarda Nimona, dopo aver finito Kubo sentivo di volevo scrivere un altro film d’animazione come quello e il mio manager mi ha fatto avere qualche meeting con dei produttori. In uno di essi mi hanno proposto Nimona con un entusiasmo tale che quando sono tornato a casa mi sono subito letto il fumetto in pdf. Dopo quattro pagine ne ero già perdutamente innamorato. Così ho chiamato il mio agente e gli ho detto che volevo assolutamente lavorarci. Ciò che mi affascina è il mondo medievale ma futuristico dove cavalieri e duelli convivono con social media e discoteche. Come regista hanno scelto Patrick Osborne, che tutti voi conoscerete per il cortometraggio Disney Winston. Non posso dire molto altro ma sono davvero entusiasta di questo progetto.
Sai già a cosa lavorerai dopo Nimona?
Sì, scriverò la sceneggiatura di The Girl who drank the Moon, un film d’animazione adattato dall’omonimo romanzo di Kelly Barnhill. Anche di questo progetto non posso dire molto, se non che il libro è magico e davvero emozionante, lo consiglio a tutti.