Frankenstein, o il moderno Prometeo è uno dei romanzi più noti della letteratura gotica. Scritta tra il 1816 e il 1817 da Mary Shelley, moglie del noto poeta Percy Bysshe Shelley, l’opera narrativa è entrata di diritto nell’immaginario collettivo comune grazie ai suoi due principali personaggi, ovvero il dottor Frankenstein e la creatura da lui creata.
Il successo del libro lo si deve in particolare al tema trattato, cioè la possibilità di infondere vita ad un cadavere, ed in particolare alla figura del mostro, simbolo della paura molto diffusa all’epoca nei confronti dello sviluppo tecnologico. Il mostro, spesso identificato erroneamente con il nome del suo creatore, affonda le sue radici nelle paure umane, infatti egli è l’esempio più lampante del diverso che suscita terrore nel prossimo.
Il romanzo, nato da un incubo avuto dall’autrice, dalla sua pubblicazione nel 1818 è stato grande fonte di ispirazione per cinema e televisione. Sin dal primo cortometraggio del 1910 di J. Searle Dawley sino a giungere ai giorni nostri, passando per le note pellicole degli anni ’30 e ‘40 della Universal con Boris Karloff nei panni del mostro, il moderno Prometeo è stato protagonista di molti film horror, parodie ed omaggi.
Tra le varie versioni del romanzo di Mary Shelley è da annoverare senza dubbio Frankenweenie. Autore dell’horror comedy che parodizza ed omaggia il film Franenstein del 1931 è il visionario Tim Burton, il quale nel 1984 dirige e scrive (insieme a Leonard Ripps) il cortometraggio con protagonista Barret Oliver (il Bastian de La storia Infinita).
La trama vede protagonista il giovane Victor Frankenstein, un ragazzo che si diletta a realizzare film in cui il suo cane Sparky è l’attore principale. Dopo che il cane viene accidentalmente investito da un auto in corsa, Victor impara a scuola l’effetto dell’elettricità sui muscoli. Il ragazzo decide così di mettere in pratica cosa ha imparato per riportare in vita il suo amato amico. Costruisce così elaborate macchie necessarie a far arrivare i fulmini a Sparky per riportarlo in vita. Se Victor è felice dell’esperimento riuscito, non lo sono i vicini, terrorizzati dall’animale zombie.
Si innescano così avvenimenti che portano lo spaventato vicinato a perseguitare Sparky, fino al finale in cui la folla inferocita capisce i propri errori ed accetta l’animale, il quale si innamora di una barboncina con un’acconciatura che ricorda, ironicamente, quella de La moglie di Frankenstein.
Nonostante la candidatura agli Oscar, Tim Burton fu licenziato dalla Disney. La casa di produzione infatti accusò il regista di aver sprecato le risorse aziendali e di aver dato vita ad un prodotto non adatto ad un pubblico di ragazzi. Il corto, che originariamente sarebbe dovuto arrivare al cinema nell’estate del 1984 con la riedizione de Il libro della giungla, ottenne la censura per il pubblico al di sotto dei 14 anni ed ebbe uno scarso successo di pubblico. Fu solo in seguito ai successi dei film del regista quali Beetlejuice – Spiritello porcello, Pee-wee’s Big Adventure e Batman che il corto venne distribuito in home video. Inoltre nel 1993 venne abbinato all’uscita di The Nightmare Before Christmas.
Nel corso degli anni il cortometraggio è divenuto un piccolo cult, e a distanza di 28 anni Tim Burton e la Disney hanno deciso di portare la storia al cinema, ampliandola. Così nel 2012 arriva nei cinema di tutto il mondo il film di animazione in stop-motion Frankenweenie.
Il film, girato interamente in bianco e nero come il cortometraggio, riporta sul grande schermo la tenera storia di amicizia tra il giovane Victor Frankenstein e il suo cane Sparky. Un progetto che Tim Burton ha dichiarato essere “qualcosa di personale”, in cui il regista ha mantenuto inalterato il cuore del prodotto originale, valorizzandolo con l’aggiunta di dinamiche sociali tipiche del mondo dell’infanzia.
Frankenweenie mantiene ed amplia anche l’aspetto parodico e di omaggio ai film della Universal sul mostro di Frankenstein, e non solo. La pellicola, come il corto, sin dalla comparsa del logo Disney nei titoli di testa rimanda alle produzioni cinematografiche del passato. Come se non bastasse tutti i personaggi presenti, a partire dal protagonista, richiamano non solo il romanzo della Shelley, ma presentano le tipiche caratteristiche dei personaggi dei già citati film. Così ritroviamo i personaggi di Igor e Reinfild, sintetizzati in Edgar, mentre gli attori Boris Karloff e Vincent Price sono alla base di Nassor e del Signor Rzykruski.
Un film in cui oltre al mostro di Frankenstein vengono anche omaggiati altri prodotti e personaggi cult della cinematografia, come Godzilla o Dracula, e dove il regista non risparmia rimandi alla propria carriera. Infatti non solo la fisicità dei personaggi ricorda quella dei protagonisti de La sposa cadavere – non a caso gli artisti sono gli stessi – ma la cittadina di New Holland ricorda la città dove si svolge Edward mani di forbice e richiama la Transilvania, evocata dal mulino sulla collina e dai temporali, reso egregiamente dalla fotografia e dalla scenografia che richiamano lo stile del cinema espressionista tedesco. Come se non bastasse con il suddetto film ha in comune molti temi, a partire da quello dell’amicizia e della paura del diverso.
Proprio l’amicizia (a tinte horror) è il tema principale di Frankenweenie. Un affetto quello tra Victor e Sparky più forte anche della morte. Perché si sa, l’amore non ha confini e vince ogni cosa. Una storia in cui trova spazio anche l’invidia dei compagni di classe del protagonista, che scoperto il segreto di Victor decidono di riportare in vita i propri animali domestici morti, con il solo scopo di vincere il primo premio del concorso di scienze scolastico. Andando così contro l’insegnamento del professore di scienze, il Signor Rzykruski: se uno scienziato non mette il cuore nel proprio esperimento le conseguenze potrebbero essere disastrose. E proprio l’assenza di sentimenti farà si che gli animali riportati in vita diventino dei mostri che minacciano la città, facendo diventare i giovani scienziati compagni di Victor i “veri” Frankenstein.
Unendo horror, amicizia e situazioni surreali Tim Burton ci regala un film commovente e divertente, capace di tenere lo spettatore con gli occhi sullo schermo per tutti gli 87 minuti di proiezione, grazie alla regia che ci porta nel pieno della vicenda. Da vedere assolutamente.