Come definire Frozen – Il regno di Ghiaccio?
Il primo pensiero che ho avuto a fine visione (escludendo salti di gioia ed entusiasmo vari) è stato quello di trovarmi davanti ad un Classico Disney impostato alla maniera degli anni ’90, aggiornato al XXI secolo.
In che modo però? Vedrò di spiegarlo.
“Anna è una giovane sognatrice, principessa di Arendelle, mentre sua sorella Elsa ne è la regina.
Il giorno dell’incoronazione però, il terribile segreto di Elsa viene fuori in tutta la sua potenza, e l’intero regno viene chiuso in un inverno senza fine. In condizioni estreme come quelle dell’Everest, Anna intraprende un epico viaggio in compagnia di un coraggioso uomo di montagna, Kristoff, e della sua fedele renna Sven alla ricerca della sorella.
Incontreranno creature fantastiche, come un buffo pupazzo di neve di nome Olaf, e combatteranno contro gli elementi della natura per salvare il proprio regno. E non solo.”
Ovviamente non vado avanti con il racconto, altrimenti rischierei una bella dose di SPOILER! Ma posso dirvi che, anche se la storia è un po’ prevedibile e con qualche rallentamento nella parte centrale (ma d’altronde in quale Classico Disney non è così?), alla fine scorre senza problemi, regalando intensi momenti di suspense e colpi di scena di tutto rispetto.
Inoltre con Frozen, i WDAS hanno portato avanti le innovazioni e lo stile sperimentato in Rapunzel e Ralph Spaccatutto, ottenendo risultati strabilianti!
La ricostruzione dei paesaggi e delle atmosfere è maniacale, e le architetture nordiche sono rese così bene che sembra quasi di poter toccare il legno di cui sono fatte.
I personaggi poi sono impressionanti. Le movenze, la mimica facciale raggiungono livelli quasi di perfezione, pur mantenendo un tratto cartoonesco tipicamente Disneyano.
Ma è nella colonna sonora che si nota una delle innovazioni apportate alla formula del Rinascimento Disneyano. Infatti, se normalmente il Classico Disney era improntato sull’alternanza tra canto e parlato, che scandiva il film; in Frozen si è puntato ad inserire tante brevi canzoni, che si vanno ad integrare perfettamente con lo svolgimento della storia (sul modello di Alice).
Non che non accadesse prima, ma in Frozen questa integrazione viene usata sistematicamente, per cui cantato e parlato si alternano senza spezzare la continuità dell’azione.. Effetto sottolineato dall’uso degli stessi doppiatori per il canto ed il parlato.
Una integrazione fatta così bene che, se si è rapiti dal film, non si nota il passaggio da una all’altra tecnica di recitazione.
C’è giusto una canzone forse un po’ debole, ma niente di cui preoccuparsi, soprattutto se controbilanciata da canzoni d’impatto come “Let it go”, “Vuelie” e “For the first time in forever”
Spendiamo infine alcune parole sul terrore di molti: il doppiaggio italiano.
Possiamo dire che durante la proiezione ogni dubbio che avevamo è letteralmente evaporato via!
Il cast vocale è ottimo, e la resa delle voci “su schermo” (talent inclusi!) è egregia.
Serena Rossi è stata una rivelazione, e per quanto si senta che non è una professionista, ci ha regalato una performance ed una caratterizzazione di Anna fantastica.
Anche Serena Autieri (Elsa) e Enrico Brignano (Olaf) ci regalano una buona recitazione, per quanto con, per fortuna, poche cadute di stile nel parlato.
Nulla da eccepire riguardo le voci degli altri personaggi comprimari, come Paolo de Santis (Kristoff) e Giuseppe Russo (Hans).
Tutti promossi invece nel cantato.
Ovviamente non si raggiungono i livelli della versione inglese con Idina Menzel e Kristen Bell, ma le voci italiane danno una eccellente prova di sé, forse con una impostazione un po’ più lirica (soprattutto l’Autieri).
Anche l’adattamento italiano delle canzoni è ottimo, e questa volta registra molti più alti che bassi, malgrado siano ancora presenti all’interno delle canzoni versi non proprio felici (alla “la tristezza non c’è più”), e qualche canzone riadattata lascia molto a desiderare… (la canzone iniziale dei tagliatori di ghiaccio).
L’unico mio rammarico in tutto il film è forse il poco approfondimento delle relazioni che intercorrono tra i vari personaggi comprimari.
Fermi restando che la protagonista del film è Anna, insieme alla sorella Elsa, avrei sperato in una maggiore presenza nel film di Kristoff ed Hans. Sia chiaro, non che nel film manchi! La storia funziona benissimo così com’è, solamente mi sarebbe piaciuto u
E per quanto ci sia in giro un certo sentimento di odio, Olaf regala momenti di comicità genuina, senza il cosiddetto “Toilet – humor”.
In conclusione, un Classico Disney di tutto rispetto!
Da vedere!
Perfettamente in linea con la sintesi tra vecchio e nuovo che caratterizza Frozen è anche il cortometraggio che precede il film nelle sale “Tutti in scena” (Get a Horse).
Il corto inizia come un corto Disney originale degli anni ’30, atmosfera intensificata dall’uso (nella versione inglese) della voce dello stesso Walt Disney, recuperata tramite montaggi audio! Topolino è nel bel mezzo di una gita in allegria con i suoi compagni di sempre Minni, Orazio e Clarabella, quando l’acerrimo nemico Gambadilegno arriva a rovinare la festa. Nel tentativo di rapire Minni, Gambadilegno lancia Topolino contro lo schermo, che improvvisamente si buca trasformando il corto in un meraviglioso ibrido tra un bianco e nero 2D “d’epoca” e una moderna produzione a colori in CGI!
La compresenza delle due tecniche e il continuo passaggio da una tecnica all’altra durante tutta la durata del cortometraggio stupisce e celebra allo stesso tempo la semplicità del disegno a mano del passato e la tecnologia del presente. Nei soli 7 minuti di durata del corto vediamo come i realizzatori abbiano voluto affermare che la tradizione Disney e le innovazioni di oggi possano armonizzarsi per dare avvio a una nuova gloriosa era di rifioritura dell’animazione degli studi Disney.