Il grande successo di Frozen – Il Regno di Ghiaccio ha confermato l’amore da parte del pubblico di tutte le età per una formula che da sempre contraddistingue le produzioni Disney: quella del musical.
Abbiamo apprezzato molto i tre interpreti principali delle canzoni nella nostra lingua (Serena Rossi, Serena Autieri ed Enrico Brignano), e ci sembra ora doveroso dedicare uno spazio alla figura dell’adattatore dei testi musicali, che con il suo lavoro contribuisce a rendere questi brani indimenticabili. Abbiamo dunque rivolto alcune domande a Lorena Brancucci, che da 13 anni si occupa di tradurre le canzoni Disney nella nostra lingua.
L’intervista è in collaborazione con i nostri amici del Disney Digital Forum, che vi invitiamo a visitare. Ringraziamo in particolare l’utente Daydreamer/Alessio per la formulazione di alcune domande.
Come è possibile leggere sul suo sito web http://www.lorenabrancucci.it/, Lorena Brancucci nasce a Roma il 03 gennaio 1977 ed inizia a studiare canto e pianoforte sin dall’ infanzia. Cresciuta negli studi di registrazione Disney, presta la sua voce per il canto a diversi personaggi, tra cui la leonessa Nala in Il Re Leone. In seguito, grazie alla guida del Maestro Ermavilo, si avvicina al mondo dell’adattamento. Dal 2000 è ufficialmente la paroliera e adattatrice di tutte le produzioni Disney. Per maggiori informazioni vi consigliamo di visitare la sezione “Lavori” del suo sito web.
“Frozen – Il Regno di Ghiaccio” recupera la grande tradizione dei musical Disney e fa delle canzoni il suo punto di forza. Ci siamo accorti però che nella nostra community sempre più persone, pur apprezzando molto la versione italiana, chiedono e ascoltano le canzoni anche in lingua originale. In un mondo in cui l’inglese viene insegnato fin dalle scuole elementari, perché secondo Lei è ancora importante tradurre, adattare e ridoppiare i film Disney? Per il nostro Paese è solo una questione di tradizione oppure è diventata un’arte a sé stante?
Il doppiaggio delle canzoni nei cartoni animati (non solo quelli firmati Disney) è di enorme importanza ancora oggi, proprio in considerazione del pubblico che ne usufruisce maggiormente. Le canzoni sono, da sempre, uno dei metodi più utilizzati per far sì che, nella delicata mente di un bambino, un messaggio resti più impresso e sia più semplice da capire. Il bambino che ascolta la canzone, impara il testo e recepisce il messaggio in esso contenuto, prima ancora di accorgersi che sta imparando qualcosa e, oltre tutto, lo fa divertendosi. La Disney, da sempre, utilizza le sue canzoni come degli “story point”, ossia come stralci di film veri e propri, ai quali affidare, spesso, proprio le scene di primaria importanza della storia. Come potrebbero restare i bambini se, proprio in quei momenti, non riuscissero a capire che cosa succede? Si sentirebbero esclusi, delusi e probabilmente mortificati e tutta la gioia di vedere il cartone si esaurirebbe immediatamente. Immaginate di vedere un film bellissimo, il cui esito finale è descritto tutto nel testo di una canzone, cantata in una lingua a voi sconosciuta. Cosa pensereste? Provate a pensare di ascoltare la suddetta canzone senza sottotitoli. (Non bisogna dimenticare, infatti, che il bambino non legge i sottotitoli, perché anche quando impara a leggere, sono per lui troppo veloci per recepirli e gli impediscono di seguire quello che sta accadendo nelle immagini. Se provasse a leggerli, si perderebbe la gioia di gustarsi il video). Non ne restereste delusi?
E’ vero che i film Disney sono sempre più amati anche dal pubblico adulto, ma i loro principali destinatari restano i bambini ed è con i loro occhi che dobbiamo immaginare di vedere un film, per capire che cosa sia giusto fare.
Quando si approccia all’adattamento di una canzone Disney, quali sono le urgenze che sente più Sue? Fedeltà al testo originale, lipsynch o altro ancora?
Il lipsynch, nell’era del 3D, è sicuramente di primaria importanza, perché rende il prodotto “credibile” proprio agli occhi dei bambini, oltre a renderlo “bello e piacevole da guardare” agli occhi di un adulto. Il bambino piccolo vede nel personaggio del cartone animato un essere reale e pensa che sia lui a parlare. Se il soggetto pronuncia una “A”, mentre la sua bocca si mette in posizione da creare una “O”, quale credibilità ha?
Questa esigenza è avvertita nelle canzoni molto più che nei dialoghi, perché mentre durante i dialoghi la bocca si apre e chiude in modo molto rapido e difficilmente dà modo di far capire i suoi movimenti, nella canzone, durante la quale, oltretutto, ci sono moltissimi primi piani, ci sono delle note tenute molto a lungo, dove il lipsynch è davvero evidentissimo. Trascurarlo sarebbe un grave errore. Non parlo solo delle vocali finali, ma anche delle consonanti, come labiali e dentali che, ormai, ad uno sguardo attento, si distinguono perfettamente.
Il significato originale della canzone è, altresì, molto importante, ma poiché inglese ed italiano sono lingue completamente diverse (la prima ha l’immenso vantaggio di avere un’infinità di parole brevi e tronche, che invece sono rarissime nella seconda) è impensabile sperare di mantenere le stesse parole all’interno della stessa frase, quindi la cosa davvero importante è che resti inalterato quantomeno il senso generale della canzone inglese.
Elsa, in Frozen “tramonta come il sole per poi sorgere all’alba”, perché la canzone originale parla della sua rinascita come persona. “Il resto è storia, ormai, che passa e se ne va”, sta ad indicare il taglio netto col passato, dal quale lei adesso vuole fuggire, per riappropriarsi finalmente della propria libertà. Quando Anna canta “Ora tu mi manchi troppo”, le parole – in synch con i movimenti della sua bocca – vogliono evidenziare lo strazio di una ragazza disperata, che si sente sola al mondo e cerca il conforto dell’unico affetto che le sia rimasto. Tale strazio, altro non è se non proprio lo stato d’animo che la canzone originale mira ad esprimere.
Insomma, la scelta dei termini e dei costrutti della frase sarà quindi indirizzata a mantenere il messaggio contenuto nella canzone, ma facendo in modo che synch, metrica musicale e rime siano sempre rispettati anche nella nostra lingua.
Nel Suo sito web parla di “commistione tra fedeltà al testo originale ed estro creativo personale”. In cosa consiste l’apporto personale del paroliere?
L’apporto personale del paroliere consiste proprio nel ricercare la miglior commistione possibile tra le esigenze di cui abbiamo parlato. Si tratta di capire dove sia meglio rispettare il synch, sebbene un po’ a discapito dell’originale e dove invece, viceversa, il synch sia meno evidente e sia meglio quindi dare maggiore rilievo al significato letterale. Il paroliere deve, inoltre, saper scegliere termini adatti al pubblico destinatario, tra quelli più comodi da cantare per il solista o per il coro (a parità di significato, si privilegiano termini che, messi in metrica musicale, agevolino i cantanti) e, ove occorra, anche trovare giochi di parole o battute che possano sostituire nel miglior modo possibile quelle originali. In conclusione, si tratta di rielaborare il brano originale, rispettandolo il più possibile, ma rendendolo adatto alla lingua italiana, al contesto ed all’età del pubblico. Il fatto che detta età sia, nel caso dei film Disney, così varia, (si spazia dal bambino piccolissimo all’anziano), rende, ovviamente, il compito ancor più arduo. La Disney ha infatti il pregio di esprimere, accanto a dei concetti comici e ludici, anche dei messaggi intensi ed importanti, che non vanno quindi mai sminuiti in alcun modo, ma li destina a soggetti tra i più svariati, dunque occorre fare in modo che possano arrivare dritti al cuore, in qualunque fascia d’età il destinatario si trovi. A volte si userà un termine più “tenero” e l’adulto avrà la pazienza di tollerarlo, senza liquidarlo come “banale”, altre volte uno più complesso e, sempre l’adulto, dovrà avere la pazienza di spiegare al bambino cosa voglia dire (così il bambino impara un termine nuovo). Ma in nessun caso verrebbero mai utilizzate terminologie astruse o complesse, né tantomeno inadeguate ad un pubblico di minori. Esiste infatti una rosa di termini, nel mondo Disney, che ci è assolutamente preclusa e non bisogna dimenticare che alla base del successo di questi prodotti c’è anche la semplicità e la fruibilità degli stessi.
Nell’adattamento di una canzone influisce anche l’artista che la interpreterà nel film, o le voci vengono scelte in seguito? Pensiamo ad esempio a “All’Alba Sorgerò” cantata da Serena Autieri in “Frozen – Il Regno di Ghiaccio”…
La scelta dei cantanti, in genere, non influisce sul testo della canzone, ma può capitare di modellare un testo in base anche alle caratteristiche vocali del cantante. Se è un bimbo molto piccolo a dover cantare, ad esempio, si evitano tutti i termini che farebbe fatica a pronunciare in modo corretto. Se un cantante deve sostenere una nota particolarmente acuta o bassa e predilige, per riuscirci, una certa vocale piuttosto che un’altra, sarà mia premura accontentarlo.
Il senso profondo di questo lavoro è, in estrema sintesi, quello di provare a trovare, tra mille ostacoli, una soluzione che riesca, il più possibile, a mitigare tutte le molteplici esigenze che ho finora rappresentato.
Non esiste bacchetta, né formula magica ma, se ci si riesce… la magia Disney diventa realtà! E poiché questo lavoro lo si può fare solo se si ha una sconfinata passione… per quanto mi riguarda, non c’è gioia o soddisfazione più grande.
Ringraziamo Lorena Brancucci per la disponibilità dimostrata e gli amici del Disney Digital Forum per il loro contributo!