Ecco a voi la seconda parte dell’ approfondimento su Fantasia e Fantasia 2000 a cura di Lorenzo Dottorini di The Rainbow Connection – Muppets’ Italian Fanpage.
Se vi siete persi la prima, potete recuperarla qui.
Walt avrebbe voluto un continuo aggiornamento del lungometraggio: desiderava che in futuro potesse essere riproposto nelle sale con nuovi contenuti, nuovi segmenti che andassero ad aggiungersi a quelli già esistenti o a sostituirli. Purtroppo l’idea non fu portata avanti, almeno non prima del 1991 quando Roy E. Disney, suo nipote, avviò il progetto di Fantasia 2000, un lungometraggio celebrativo per i 40 anni dell’originale e per l’entrata nel terzo millennio. La lavorazione fu lunga ben 8 anni, non senza complicazioni. Una su tutte il tentativo di completare il cortometraggio progettato nel 1945 da Salvador Dalì e John Hench, i cui appunti però erano assolutamente impossibili da decifrare, portando quindi i lavori di completamento oltre il termine fissato (il cortometraggio è stato poi rilasciato nel 2003 sotto il nome di Destino).
Una parte della critica cinematografica, forse troppo critica, ha giudicato il film del 1999 come un prodotto scadente, senza grande originalità, che commemora l’innovativo lungometraggio del 1940 senza però spingersi oltre, cosa che Walt avrebbe fatto e con grande successo.
Invero la pellicola è costruita in maniera assolutamente analoga a quella del ’40 (ad esempio entrambe mostrano in apertura una sequenza astratta e psichedelica) avvalendosi, come novità, soltanto della presenza di alcuni volti famosi che avevano collaborato già in passato con la Disney (Angela Lansbury, Steve Martin e Bette Midler, ad esempio) che presentano i vari segmenti del film.
In realtà, però, oltre all’omaggio (dovuto?) al capolavoro di Walt rappresentato dalla riproposizione del segmento de “L’Apprendista Stregone”, c’è più di una sequenza degna di nota: come non pensare che il volo di megattere alate su “I Pini di Roma” di Respighi non sia un’opera ispirata da un tour nelle profondità del mondo della fantasia? Così come la freschezza e allegria del fenicottero che gioca con uno yo-yo sulle note de “Il Carnevale degli Animali” di Saint-Saëns o la bellissima storia di distruzione e ricostruzione narrata sul brano si Stravinskij “L’Uccello di Fuoco”.
Ma universalmente il primato di opera assolutamente oltre ogni barriera imposta dall’immaginazione va al cortometraggio ispirato al brano “Rapsodia in blu” di George Gershwin che racconta la frenetica quotidianità di 4 persone della New York della Grande Depressione, che, alla fine, riescono a trovare la loro felicità. Probabilmente l’ingrediente vincente è la grande ricerca di sperimentazione che, vedendo il corto, è palese, anche solo considerando lo stile inusuale del disegno, ispirato a quello di Al Hirschfeld, famoso artista e caricaturista statunitense. La parte della critica cui si accennava prima, guarda questo segmento con rimpianto, vedendo in esso cosa sarebbe potuto essere Fantasia 2000.
Eppure grandi esperimenti si sono fatti. Non ultimo l’utilizzo dell’animazione in CGI, seppur come supporto per quella tradizionale, che approda per la prima volta in un Classico Disney (ricordiamo che l’anno dopo sarebbe uscito Dinosauri, il primo in assoluto dei Classici completamente realizzato con questa tecnica) . È sì abbastanza rudimentale, soprattutto se paragonata a quella già collaudata dei Pixar Animation Studios in Toy Story, ma è pur sempre un inizio e, se oggi parlando di Frozen – Il Regno di Ghiaccio restiamo incantati dal livello di perfezione raggiunto nel riprodurre paesaggi e figure umane, è anche grazie al germe seminato dai WDAS nel loro 38° Classico.
Fantasia non è quindi solo un film d’animazione. Occupa assolutamente un posizione di rilievo nella storia degli studi di animazione Disney. È ciò che, forse, meglio rappresenta l’indole stessa degli studios. È molto difficile pensare che qualcuno possa comprendere il vero significato della magia Disney senza addentrarsi in questo “mondo” fatto di così tante cose. Perciò è importante che si punti sulla realizzazione di un nuovo Fantasia, più moderno magari, che possa affascinare anche le nuove generazioni tra le quali i due film precedenti non riscuotono più il successo di una volta. Questi anni sono difficili, il mondo è in continuo cambiamento e non dà alcuna certezza, soprattutto per i più piccoli, che dovrebbero avere praterie da esplorare nel loro futuro. Abbiamo bisogno di sognare, proprio come 73 anni fa.
E poi sarebbe importante produrre un terzo capitolo per poter riscattare le critiche troppo critiche che hanno, anche se non del tutto, demolito Fantasia 2000. C’è bisogno che il mondo capisca che questi film sono molto più che semplice “rappresentare con colori e disegni la musica”. Sono creatività, sperimentazione, se vogliamo anche coraggio. E proprio una mossa così coraggiosa sarebbe un passo cruciale per dichiarare definitivamente gli studios fuori dalla crisi attraversata negli ultimi anni. Significherebbe spingersi ancora più al di là dei traguardi raggiunti da Walt e ricalcati poi nel 1999, abbattendo, qualora fosse possibile, anche il limite della fantasia stessa. Sarebbe, come scritto all’inizio, un tuffo totale nel più profondo abisso nella magia, con la quale Walt riusciva a comunicare quasi senza alcuna interferenza. D’altronde in entrambi i lungometraggi, egli si specchia, o per meglio dire, il suo cognome si specchia nel nome dello stregone Yen Sid.