Recensione a cura di Tiziano Scricciolo
“C’è il mondo da salvare! Un’altra volta!”. È con queste parole che comincia la nuova storia di Pikappa, incarnazione futuristica del noto Paperinik, che dopo il successo rivoluzionario riscosso negli anni novanta è tornato, ed è oggi uno degli ospiti di punta pubblicati periodicamente su Topolino. Questa quinta storia della “nuova era” (PKNE secondo i Pkers), intitolata Il Marchio di Moldrock, ha l’arduo compito di arrivare narrativamente dopo l’attesissima Cronaca di un Ritorno di un comprimario storico che ci aveva lasciati durante la prima serie, Xadhoom, ma anche quello di cominciare a tirare le fila di tutto l’arco narrativo gestito dalla coppia Artibani/Pastrovicchio. La varietà di eventi, comprimari e susseguirsi di colpi di scena proposti in questa terza avventura è in grado infatti di dettare il ritmo per la ridefinizione attuale dello status quo del Pikappa moderno.
La trama riprende da dove l’avevamo lasciata con Il Raggio Nero. Moldrock è fuggito dalla prigione pentadimensionale che Everett Ducklair aveva ideato appositamente per imprigionarlo ed è deciso a ritrovare chi lo ha rinchiuso, vendicarsi, e tornare a regnare incontrastato su Corona, pianeta di cui sia lui che Everett sono originari. Ma per farlo si rivolge a Pikappa, incaricandolo di adempiere alle sue richieste in cambio della salvaguardia di una Paperopoli oramai isolata e sotto assedio da parte dei guerrieri dell’Orda.
La storia si inserisce in maniera perfettamente coerente all’interno dello stile e dei criteri adottati da questo rinnovato filone narrativo. Non più solo un mondo a sé stante, ma parte integrante del settimanale Topolino, il “nuovo” Pikappa ci mostra per esempio il cast dei personaggi nel loro contesto quotidiano, integrando alla perfezione i comprimari del Papero Mascherato con quelli più classici delle storie della famiglia dei paperi Disney. Queste due anime convivono in maniera inedita, ma estremamente organica e piacevole, anche quando Zio Paperone e i paperopolesi compaiono per poche scene, oppure quando hanno pochissime battute a loro disposizione.
L’ampio utilizzo fatto da questo ventaglio di personaggi, attraverso anche la loro crescita e il loro cambiamento di status quo, mostra la ricerca di un linguaggio di scrittura e dei tempi che ben si adattano alla rivista con il formato ad episodi settimanale. Il tutto trova una sua giusta dimensione, anche grazie a questa gestione ampiamente corale, in grado di utilizzare al meglio tutti i comprimari e di trasmettere una visione d’insieme di questo Universo, che progressivamente, grazie alla ridefinizione del cast e degli scenari, acquista di forza anche nella natura a cadenza episodica.
Artibani, dopo due storie in cui sono stati introdotti personaggi, scenari e situazioni perlopiù nuove, comincia a darci alcune risposte, ricollegando la continuità della saga esattamente dove si era interrotta alla fine della seconda stagione, mischiando saggiamente personaggi inediti e storici annunciati ritorni. Il tutto sembra pronto per portarci alla conclusione di quel processo di ridefinizione di Pikappa e del suo mondo attuale, avviatasi nel 2014 con la scommessa commercialmente non scontata e difficile di Potere e Potenza, e che giungerà a compimento con la prossima ed ultima storia dell’autore.
Dal punto di vista grafico, si continua ad alzare il livello dell’asticella della sperimentazione permessa dal formato della rivista. Per quanto a volte ingombranti, le gabbie delle pagine sono gestite davvero con una grande varietà, e il ritmo, diluito tra le pagine in quattro parti della storia, permette disegni e sequenze cinetiche più approfondite che sono vere e proprie esperienze di godimento visive. Il tratto di Pastrovicchio infatti è ancora più essenziale e dinamico, aggressivo e maestoso, regalandoci profili e figure massicce ed imponenti e dal taglio cinematografico, quasi eccessivo, ma anche dettagliati ed intensi primi piani, altamente descrittivi e molto emozionanti.
Il tutto giocando su uno spettro di colori ben definiti e caratterizzanti, curati come al solito dal leggendario Max Monteduro. Se l’utilizzo di vignette monocromatiche ( tipico della prima serie di PKNA ) è ridotto al minimo, in compenso l’esplorazione graduale di alcuni colori, associati in maniera netta ad alcuni personaggi ed ambienti (come ad esempio il verde acqua ed il viola per la Fondazione Ducklair e per Hicks) è davvero azzeccata. Questa scelta permette una caratterizzazione immediata e nettamente riconoscibile stilisticamente rispetto ai lavori precedenti.
In conclusione, la terza avventura del nostro Papero Mascherato preferito ad opera di Artibani e Pastrovicchio mette in scena una formula che ha saputo consolidarsi nel tempo, interrogandosi su linguaggio e sugli stili giusti da adoperare, riuscendo nel difficile tentativo di rinnovare e rigenerare interesse per un mondo che ha dimostrato di avere ancora molto da raccontarci.