Recensione di Irene Rosignoli e Lorenzo Dottorini
The Peanuts Movie, o Snoopy & Friends – Il film dei Peanuts, come è stato intitolato qui in Italia, è il primo prodotto originale con protagonisti i celebri personaggi di Charles Schulz realizzato dopo la morte dell’autore. Un enorme rischio, soprattutto perché lo stesso fumettista lasciò ai posteri un testamento in cui chiedeva espressamente di far morire i Peanuts con lui e di non affidare la scrittura delle strisce a nessun altro autore dopo la sua scomparsa. Il film nasce con intento celebrativo: sono passati, infatti, 65 anni dalla prima striscia e 50 anni dal primo special tv. Per onorare l’importante anniversario, Craig e Bryan Schulz, rispettivamente figlio e nipote di Charles, hanno sostenuto i Blue Sky Studios e la Fox nella creazione di questo lungometraggio in 3D.
Bisogna fare una doverosa premessa: Snoopy & Friends è un film per bambini. Si doveva necessariamente ampliare il target, bisognava per forza eliminare il cinismo e alcuni aspetti di critica sociale più “adulti” per costruire un film per tutti. Era dunque necessario concentrarsi su altre caratteristiche che fanno dei Peanuts i Peanuts: la semplicità, la quotidianità, i tipici siparietti e in generale la caratterizzazione dei personaggi. L’operazione è stata compiuta con molta cura e tutto è come e dove deve essere: Charlie Brown non riesce a far volare l’aquilone, Lucy dispensa improbabili consigli dal suo stand di psichiatra, Piperita Patty dorme in classe e Snoopy sogna di inseguire il temibile Barone Rosso. Ed è qui forse che sta l’inghippo, perché Snoopy & Friends è un grandissimo omaggio in cui i lettori potranno riconoscere e ritrovare situazioni e personaggi che amano, ma non è il film dei Peanuts.
L’impressione è che la storia (o meglio la lunga serie di gag che tentano di riproporre sullo schermo il sistema e i tempi di una striscia) sia al servizio dello stile e dell’animazione per confezionare un prodotto che possa accontentare tutti, e nello specifico far ridere e intenerire i bambini e colpire l’appassionato con la fedeltà del design. La componente estetica è infatti incredibile: gli espedienti escogitati dagli artisti della Blue Sky per trasportare lo stile di Schulz in CGI sono sbalorditivi; sembra realmente di vedere il fumetto prendere vita, grazie anche a intercalazioni in 2D, vettori di movimento a matita, baloon e altri segni grafici tipici della carta stampata. A voler essere completamente onesti bisognerebbe dire che dallo studio che continua a produrre innumerevoli Ere Glaciali non ci si aspettava un tale livello di sperimentazione. Intendiamoci, non è necessariamente un male che la storia sia al servizio dell’animazione e non viceversa: grandi film Disney come La Bella Addormentata sono costruiti sullo stesso principio, e sono capolavori. Qui la sostanza narrativa però è davvero poca, e la vera e propria trama è incentrata su un Charlie Brown eroe dell’ordinario, che solo in parte corrisponde davvero al personaggio di Schulz.
Forse il tutto avrebbe funzionato meglio con una struttura a episodi, che avrebbe permesso di mantenere una maggiore fedeltà ai ritmi delle strisce e di approfondire gli altri personaggi. Difatti, l’intera vicenda ruota intorno a Charlie Brown (e in parte a Snoopy), lasciando Lucy, Linus, Sally e gli altri a fare da (ottime) comparse. Il personaggio che subisce il peggiore trattamento, tuttavia, è proprio lo Snoopy del titolo. Fatta eccezione per le scene ambientate nella sua immaginazione, in cui il bracchetto vive mirabolanti avventure per salvare la cagnolina Fifi dal Barone Rosso, Snoopy… non è Snoopy. Il suo ruolo è quello della mascotte che continua a spuntare qua e là nei momenti più impensati per fare qualcosa di divertente o di dolce con lo scopo di far intenerire il pubblico. Insomma, Snoopy è lo Scrat di turno.
In conclusione, l’idea che ci ha lasciato The Peanuts Movie è che si sia scelto di portare sullo schermo un brand piuttosto che il fumetto di Schulz. Questi non sono i Peanuts dai lunghi monologhi e dialoghi ispirati e profondi, che finiscono per essere smontati nell’ultima vignetta/scena dandoci modo di vedere tutte quelle belle parole e la contemporaneità con distanza o ironica amarezza. Sono Peanuts comici, ottimi entertainers più che acuti osservatori dei nostri tempi. Questi Peanuts sono i Peanuts che troviamo stampati sulle magliette o sugli scaffali sotto forma di pupazzi, sono personaggi di cui è facile cogliere il carattere, ma non la sostanza. Ed è forse quest’ultima che manca al film della Blue Sky: un riuscitissimo omaggio, che non vuole essere nulla di più.
Un ultimo appunto sulla componente grafica, perché se è vero che il risultato della sperimentazione 3D operato da Scott Carroll e soci (leggete la nostra intervista) è davvero ottimo, è anche vero che un’operazione come Peanuts dovrebbe far riflettere ogni appassionato di animazione. Viviamo in un’epoca in cui tutti parlano di 2D e tutti rimpiangono il 2D, ma in cui, allo stesso tempo, per le major l’animazione a mano è talmente impensabile che siamo arrivati al punto di dover studiare degli espedienti anche abbastanza complicati per far sì che dei modelli 3D somiglino a dei disegni a matita. L’effetto, lo ripetiamo ancora una volta, lascia a bocca aperta. Ma viene da chiedersi se non sarebbe stato più facile e meno costoso semplicemente prendere in mano quella matita. E soprattutto viene da chiedersi perché questa opzione non sia ormai nemmeno più contemplata.