Anche se Il Re Leone ha conquistato i cuori degli spettatori, superando il miliardo di dollari in incassi in appena 20 giorni di programmazione, non si può dire altrettanto dei cuori dei critici, che come mostrano diversi aggregatori online sono rimasti perlopiù delusi o indifferenti di fronte al film di Jon Favreau. Alcune osservazioni interessanti arrivano però dagli animatori originali de Il Re Leone, gli artisti che avevano lavorato al film del 1994 e che ora sono andati al cinema a vedere il remake in computer grafica.
The Huffington Post USA ha raccolto le opinioni di alcuni di questi artisti, sottolineando innanzitutto come soltanto tre abbiano accettato di parlarne pubblicamente, vuoi per eventuali contratti ancora in corso con Disney o con altri studi, vuoi perché non interessati affatto a vedere il film, oppure per “forte risentimento verso questi remake” dovuto al fatto che i creatori originali non percepiscono alcun tipo di royalty. Questo problema era stato sollevato mesi fa da Terry Rossio, lo sceneggiatore di Aladdin, che sottolineò tramite il suo profilo Twitter come il film utilizzasse il suo script senza alcun tipo di credit né compenso. Qui un articolo in merito alla stessa problematica, ma riguardo Il Re Leone.
Veniamo ora ad alcuni commenti fatti dagli animatori originali de Il Re Leone ad Huffington Post. Il reporter ha avuto modo di parlare con David Stephan, che negli anni ’90 contribuì alla scena de Il Cerchio della Vita e al design delle iene, Alexander Williams, che ha lavorato sul personaggio di Scar, e Dave Bossert, che si è occupato di effetti speciali.
Cosa pensano gli animatori originali de Il Re Leone del nuovo remake?
Sulla necessità di un remake de Il Re Leone
Williams: “Penso che alcuni miei colleghi si siano dimenticati che quando lavori per un film Disney, quello non è il tuo film, è il loro. Tu sei soltanto pagato per lavorare lì, il che è un gran privilegio perché è un’azienda fantastica che permette di partecipare a grandi progetti. Ma alla fine dei conti, è il loro film e ci possono fare ciò che vogliono. Perciò per quanto mi riguarda, non spetta a me dire se è giusto farne un remake o no”.
Stephan: “Trovo che sia triste che ora gli azionisti siano coloro che decidono quali film vengono fatti. Disney si è tolta la maschera e adesso lo dice forte e chiaro: “Già, vogliamo solo fare soldi”. Da artista, è una gran delusione, soprattutto perché viene da uno studio che è stato fondato sull’originalità e sull’arte”.
Bossert: “Guardo a ciò che accade oggi come a quello che faceva Walt quando ha messo insieme l’azienda. Anche lui riutilizzava e riciclava storie famose. Pensate ad esempio a come ha costruito Disneyland: ha preso storie come Peter Pan, Alice nel paese delle meraviglie e Cenerentola e ha creato attrazioni, merchandise, libri e tutto quanto. È stato lui ad inventare queste cose… Ciò che fanno oggi è prendere quelle grandi storie e ricrearle in aree differenti dell’intrattenimento”.
Sul realismo del film
Williams: “Non dimentichiamoci che al tempo de Il Re Leone c’erano innovazioni digitali importanti nell’animazione. Per esempio, gli gnu sono stati realizzati interamente al computer e per l’epoca quello fu considerato un passo avanti radicale. Non penso che si possano rimpiangere i bei vecchi tempi più di tanto, perché tutti tentano sempre di fare meglio del passato”.
Stephan: “Sono un grande appassionato di arte, e se guardiamo all’evoluzione dell’arte passiamo dagli Impressionisti nel 19° secolo a Jackson Pollock negli anni ’40 e ’50. E poi negli anni ’60 c’è stato un periodo in cui gli artisti si dedicavano all’iperrealismo, come se dovessero riprodurre delle fotografie. Oggi succede un po’ lo stesso, è come se dicessero: “Beh prendiamo questo bellissimo Monet e rifacciamolo come dovrebbe davvero essere nella realtà”. Ma perché? Cosa c’è di diverso, a parte che sembra vero?”.
Bossert: “Visivamente il film è bellissimo. Per certi versi è un remake shot-by-shot del primo, ma questo non mi ha dato affatto fastidio perché credo che il regista volesse essere fedele all’opera originale. Sicuramente questa caratteristica attira il pubblico”.
Il character design
Williams: “Alcuni aspetti dell’animazione lasciano senza fiato. Questi sono ancora film fatti a mano. Insomma, lasciando perdere la tecnologia, abbiamo ancora a che fare con una stanza piena di artisti che cercano di fare in modo che ogni pixel sia stupendo. E questo non è facile. Perciò secondo me la tecnologia fa parte del messaggio ora, perché è incredibile cosa riusciamo a fare… Questo film sembra un documentario di David Attenborough, solo che gli animali parlano”.
Stephan: “Mi ha straniato molto dal film. Specialmente Simba cucciolo, era troppo realistico. Quando parlava, mi ricordava quei vecchi film in cui gli animali erano doppiati e muovevano le labbra per parlare. Ho pensato: “è davvero cheap”. Come mai gli animali de Il pianeta delle scimmie sembrano molto più vivi di quelli de Il Re Leone? Con questo film sembra che abbiano voluto eliminare del tutto l’espressività e renderlo più reale possibile, e secondo me questo lo ha penalizzato molto”.
Bossert: “Avrei voluto un po’ più di emozione in più negli occhi dei personaggi. Dato che stai lavorando con animali parlanti, puoi anche prenderti qualche libertà con le espressioni facciali… con gli occhi più di ogni altra cosa. Quando un personaggio parla, potrebbe spalancare gli occhi un po’ di più, oppure alzare un sopracciglio. Certo, non volevano renderli personaggi cartoon, ma penso che avrebbero potuto anche osare un pochino di più”.
Sul futuro dell’animazione con questa tecnologia
Williams: “Questo film secondo me cambierà completamente le carte in tavola, così come fece Vita di Pi qualche anno fa. Quel film ha alzato l’asticella per tutti. Adesso hanno preso quel livello e lo hanno portato ancora più in alto”.
Stephan: “Il mondo del live action verrà scosso da questo film. Qualcuno – probabilmente James Cameron – farà un film live action dove tutto sarà realizzato al computer. Inizieranno a creare attori in mondi digitali… se guardiamo a film come Polar Express, i personaggi umani erano ancora molto rigidi e con lo sguardo spento perché la tecnologia non era ancora sufficiente. Ma adesso lo è. Pensiamo a quanto siamo andati avanti negli ultimi 10 o 15 anni. Insomma… la Marvel? Non penso che possiamo più chiamare quei film dei live action”.
Bossert: “Tra 10 o 20 anni potremmo anche vedere un’esperienza olografica de Il Re Leone, perché qualunque sarà la tecnologia predominante, potranno ricreare questa storia tramite un nuovo medium e raccontarla da un nuovo punto di vista… Quando sono uscito dalla sala, ciò che ho pensato è che il fotorealismo sta diventando talmente perfetto che ormai manca poco alla creazione di esseri umani convincenti al computer. Ancora non ci sono riusciti del tutto, ma ci stanno andando sempre più vicino. Ne è passato di tempo dai pupazzi senza vita di Polar Express di qualche anno fa”.