Ormai conosciamo questa storia a memoria: Il Viaggio di Arlo, dopo essere entrato in produzione sotto la guida del regista Bob Peterson, è stato completamente cancellato e riscritto da capo nel 2014, rischiando addirittura di non essere mai distribuito nelle sale.
L’uscita della pellicola Pixar era inizialmente prevista proprio per quell’anno, ma i problemi nella stesura della storia erano troppi e lo studio si è visto costretto a fare un passo indietro. A Peterson è subentrato allora Sohn, che insieme a lui aveva sviluppato l’idea iniziale in veste di co-regista e che ha trasformato la problematica sceneggiatura nel risultato finale che abbiamo da poco visto al cinema.
Jim Hill ci svela ora qualche particolare in più sulla prima versione della trama. Hill osserva che, tra i giocattoli per bambini della linea Il Viaggio di Arlo, sono presenti ben tre dinosauri che non compaiono nel film: Jack, Mary e Will. I tre personaggi erano proprio parte della prima versione della storia. Nell’universo creato da Peterson, i dinosauri avevano costruito una grande società basata sull’agricoltura. Ogni specie metteva le sue personali caratteristiche al servizio della comunità. I triceratopi si occupavano di preparare il terreno per la semina, un compito affidato ai brontosauri e ai loro lunghi colli. La raccolta era invece il mestiere degli stegosauri, aiutati dagli spunzoni sulle loro code. I parasaurolofi e gli anchilosauri, infine, erano gli addetti al trasporto del raccolto dai campi ai granai.
Questa società così ordinata e con ruoli già prestabiliti sarebbe stata messa in discussione proprio da Arlo, un brontosauro addetto allo sterminio degli insetti e dei parassiti delle piante. Il nostro protagonista, infatti, preferisce osservare e studiare gli insetti, piuttosto che ucciderli.
Ed ecco chiarito perché, nel primo poster del film diffuso dalla Pixar, vicino ad Arlo c’erano due grossi insetti colorati.
Ma anche l’aspetto dei due protagonisti era ben diverso, in quel primo poster. Arlo non era un cucciolo di circa undici anni, ma un giovanotto di quasi 20, nell’età di mezzo tra l’adolescenza e la maturità, con la segreta speranza di sfuggire dai rigidi schemi della sua società e di partire per un’avventura.
Quanto a Spot, il bimbo era un intruso tra i parassiti che Arlo era incaricato di uccidere. Nella speranza di rubare il grano, si era travestito da insetto pitturandosi tre cerchi sulla fronte. Proprio da questo particolare deriva il suo nome: Spot, da cerchio, appunto”spot” in inglese.
La storia immaginata da Peterson era sicuramente intrigante, ma l’artista non riuscì mai a farla funzionare del tutto. I problemi più grandi riguardavano specialmente il terzo atto, che a pochi mesi dall’uscita della pellicola non era ancora stato definito. L’estrema semplificazione della trama è stato proprio il primo provvedimento preso da Sohn dopo essere subentrato nel ruolo di regista. L’idea era quella di liberarsi di tutti i personaggi superflui e di concentrarsi solo sui due protagonisti, trasformando la storia in una serie di momenti emozionanti di crescita e formazione. Per raggiungere questo scopo è stato necessario mutare Arlo in un bambino, sia per renderlo anagraficamente più vicino a Spot, sia per renderlo fisicamente più piccolo e quindi in grado di interagire più facilmente con il co-protagonista. Tra gli altri cambiamenti messi in atto, l’eliminazione di numerosi personaggi: insieme a Jack, Mary e Will (sopravvissuti nel merchandise, come abbiamo visto) sono scomparsi tutti i dinosauri delle loro specie e ci si è concentrati solo su un’unica famiglia di brontosauri.
Questo incontro/scontro tra due diversi registi e due diverse visioni ha prodotto uno dei film Pixar più singolari di sempre, un film sostanzialmente privo di trama, che si concentra solamente sull’interazione tra i due personaggi principali. Rimane sicuramente la curiosità per la versione di Peterson, che sembrava seguire più fedelmente gli schemi del tradizionale road movie Pixar.