In occasione dell’anniversario italiano de Gli Aristogatti, torniamo a collaborare con Marco Volpe di VHSWD – Il sito italiano delle videocassette. Marco ha già realizzato per Imperoland.it un apprezzato approfondimento su Alice nel Paese delle Meraviglie, concentrandosi sul geniale lavoro di adattamento dell’italiano Roberto de Leonardis. L’articolo che state per leggere è quindi un seguito ideale dedicato a un altro amatissimo classico Disney.
Oggi si festeggia l’anniversario di uno dei film d’animazione Disney più amati di sempre, in Italia ancor più che in patria. Con questo indizio avrete sicuramente intuito quale film sarà oggetto dell’analisi di questo scritto. Si tratta de Gli Aristogatti, uscito sugli schermi italiani proprio il 13 novembre 1971.
Ma come mai la fama del film nel nostro Paese è sicuramente maggiore di quanta ne abbia riscossa in America? Indubbiamente il sapore europeo che porta con sé non può che giocare a nostro favore, più che per altri titoli, tuttavia molto del successo della pellicola è sicuramente imputabile, ancora una volta, anche all’edizione italiana, dato che pure dietro a questa pellicola c’è il genio di Roberto de Leonardis. Anzi, si potrebbe dire con sicurezza che l’adattamento de Gli Aristogatti è passato alla storia come uno dei suoi più geniali lavori.
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Er mejo der Colosseo
Ecco che uno degli esempi più chiarificatori del concetto di “adattamento” si può rintracciare proprio in questo Classico d’animazione disneyana. Uno dei suoi più celebri protagonisti, il gattone rosso con la punta della coda bianca, è noto al pubblico italiano come il buon “Romeo”, detto anche “Er mejo der Coloseo”. E non è certo un segreto che nella versione originale del film Romeo sia invece un gattaccio di strada dal forte accento irlandese.
Il suo nome inglese suona decisamente più pomposo di quello italiano, poiché risponde solo se lo si chiama Thomas O’Malley! Diciamolo: un gatto con accento irlandese, oltretutto negli anni ’70, avrebbe funzionato molto poco per il pubblico italiano, anche perché ricordiamo che era politica della Disney localizzare tutto, di modo da rendere ogni pellicola il più fruibile possibile nei diversi territori fuori dalla “casa madre”.
Come risolvere quindi il problema? Come rendere accessibile il personaggio anche a un pubblico diverso da quello americano? “Purtroppo” snaturandolo, riscrivendo di fatto un personaggio del tutto nuovo ma – come sempre – vincente e non traditore dell’originale. Eccoci quindi ad apprezzare un gatto di strada che parla in dialetto, in romanaccio, contrapponendosi in questo modo ancor di più alla classe dell’alta società parigina rappresentata dalla dolce Duchessa e dai suoi tre piccoli gattini Matisse, Bizet e Minou.
E a proposito, anche i nomi dei micetti cambiano per il pubblico italiano. Questa volta le ragioni sono meno comprensibili e probabilmente legate a una semplice questione di familiarità: da Marie, Toulouse e Berlioz si passa a Minou, Matisse e Bizet, mantenendo grossomodo (l’unica eccezione è forse Minou) i loro richiamo al mondo dell’arte.
Tutti quanti voglion fare il jazz!
Geniale è anche l’adattamento della canzone Ev’rybody Wants to Be a Cat di Floyd Huddleston e Al Rinker, che nella versione italiana curata da PERTITAS (pseudonimo del “Comandante” Roberto de Leonardis) diventa Alleluja, tutti jazzisti ponendo l’accento (nel testo più che nel titolo) su uno dei temi trascinanti del film: la musica jazz! Chi non ha in testa, ancora oggi, quel motivetto meraviglioso che intona Tutti quanti voglion fare il jazz, perché resister non si può, al ritmo del jazz… ?
Impossibile dimenticare anche la bella canzone dei titoli di testa de Gli Aristogatti, scritta dai Fratelli Sherman, che fin dal primo fotogramma ci porta nell’atmosfera francese che fa da sfondo alla vicenda. Essa è eseguita nella versione originale dal grande Maurice Chevalier che, per il doppiaggio francese del film, la ricantò interamente nella sua lingua natìa. Nei cinema italiani dell’epoca la versione adottata per il nostro pubblico era quest’ultima ma, purtroppo, a partire dagli anni ’90 il film è erroneamente proposto con la canzone cantata per metà in inglese e per metà in francese (come è nella versione originale).
Due felici intuizioni di de Leonardis
Analizzando sempre l’opera di adattamento del film è interessante notare che, negli storici titoli italiani perduti con l’avvento delle nuove tecnologie digitali, il personaggio del topino-detective è chiamato Roquefort, a differenza di tutti gli altri che figurano tradotti. Non è escluso che in un primo momento Roberto de Leonardis pensasse di mantenere anche nella versione italiana il nome originale del personaggio, ma che in seguito decise di adattarlo con Groviera. Tanto il roquefort quanto il groviera sono dei tipi di formaggio ma, oggettivamente, il secondo nome risulta più comprensibile e godibile al nostro orecchio. Ancora una volta: saggia scelta del Comandante! Non trovate?
E che dire di quel “Oh Romeo, Romeo, sarebbe così bello!” pronunciato da Duchessa sopra i tetti di Parigi, che subito ci rimanda al Bardo? Avrebbe avuto lo stesso bell’effetto shakespeariano se la gatta avesse detto “Oh Thomas, Thomas, sarebbe così bello!”? Probabilmente no e, anzi, sicuramente il Comandante, con l’ausilio della bravura degli attori della C.V.D. che ha curato il doppiaggio diretto dal grande Mario Maldesi, ha provveduto a far si che la cosa venisse opportunamente calcata. (La battuta originale dice: “Oh, Thomas, Thomas, that will be wonderful!”)
Gli Aristogatti tra dialetti e doppiatori
Ma a proposito di dialetti ed adattamenti, non è certo solo Romeo ad avere una parlata regionale nel film. Sia pur in modo non pesante, anche i due celebri cani Lafayette e Napoleone sono ipoteticamente collocabili in una regione italiana, e più precisamente la Lombardia. Il loro accento milanese è evidente e i siparietti comici dei due sono resi ancor più splendidi dalle loro voci italiane: Renato Cortesi e Mario Feliciani.
Le sorelle gemelle dalle bianche piume, invece, mantengono una parlata che rimanda (maccheronicamente) a un buffo accento inglese, per noi reso dalle azzeccate voci di Solvejg D’Assunta e Angiolina Quinterno che sono rispettivamente Miss Adelina Bla-Bla e Miss Guendalina Bla-Bla.
E dato che abbiamo citato alcuni dei doppiatori italiani del film, non può mancare una menzione speciale per Renzo Montagnani, celebre attore di molte commedie italiane. Montagnani dà a Romeo la sua stessa essenza, assente nella versione originale dove la voce di Phil Harris si limita un po’ a scimmiottare l’orso Baloo doppiato qualche anno prima. Melina Martello è una meravigliosa voce recitante per la dolce Duchessa, sostituita nel canto dall’ottima Gianna Spagnulo. E se la bravura di Oreste Lionello sul doppio ruolo dell’avvocato George Hautecourt e di Groviera è nota, un plauso va fatto anche ai piccoli Riccardo Rossi, Emanuela Rossi e Cinzia De Carolis, voci dei tre gattini. E ancora Renato Turi (Edgar), Clelia Bernacchi (Frou-Frou), Gianni Bonagura (lo Zio Reginaldo), Wanda Tettoni (Madame Adelaide), Corrado Gaipa (Scat-Cat) e tantissimi altri attori-doppiatori di serie A che hanno reso ancor più magiche le parole impresse da de Leonardis sul copione nostrano de Gli Aristogatti, immortalando un’edizione italiana senza pari che in questo anniversario siamo più fieri che mai di celebrare.
Per i più curiosi che volessero approfondire più da vicino la figura del grande Roberto de Leonardis anche e specialmente fuori dal mondo Disney, consigliamo un tributo realizzato da VHSWD – Il sito italiano delle videocassette nel 2018. Cliccate qui per vederlo.
Qui sotto le quattro VHS per la vendita de Gli Aristogatti. Ringraziamo Marco Volpe per la foto.