Al personaggio di Alice Walt è sempre stato affezionato. I più esperti conoscitori della storia Disney sanno che fin dagli anni ’20, con le cosiddette Alice Comedies, Walt mise in piedi le storie di una bambina che rincorreva le sue meravigliose avventure, immergendosi al tempo non nella tana del Bianconiglio ma nel mondo dei cartoni animati. L’idea di trasportare le avventure descritte da Lewis Carroll in un film, però, continuò a solleticare Walt in maniera continua finché, negli anni ’50, la possibilità non si concretizzò. Dopo il successo di Cenerentola, che risollevò lo Studio dalla possibile bancarotta a causa della defalcazione dei profitti per via del secondo conflitto mondiale, Alice nel paese delle meraviglie arrivò finalmente sugli schermi dei cinema statunitensi nella versione firmata da Walter Elias Disney nel 1951.
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In Italia questo film d’animazione ha sempre goduto di un discreto successo, anche se non si può certo incasellare tra i Classici più remunerativi dello Studio. Un parte del suo fascino è indubbiamente imputabile all’inarrivabile lavoro svolto da Roberto de Leonardis per l’adattamento italiano del copione del film. De Leonardis, affettuosamente chiamato dai colleghi “Il Comandante” per via dei suoi trascorsi biografici in marina, è stato non solo un amico personale di Walt ma anche e soprattutto l’adattatore italiano di tutti i prodotti audiovisivi della Casa del Topo per tutta la durata della sua carriera nel mondo del doppiaggio.
Una piccolissima premessa prima di entrare nel vivo: Alice è un film degli anni ’50. Non esistevano computer, non esisteva internet e una grossissima fetta del pubblico italiano non era ancora alfabetizzata. Spesso si leggono critiche alla versione italiana del film, accusata di aver modificato e storpiato senza reali motivi il copione originale. In realtà l’operato di de Leonardis mirava a rendere il film perfettamente fruibile in italiano cosa che, per questo titolo più che in altri, poiché pieno di giochi di parole e virtuosismi linguistici, non era affatto facile. Il Comandante ci è riuscito? A voi la sentenza, ma prima eccovi qualche piccola curiosità della quale, forse, bisognerebbe tenere conto prima di rispondere alla provocatoria domanda.
L’arte di Roberto De Leonardis in Alice nel paese delle meraviglie
Da Dinah a Oreste
L’esempio probabilmente più famoso di adattamento (e non di semplice “traduzione”!) è da ricercare nel simpatico nome del gatto di Alice: Oreste. Se si confronta col nome originale del personaggio non ci vuole molto a scoprire che il gatto non è un maschio, bensì una femmina, come facilmente intuibile anche dal nastro rosa che porta al collo, e che si chiama Dinah. Ma a cosa è dovuto questo cambio nel nostro copione? Un semplice vezzo del de Leonardis? No. In realtà la motivazione è molto più complicata di quanto si possa pensare e, proporzionalmente, geniale è la soluzione che è stata trovata.
Per capirci qualcosa dobbiamo abbandonare Oreste/Dinah a inizio film e andare direttamente alla scena del tè dei matti, nella quale Alice ha capito che pronunciare la parola “gatto” è proibito, pena lo scatenare gli isterismi del Toperchio. Per superare l’ostacolo senza ricorrere al termine proibito, nella versione originale la ragazzina pensa di compitare la parola (C-A-T) ma, arrivata all’ultima lettera, il Cappellaio Matto pensa che Alice stia parlando di tè come bevanda (infatti la pronuncia inglese di “tea” e della lettera “T” sono identiche). Per mantenere il gioco e il fraintendimento anche nella nostra versione, Roberto de Leonardis ha genialmente pensato di di far sillabare ad Alice il nome O-RES-TE, così che sentendo l’ultima sillaba il Cappellaio potesse comunque ricollegarsi alla bevanda tè. I più pignoli noteranno che la sillabazione di Alice è in realtà scorretta, ma tanto nel libro di Carroll quanto nella versione originale del film Disney la protagonista commette diversi errori di grammatica, quindi de Leonardis non ha “creato” nulla che non fosse in sintonia col personaggio e con l’atmosfera generale della pellicola. Anzi, se non fosse ricorso a questo giochetto, con ogni probabilità la battuta sarebbe rimasta irrisolta.
Ostrichette
Adattare un copione per un film non significa, banalmente, solo tradurlo letteralmente per poi farlo recitare ai doppiatori convocati al leggio per l’edizione italiana. L’adattamento è (o forse, purtroppo, era) un procedimento che adattava il copione da una cultura all’altra senza, ovviamente, stravolgere il testo e rispettando tutti i corretti riferimenti voluti dal regista nell’opera originaria. Uno dei più celebri casi d’adattamento “deleonardisiano” è forse Romeo che, ne Gli Aristogatti diventa un vagabondo gatto romano… er mejo der coloseo! Avrebbe avuto senso mantenere nella nostra versione un gatto di strada Irlandese (tale Thomas O’Malley), senza adattarlo? Probabilmente no…
Una bella chicca dialettale è nascosta anche in Alice nel paese delle meraviglie ma, al contrario del caso di Romeo, si tratta di una piccolezza che definire sopraffina è poco e che questa volta è da ricercare in un altro dialetto italiano: quello veneto.
Tricheco: Oh, io sono commosso!
Oh scusatemi!
Voi non saprete mai
qual gioia è il vostro incontro
e l’ho gustato assai!
Carpentiere: Ostrichette? Ostrichette?
Pinco Panco e Panco Pinco: Ma non ci fu risposta, oh ostregheta!
e non c’è da stupir
perché le avea mangiate tutte
ahimè!
Anche se dal contesto è facilmente intuibile, per il reale significato di “ostregheta” ci viene in aiuto direttamente l’enciclopedia Treccani, la quale riporta: “ òstrega interiez. – Voce veneta, propriam. s. f., che significa «ostrica» (e come tale ha il plur. òstreghe), usata come esclam. di scherzoso stupore, di leggero dispetto, talora come energica e vivace affermazione (equivalente in genere a caspita, perbacco, e sim.) ◆ Dim. ostreghéta, usato anche questo come esclam., di tono più attenuato e scherzoso.”
Per completezza segue il riferimento originale del copione, nella cui versione italiana de Leonardis è riuscito a inserire questo mirabile ed azzeccatissimo “venetismo”:
Carpenter: Little oysters? Little oysters?
Tweedle Dee e Tweedle Dum: But answer there came none
and this was scarcely odd
because, they’d been eaten
every one!
Alice e il Brucaliffo
Una bellissima scena che più di tante altre nel film raccoglie il lavoro certosino svolto dall’adattatore di fiducia di Walt è indubbiamente quella dell’incontro tra Alice e il Brucaliffo… a partire proprio dal nome italiano del personaggio! Nella versione originale esso si chiama semplicemente Caterpillar (ossia: bruco), ma una traduzione fedele del nome non era adatta al labiale del cartoon poiché il termine inglese ha il doppio delle sillabe di quello italiano. Dovendo quindi allungare la parola, solo a de Leonardis poteva venire in mente, vedendo in moviola un bruco che fuma il narghilè come un califfo, il nome che noi tutti oggi conosciamo e quasi diamo per scontato: Brucaliffo!
Per tutta la durata della scena è chiaro che una traduzione letterale del copione non avrebbe quasi sicuramente reso giustizia al segmento del film, facendo risultare il tutto perfino incomprensibile, forse. Se, banalmente, quando il Brucaliffo dice “I do not see” e il fumo che gli esce di bocca assume forma di C, de Leonardis avesse letteralmente tradotto con “Non capisco” al posto di “Io non capirci” usato nel film, il riferimento alla fumosa C che si vede sullo schermo sarebbe – è il caso di dirlo – svanito in un nuvola di fumo.
Altra piccola trovata è l’adattamento della nuvola di fumo a forma di lettera Y che appare sullo schermo quando il Caterpillar in originale dice “Why”. Data l’impossibilità di trovare parole italiane che contenessero la lettera straniera, il Comandante ha pensato di attingere questa volta al linguaggio matematico universalmente noto e quando Alice chiede al Caterpillar “Cosa esser lei?” quella Y è diventata “Un’incognita!”, per poi far proseguire in fuori campo il bruco con la risposta: “Per ora Brucaliffo!”. Un adattamento da manuale!
Queste sono solo alcune delle geniali trovate che Roberto de Leonardis ha pensato e usato per la versione italiana di quel gioiellino animato che è Alice nel paese delle meraviglie ma, chiaramente, ce ne sarebbero ancora tante altre da presentare: dalle invenzioni dei nomi italiani degli altri personaggi che oggi sono diventati quasi di pubblico dominio anche fuori dal contesto Disney (si pensi allo Stregatto, al Bianconiglio….) ai meravigliosi testi italiani delle canzoni, sempre tradotti dal Comandante ma sotto lo pseudonimo di PERTITAS, col quale sempre firmava la sua attività di paroliere.
Non vi resta dunque che omaggiare questo Classico animato nel giorno del suo anniversario con l’ennesima visione casalinga e, perché no, prestare maggiore attenzione alle parole del copione italiano, magari confrontandolo con la versione originale (cosa che grazie al cielo oggi è possibile fare!) per notare – ovviamente in modo critico e ragionato – tutte le assonanze o discrepanze.
E se i più curiosi vorranno approfondire un po’ più da vicino la figura del grande Roberto de Leonardis anche e specialmente fuori dal mondo Disney, consigliamo un breve e umile tributo realizzato da VHSWD – Il sito italiano delle videocassette nel 2018. Buona visione e buon anniversario ad Alice!
Articolo a cura di Marco Volpe di VHSWD – Il sito italiano delle videocassette
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