Sta per avere inizio il Festival del Re Leone di Disneyland Paris e il parco si sta preparando ad accogliere tutte le novità della stagione, tra cui spicca il nuovo spettacolo The Lion King: Rythms of the Pride Lands (Le Roi Lion et les Rythmes de la Terre). Questo show ispirato sia al classico d’animazione del 1994 che al celebre musical di Broadway, uno dei più longevi della storia, andrà in scena per tutta l’estate (fino al 22 settembre) al nuovo Frontierland Theatre, costruito su quello che è stato un tempo il Chaparral Theatre nell’area Frontierland.
Scopriamo insieme alcuni segreti del nuovo spettacolo del Festival del Re Leone di Disneyland Paris grazie alle dichiarazioni del regista Christophe Leclercq, che per il parco parigino ha già lavorato a creazioni come Bougillumination (2007) o La Forêt de l’Enchantement – Une aventure musicale Disney (2016).
L’intervista è tradotta e riadattata da una pubblicazione originale in francese diffusa tramite il social fanclub InsidEars di cui facciamo parte.
A quando risale l’origine del progetto?
La decisione di iniziare la produzione di un nuovo spettacolo ispirato a Il Re Leone risale a novembre 2016. Da allora, tutto si è mosso molto rapidamente e io sono stato scelto come regista. Le prime indicazioni che mi sono state date sono state di creare qualcosa di completamente differente da La Leggenda del Re Leone che è andato in scena a Disneyland Paris tra il 2004 e il 2009, ma anche da il Festival del Re Leone di Animal Kingdom e Hong Kong Disneyland. Con tali basi, mi sono posto molte domande su questa storia interpretata da animali della savana africana. Tutto il mondo si ritrova in questa vicenda perché è innanzitutto la storia di una famiglia e il percorso di crescita di un adolescente verso l’età adulta. Mi sono perciò domandato se fosse possibile traslare questa avventura nel mondo degli umani. Ho iniziato a fare delle ricerche su Internet e ho trovato delle “fan art” che immaginano i personaggi del Re Leone in forma umana. Questo ci ha molto ispirato per realizzare la versione finale di The Lion King: Rythms of the Pride Lands, che è uno spettacolo inedito basato sulla storia del Re Leone, come se una tribù africana decidesse di mettere in scena un musical basato sul film.
E questa storia viene raccontata totalmente attraverso le canzoni.
Esattamente. Dato che il nostro pubblico è multiculturale, abbiamo preferito non utilizzare i dialoghi ma lasciar parlare le canzoni. Per ragioni di durata dello show sono più corte di quelle del film, ma ne abbiamo seguito comunque l’ordine cronologico. Inoltre abbiamo potuto aggiungere alcuni tra i titoli più iconici del musical di Broadway come Shadowland, la canzone di Nala, oppure Endless Night e He Lives In You, di cui abbiamo fatto un mash-up. Ma soprattutto lo spettacolo si basa sull’aspetto del ritmo. Con il nostro responsabile dell’arrangiamento musicale Steve Sidwell, abbiamo voluto onorare le tradizioni africane attraverso nuovi ritmi e sonorità. Abbiamo anche quattro percussionisti sulla scena, inoltre i personaggi ballerano su dei grandi djembe, i tamburi tradizionali, di cui il più grande è alto 2,5 metri e ha una circonferenza di 8 metri!
Come avete scelto la vostra “tribù”, il cast dello spettacolo?
Per quanto riguarda i cantanti, abbiamo cominciato i casting più di un anno fa, con audizioni a Londra e a Parigi. Si sono presentati più di 230 cantanti e noi ne abbiamo scelti 22. Abbiamo con noi persone che hanno lavorato al musical The Lion King nel West End, altri che hanno partecipato alla versione francese e altri che vengono da famosi show di Londra come Motown. Per gli acrobati abbiamo in tutto 18 artisti, tra cui alcuni che hanno fatto parte del Cirque du Soleil o altre importanti produzioni a Parigi. Gli ultimi che abbiamo selezionato sono stati i ballerini lo scorso novembre. Siamo rimasti a bocca aperta perché si sono presentati 530 candidati e anche per loro avevamo solo 18 posti. Anche qui alcuni avevano già fatto parte di spettacoli ispirati a Il Re Leone e si sono ritrovati con i colleghi che non vedevano da anni. In tutto il nostro cast comprende artisti di ben 9 nazionalità diverse!
Parliamo dei personaggi. Attraverso le differenti produzioni del Re Leone in tutto il mondo, il personaggio che è cambiato di più è stato Rafiki. Come lo avete interpretato voi? E cosa potete dirci di personaggi come Timon e Pumbaa, che sono piuttosto difficili da portare su un palcoscenico?
Per quanto riguarda Rafiki, si tratta di un maschio nel film d’animazione, mentre la voce che canta Il cerchio della vita è femminile, ma è un voice over non precisato e non appartiene a un personaggio particolare. Nel musical di Broadway invece è Rafiki che canta questo brano e quindi è stato reinterpretato come personaggio femminile. Noi volevamo fare qualcosa di diverso e così abbiamo deciso che Rafiki sarebbe rimasto maschio. Secondo me questo regala una dimensione del tutto diversa al personaggio rispetto a quello di Broadway, rendendolo una sorta di sciamano che guida lo spettacolo e le transizioni tra i diversi numeri musicali. Parlando invece di Timon e Pumbaa, abbiamo dovuto umanizzarli. Immaginandoli nel film animato mi sono venuti subito in mente Stanlio e Ollio come versione umana. Infatti per il casting ci siamo rivolti ad attori comici che fossero diametralmente opposti l’uno dall’altro. Vi sorprenderanno!
E per quanto riguarda i costumi invece?
I costumi sono una parte importante del nostro spettacolo in quanto servono per evocare i personaggi del film attraverso i colori e i tessuti. Prendiamo ad esempio Rafiki. È un mandrillo, riconoscibile attraverso i colori blu, rosso e bianco; e proprio questi colori possiamo ritrovare sul costume dell’attore. Per la criniera di Simba invece abbiamo utilizzato un elemento del costume che si posiziona sulle spalle ed è formato da un arco che contiene piume colorate che imitano la criniera di un leone. In totale abbiamo fabbricato 400 costumi per un cast di 70 persone.
Si tratterà sicuramente di uno spettacolo molto emozionante!
Quando ho ascoltato per la prima volta la nostra versione di Il cerchio della vita ho pianto. Certamente il materiale originale è molto ricco, ma anche la nostra versione è molto forte. In più le scenografie sono stupende; quando le abbiamo viste abbiamo detto semplicemente: “wow!”. Anche l’aspetto “live” dello spettacolo è molto coinvolgente: i cantanti, le coreografie, le acrobazie… è il talento umano che ci emoziona dal profondo del cuore. Il mio ruolo è proprio fare in modo che tutti gli artisti lavorino in armonia per creare emozioni. Dato che stiamo inaugurando un nuovo teatro a Disneyland Paris, non avrei mai immaginato storia migliore de Il Re Leone per farlo.
Équipe creativa dello spettacolo The Lion King del Festival del Re Leone di Disneyland
Christophe Leclercq – Regista
Bradley Kaye – Principal Art Director
Mirena Rada – Costumi
Steve Sidwell – Arrangiamento musicale
Cathy Ematchoua – Coreografie
Pierre Leprou – Luci
John Moine de Russi – Sonoro