Dopo la conclusione della “trilogia horror” con Duckenstein, il 2017 si è aperto con due importanti progetti per lo sceneggiatore Bruno Enna: la storia a puntate Paperino e gli Amazing Files, in cui per la prima volta vediamo gli amici di Paperino Paperotto da adulti, e soprattutto la parodia Topo Maltese, realizzata in collaborazione con Giorgio Cavazzano e grande protagonista degli eventi Disney di Cartoomics 2017.
In attesa di leggere un’altra attesissima storia che sta preparando Enna (quella che vedrà il ritorno di Reginella, annunciata da Valentina De Poli per agosto 2017), abbiamo incontrato l’autore proprio a Cartoomics per parlare delle sue ultime opere.
Come è nata l’idea di realizzare un omaggio a Corto Maltese e che legame hai personalmente con il personaggio originale?
L’idea è nata dalla redazione di Topolino: semplicemente, dopo la “trilogia horror” composta da Dracula, Dottor Ratkyll e Mr Hyde e Duckenstein, mi hanno chiesto di scrivere una parodia di Corto Maltese. Probabilmente cercavano uno abbastanza pazzo da fare una cosa del genere! Inizialmente infatti avevo delle remore, poi mi hanno anticipato che, nel caso avessi detto di sì, avrebbero affidato i disegni a Giorgio Cavazzano. A quel punto, ovviamente, ho accettato subito. Scrivere questa parodia per me è come un sogno che si realizza, perché Corto Maltese e in particolare questa specifica storia (cioè la prima in cui appare), hanno sancito il mio passaggio all’età adulta per quanto riguarda il gusto narrativo. Da piccolo leggevo Topolino e altre riviste per ragazzini, quindi la profondità di Corto Maltese e i tanti livelli di lettura, le tantissime possibili interpretazioni di questa storia mi hanno davvero segnato. Per me è proprio l’avventura allo stato puro. Inoltre trovo che la prima tavola, che infatti abbiamo riproposto anche su Topolino, sia una delle più belle della storia del fumetto.
Per quando riguarda le parodie Disney, trovo sempre interessante il “casting” dei personaggi. Topolino e compagni sono attori talmente perfetti che spesso, leggendo una parodia, mi rendo conto che non riuscirei a figurarmi nessun altro in un determinato ruolo. Tu come procedi nelle tue storie per assegnare le parti ai vari membri del cast disneyano?
Nel caso di Topo Maltese è stato tutto abbastanza naturale: ad un certo punto era chiaro che ogni personaggio inserito fosse perfetto per quel determinato ruolo. In altri casi magari serve un po’ più di sforzo. Secondo me, però, nel momento in cui si comincia a cercare giustificazioni eccessive per inserire un personaggio, allora è un segno che c’è qualcosa che non funziona. Può capitare a volte con i personaggi secondari, per esempio per me Pippo è in un certo senso un jolly, grazie al fatto che ci sono dei “pippidi” come lui ma che hanno caratteristiche diverse dal Pippo originale. Con personaggi simili in qualche modo si può giocare, anche se non tantissimo. Tutti gli altri invece hanno caratteristiche che devono essere assolutamente rispettate, altrimenti è impossibile utilizzarli per una parodia.
A proposito di casting, ho trovato semplicemente geniale la scelta di utilizzare Topolino e Paperino per Dottor Ratkyll e Mr. Hyde, soprattutto perché ha portato a una riflessione importante sul fatto che i due personaggi sono complementari.
Certo, nelle storie cerchiamo sempre di inserire dei ragionamenti che noi facciamo a proposito di questi personaggi, e in questo caso era più che mai vero. Tra quei due personaggi la dualità non era tanto tra bene e male, ma tra razionalità e irrazionalità: era praticamente ovvio fare l’associazione! È stata la famosa “barbabietola” (l’escamotage, ndr) che ci ha permesso di fare quella storia, altrimenti avremmo soltanto scimmiottato l’originale, cosa che bisogna ovviamente evitare. La parodia dev’essere unica e l’unicità si può esprimere solo conoscendo l’universo di partenza e conoscendo i personaggi Disney, altrimenti diventa solo una commedia in cui i personaggi si mettono delle maschere e recitano una parte. Invece la parodia o l’omaggio devono dire qualcosa, che sia qualcosa di Disney o qualcosa di tuo personale che vuoi far passare come autore.
Nelle ultime settimane ci hai anche fatto compagnia su Topolino con la storia Amazing Files. Perché hai sentito il bisogno di raccontare una storia in cui i personaggi Disney crescono?
Anche in questo caso l’idea proviene dalla redazione. Inizialmente, come per la maggior parte delle proposte che mi fanno, c’è quella frazione di secondo in cui entro nel panico e penso: “oddio, ce la posso fare?”. Poi subito dopo mi rispondo di sì e iniziano già a nascere le prime idee. In questo caso ho pensato: sì, si può fare, ma solo se Paperino rimane “paperotto”. Una cosa che ho sempre evitato di fare nelle storie del paperotto è usare l’effetto nostalgia, perché basta un passo falso e si scade nel patetico. E in questo caso in particolare la faccenda era molto delicata, perché c’era molta curiosità nel ritrovare gli amici di Paperino Paperotto cresciuti e alle prese con le loro carriere. L’idea è stata: da bambini loro sognavano le avventure fantastiche, mentre da adulti le vivono per davvero. In realtà anche qui ci ho messo del mio, e questo è proprio il motivo per cui sono affezionato a questa storia: anch’io da piccolo sognavo di fare questo lavoro e ora che sono diventato adulto lo faccio sul serio!
Il Paperino di Amazing Files sa che le storie sugli alieni sono “bufale”, ma ci crede lo stesso perché è un inguaribile sognatore. È così che vedi Paperino?
Paperino è sempre Paperino, tutte le sue caratteristiche distintive ci sono: perde la pazienza, è irascibile, eccetera. C’è però quella parte di paperotto sognatore che emerge, ma in realtà io la vedo molto spesso anche in altre storie. Paperino non è cinico o malizioso, è uno che non perde mai la voglia di fare, costruire e inventare ed è sempre stato così. Certo, a volte ha dei problemi che lo rattristano oppure si fa tartassare dallo zione, ma di base per me lui rimane sempre un sognatore come quando era piccolo.