Continuiamo a esplorare il Disneyland Park e viaggiamo verso le terre di frontiera: Frontierland!
Vi ricordiamo che la rubrica è a cura del nostro Lorenzo Dottorini, con la collaborazione speciale di Andrea Bonucci.
Potete commentare i nostri articoli con gli hashtag #ImperoDisneyland e #DisneylandParis.
Rieccoci qui, esattamente dove ci eravamo lasciati la scorsa volta, pronti a partire dalla bellissima stazione in stile Liberty di Main Street Usa stando comodamente seduti a bordo della “Disneyland Railroad”. Le piacevoli e spensierate armonie del ragtime scompaiono quasi nello stesso istante in cui il treno inizia a mettersi in marcia e ad avventurarsi in una fittissima vegetazione. Il tanto verde in cui si è letteralmente immersi non rende visibile nulla del parco, creando una sensazione di straniamento che farà vivere il cambio totale di ambientazione in modo spettacolare. Uno speaker, dopo aver ricordato le regole da rispettare sul treno per garantire un viaggio sicuro e piacevole a tutti, annuncia che la prossima fermata sarà la stazione di Frontierland, l’area dedicata al selvaggio west e, più in generale all’800 americano. Ed ecco, improvvisamente, davanti a noi una galleria da superare: stiamo entrando nel Grand Canyon! Dopo qualche istante di buio, sulla parete destra inizieremo a vedere un diorama (praticamente una riproduzione in scala), del Grand Canyon, con i suoi animali (da particolari cervi del Nordamerica fino all’aggressivo puma), con tanto di effetti sonori (ruggiti e tuoni, ad esempio), che attraverseremo fino ad arrivare all’uscita.
Il bellissimo tema principale della colonna sonora de I Magnifici Sette ci accoglie fuori dalla galleria e, superata la fine di una collinetta, godremo di una spettacolare vista su di un lago, il Rivers of the Far West, al centro del quale svetta la Big Thunder Mountain, simbolo di Frontierland. Con un po’ di fortuna attorno ad essa potremo vedere un trenino sfrecciare tra curve, salite e discese e, forse, potremo anche scorgere uno dei due bellissimi battelli a vapore ottocenteschi che ogni giorno navigano attorno all’isolotto sul quale torreggia il monte. Manca ancora un po’ per arrivare in stazione, la “Frontierland Depot”, ne approfitto quindi per raccontarvi una suggestiva storia riguardante proprio la montagna e tutta l’area circostante.
Siamo a circa metà del 1800, nel pieno di quei 7 anni che vengono ricordati sotto il nome di “febbre dell’oro californiana” fenomeno che in seguito investì diverse aree del Nordamerica: in pratica un periodo in cui i coloni andavano in cerca di fortuna viaggiando verso le terre dell’ovest, dove venivano scoperti giacimenti d’oro commerciabile, con la speranza di diventare ricchi. In realtà la maggior parte di costoro riusciva a trovare quantità di metallo prezioso appena sufficienti al proprio sostentamento quotidiano, furono quindi ben pochi a riuscire nell’impresa e ad arricchirsi notevolemente. Henry Ravenswood fu uno di questi: scoprì infatti che la Big Thunder Mountain ospitava un esiguo giacimento d’oro, tanto da fondare una compagnia di scavo per estrarlo, la Thunder Mesa Mining Company. Molti minatori, con le proprie famiglie al seguito, si stabilirono nella zona, arrivando a formare il piccolo villaggio di Thunder Mesa.
Ravenswood, diventato ricchissimo, sposò una donna di nome Martha dalla quale ebbe una bellissima figlia, Melanie. Quindi decise di stabilirsi con la sua famiglia lì, a Thunder Mesa, precisamente in cima alla collina di Boot Hill, la più alta della cittadina, dove fece costruire una grande casa in stile vittoriano dotata di una vista suggestiva sul resto del paese, sul lago e sulla montagna.
I lavori di scavo procedevano a gonfie vele, ma, più il tempo passava, più i minatori dovevano cercare in profondità. Alcuni nativi del luogo provarono a mettere in guardia Ravenswood poiché, stando alle leggende tramandate dai loro antenati, uno spirito malvagio, l’Uccello di Fuoco, custodiva un grandissimo tesoro nel cuore profondo della montagna: arrivare troppo vicini alla sua dimora ne avrebbe provocato l’ira, causando così qualcosa di terribile. Ma Ravenswood ignorò gli avvertimenti, liquidando tali leggende come stupide e prive di senso.
Il tempo trascorse e un ingegnere ferroviario si innamorò della bella Melanie Ravenswood, la quale dal canto suo ricambiava questo sentimento. I due volevano presto sposarsi in modo tale che lui potesse portarla via da Thunder Mesa come le aveva promesso. Henry però non era affatto d’accordo e tentò in tutti i modi di mandare all’aria il matrimonio, senza riuscirci. Col passare del tempo per la giovane coppia il momento di pronunciare il fatidico sì diventava sempre più vicino. Tutto era stato preparato nel migliore dei modi, ma, un malaugurato giorno, la cittadina fu colpita da un violento terremoto, durante il quale in molti persero la vita, compresi Henry e Martha Ravenswood. Tra gli abitanti qualcuno pensò all’ira dell’Uccello di Fuoco, altri a quella di Madre Natura, e poco alla volta iniziarono tutti a migrare via da Thunder Mesa. Per molto tempo nessuno fu al corrente del destino della famiglia Ravenswood…
Curiosi di conoscere la sorte dei giovani amanti? Tranquilli, ve la svelerò alla fine di questo nostro viaggio nel Far West. Per adesso scendiamo dal treno ed eccoci finalmente pronti ad esplorare.
La “Frontierland Depot” si trova nell’area più ad ovest di Frontierland, il Cottonwood Creek Ranch, il cui tema è quello delle fattorie del Far West, con edifici rustici in legno e un piccolo mulino. In passato in questa zona fu allestita una vera e propria fattoria nella quale era possibile camminare tra gli animali; successivamente il tutto fu convertito in un’area per incontrare Woody e altri personaggi dei film di Toy Story. Oggi restano in attività, oltre alla stazione, il “Chaparral Theatre”, attivo soprattutto durante il periodo natalizio, e il “Cowboy Cookout Barbecue”, fast food con specialità di carne. Proseguendo dritto ci imbattiamo alla nostra destra nel “Pocahontas Indian Village“, un villaggio indiano che ospita un’area giochi attrezzata per i più piccoli con scivoli e altalene. Continuando a percorrere la strada principale, arriviamo nella zona di Thunder Mesa. Credo che ormai il nome vi sia abbastanza familiare. Da qui inizia la parte parte più scenografica di Frontierland. Provenendo dalla stazione abbiamo la sensazione di percorrere il Nordamerica “in salita”: partiamo infatti da edifici che rievocano le atmosfere western del Messico, come il “Fuente del Oro Restaurante”, fast food specializzato in pietanze messicane come fajitas e chili con carne. Presto però il posto viene lasciato ad edifici in stile tipicamente da Far West americano.
Contestualmente sul lato destro troveremo la coda per l’ingresso di “Big Thunder Mountain“, roller coaster per famiglie del genere mine train. Eh sì, avete capito bene, l’attrazione è ambientata proprio sulla montagna posizionata nel mezzo del Rivers of the Far West: ci troveremo a percorrere i binari della miniera di Ravenswood, a bordo di uno dei trenini che forse abbiamo visto correre attorno al monte.
E questa era la prima corrispondenza con la storia che vi ho raccontato prima… ma come sarà andata a finire? Ebbene, sarà un’altra attrazione a rivelarcelo, ma al prossimo appuntamento,
Tutto questo e molto altro sempre qui, “Dove vivono i sogni”!
La domanda del topic:
(Potete rispondere con un commento oppure su Facebook o Twitter usando gli hashtag #ImperoDisneyland e #DisneylandParis)
Cosa pensate del fatto che le attrazioni di Frontierland sono collegate da una storia?
Non perdete il prossimo numero dove continueremo la nostra visita nel selvaggio West e saprete cosa accadde alla famiglia Ravenswood!