Dopo i sorprendenti risvolti che hanno preceduto la pausa invernale della seconda stagione di Agents of S.H.I.E.L.D., in attesa della ripresa il prossimo 3 Marzo, l’emittente Abc ha permesso al pubblico americano di gustare una nuova serie targata Marvel Television: Marvel’s Agent Carter.
Una serie breve, solo di otto episodi, ma che chi scrive giudica come un bellissimo ed interessante gioiello che si aggiunge al grande universo che i Marvel Studios stanno assemblando con i loro lungometraggi e con questi primi prodotti televisivi.
Gli ideatori Christopher Markus e Stephen McFeely fanno centro, aprendo il sipario su un periodo storico del quale, nell’ambito del Cinematic Universe, non si era ancora parlato, se non nel precedente one-shot omonimo, e che inizia a rispondere alla domanda: cosa è successo tra la caduta di Teschio Rosso e il risveglio di Capitan America ai giorni nostri?
E in effetti la storia inizia proprio riproponendoci il triste addio tra il super soldato Steve Rogers e la perdutamente innamorata agente Peggy Carter dell’S.S.R. (Strategic Scientific Reserve), sulla quale sarà incentrata tutta la serie.
La Seconda Guerra Mondiale è terminata, ma i servizi segreti continuano ad essere in piena attività: siamo alle porte della Guerra Fredda e specialmente i rapporti tra Usa e Russia sono tesi e complicati. Tutti gli agenti sopravvissuti al conflitto sono quindi impiegati in affari riguardanti la sicurezza interna… tutti tranne Peggy. In un ambiente maschilista come quello degli ultimi anni ’40, oltretutto in un settore completamente appannaggio degli uomini, la capace Agente Carter viene continuamente sottovalutata e relegata a incarichi da segretaria, trascorrendo le ore di lavoro tra caffè e pratiche da portare da una scrivania all’altra. Una posizione minoritaria alla quale resta confinata, malgrado i suoi continui tentativi di mostrarsi migliore dei colleghi, con non poca frustrazione e con un animo già turbato dalla perdita dell’amore della sua vita. Gli uomini con cui ha che fare ogni giorno non sembrano avere neanche un briciolo delle grandi virtù sostenute non solo con le parole dal leggendario Capitano.
Isolata sul posto di lavoro, ma anche nella vita privata: attorniata da donne indaffarate nel lavoro a maglia e a diventare brave sposine, con le quali non ha nulla da condividere, quando riesce a trovare una potenziale amica come la frizzante Angie Martinelli (Lyndsy Fonseca), la sua vita segreta e la paura di mettere a rischio chi le è vicino, la portano ad essere schiva e a non riuscire a costruire un’amicizia profonda.
Questa situazione è però destinata a cambiare con la visita inaspettata di un vecchio amico. La scomparsa di alcuni pericolosi congegni dalle Stark Industries mette infatti il loro fondatore Howard Stark in grossi guai poiché è sospettato dall’S.S.R. di averli venduti al nemico. Questi si affiderà quindi a Peggy per riabilitare la propria reputazione e dimostrare che si è trattato di un furto.
Accompagnata dal maggiordomo Jarvis (eh sì, proprio quello a cui è ispirata l’intelligenza artificiale costruita da Tony Stark!), un vero gentleman completamente estraneo al mondo dello spionaggio e dell’azione, Peggy dovrà quindi operare nella massima segretezza, per evitare di essere scoperta sia dai nuovi e spietati nemici che troverà sulla propria strada, sia dai suoi stessi colleghi dell’S.S.R., che sembrano non vedere al di là del proprio naso restando fossilizzati sulla colpevolezza di Stark.
L’unico difetto che è possibile rilevare in questi episodi è forse l’iniziale fatica che impiega la vicenda a decollare del tutto, ritardando la configurazione completa di una trama orizzontale a oltre la metà della serie. Ma se questo da un lato sembra rallentare un po’ il ritmo, dall’altro garantisce un approfondimento completo di tutti i personaggi principali e dei loro ruoli nella storia, con non pochi colpi di scena.
Fortissimi i richiami al Cinematic Universe (prima di tutto alle due pellicole di Captain America), alcuni a dire il vero non di facilissima riconoscibilità (ne abbiamo però la certezza da alcune dichiarazioni fatte dagli ideatori e, a mio parere, l’imminente uscita di Avengers: Age of Ultron chiarificherà ancora di più alcune questioni).
Resta il fatto che il fulcro di tutte le puntate resta lei, Peggy Carter, magistralmente interpretata ancora una volta da Hayley Atwell (già vista in questo ruolo nei due Captain America, in due cammei in Agents of S.H.I.E.L.D. oltre che nel one-shot. Tra l’altro la vedremo nuovamente in Age of Ultron e Ant-Man). Malgrado il suo isolamento dal resto del mondo, è lei uno dei principali motori della vicenda attorno alla quale si muovono gli altri personaggi.
Al suo fianco James D’Arcy nel ruolo del maggiordomo Jarvis, che incarna perfettamente lo spirito del gentleman, buon padre di famiglia, ligio al dovere e beneducato. Il rapporto che va costruendosi trai due è sicuramente uno dei tratti più spiritosi della serie, con questo continuo incontro-scontro tra le maniere educate dell’uno e l’estrema praticità dell’altra che dovrà insegnargli l’abc dello spionaggio (a cominciare da come mentire in modo convincente), ma che a poco a poco, episodio dopo episodio, evolverà in un legame sincero fondato sull’estrema fiducia reciproca (che raggiunge il massimo della sua manifestazione nell’ultimo episodio) e su un sincero affetto. Attorno a loro gli agenti Thompson e Sousa (Chad Michael Murray e Enver Gjokaj) e il Capo Dooley (Shea Whigham), le cui missioni si intrecceranno con quelle della nostra Peggy, seguendo piste diverse che alla fine confluiranno in un unico quadro di insieme. Da rilevare anche il ritorno come recurring character di Dominic Cooper nei panni di Howard Stark, un’interpretazione sempre pregevole le cui apparizioni producono quasi sempre divertenti complicazioni.
Insomma Marvel’s Agent Carter è un vero gioiello, impreziosito da una fresca ed efficace riproduzione dell’America alla fine degli anni ’40, con i suoi luoghi comuni, le sue contraddizioni, le sue bellissime musiche e i suoi riferimenti culturali. Un gioiello che meriterebbe sicuramente di essere ulteriormente approfondito, soprattutto alla luce dell’epica scena finale che lascerà tutti a bocca aperta e che sembra suggerirci l’origine di alcune delle dinamiche che hanno segnato l’universo Marvel.