Fin dal primo trailer uscito qualche mese fa, la domanda è sorta spontanea: ma Il Re Leone è un live action? Anche se la Disney Company sta provando a venderlo come tale, inserendolo nella lunga lista dei remake come Cenerentola, La Bella e la Bestia e il recente Dumbo, su questo titolo non ci sono dubbi: si tratta di un remake in animazione.
Il progetto è stato affidato a Jon Favreau, che nel 2016 ha riportato al cinema con successo Il Libro della Giungla attraverso un sofisticato uso dei VFX che ha reinterpretato la storia di Mowgli e Baloo con un look fotorealistico. Ma se nel Libro della Giungla era effettivamente presente un attore (il piccolo Neel Sethi) e dunque le riprese si sono svolte con set reali e blue screen, per Il Re Leone non c’è stato nulla di tutto ciò.
Come ha confermato lo stesso regista, questa volta non sono stati costruiti dei set e non è stata utilizzata la motion capture (gli attori hanno solo prestato la voce ai personaggi, ma non li hanno interpretati). Il film è interamente animato; addirittura Favreau ha ammesso di aver inserito un singolo fotogramma di riprese in live action solamente per sfidare gli spettatori a distinguerlo dalle immagini generate al computer.
Ma come è stato animato allora Il Re Leone, e come possiamo definirlo?
L’animazione de Il Re Leone
“Quando abbiamo terminato Il Libro della Giungla, eravamo ormai molto esperti con questo tipo di tecnologia, perciò ci siamo chiesti: cosa possiamo farci adesso?”, racconta Jon Favreau. L’approccio adottato con Il Re Leone è stato molto simile, con una differenza sostanziale: mentre Mowgli era un personaggio interpretato da un attore in carne ed ossa, stavolta non ci sono personaggi umani, dunque il team tecnico (praticamente lo stesso del film del 2016) ha dovuto costruire tutto da zero.
Il termine con cui viene definita la produzione de Il Re Leone è virtual production. Regista e collaboratori hanno infatti fatto uso di tecnologie VR per “visualizzare” la scena, i personaggi e i set come ambienti virtuali, potendo così muoversi liberamente tra gli scenari, decidere dove posizionare la camera e avvicinare le tecniche a quelle delle riprese reali, come se fossero in live action. La sensazione è quella di trovarsi in una sorta di videogioco 3D a 360°, in cui Favreau e il direttore della fotografia Caleb Deschanel sono liberi di seguire e orientare i personaggi in tempo reale, mentre il resto della crew osserva cosa avviene nel mondo virtuale attraverso appositi schermi, con un’evoluzione di quanto utilizzato per Il Libro della Giungla.
Lo scopo per Favreau è stato quello di avvicinare il più possibile un film d’animazione a un live action. “Rimuovendo l’elemento fisico di Mowgli, non siamo stati più costretti ad avere blue screen, set reali o telecamere, perciò tutto è diventato virtuale. Quando questo ci ha dato la possibilità di girare senza doverci realmente muovere attraverso set materiali, si è aperto per noi un approccio del tutto nuovo, ed ecco perché è stata un’esperienza diversa da Il Libro della Giungla. Praticamente abbiamo costruito un vero e proprio gioco multiplayer in virtual reality solo per questo film”.
E il risultato, sempre secondo il regista, è strabiliante: “Credo che questo film sia l’apice di tutti gli adattamenti in live action dei classici Disney. L’idea di prendere questi personaggi e questa colonna sonora, così come ha fatto lo spettacolo di Broadway, e di rimanere fedeli alla storia ma adattarla per un medium differente… Per me questa tecnologia lo differenzia abbastanza dal film animato da farlo apparire nuovo, ma comunque simile all’originale”.
Il Re Leone è un live action? Per la Disney sì.
Abbiamo ormai concluso che il remake di Jon Favreau, pur facendo uso di tecniche innovative che lo avvicinano ad alcune modalità delle riprese live action, è indubbiamente un film animato, frutto dell’esperienza e del talento di centinaia di animatori e VFX artist.
Non sembra però pensarlo così la Disney, che ha deciso di non promuoverlo come film d’animazione, bensì come live action. Come tale infatti concorrerà nella stagione dei premi, puntando all’Oscar 2020 come già accaduto per Il Libro della Giungla, che non è stato neanche proposto per la categoria animazione nonostante la componente live action fosse estremamente ridotta. Anche questa volta, a quanto pare, la Disney non presenterà il film nelle categorie dei film animati ma punterà al premio per i Migliori Effetti Speciali.
Sicuramente Il Re Leone non farà fatica a portarsi a casa questo riconoscimento, che anche nel 2017 è andato al VFX supervisor Rob Legato per Il Libro della Giungla. Resta da chiedersi però come mai, per ottenere la giusta dignità e il giusto riconoscimento del talento di tanti animatori, sia necessario far passare un film d’animazione per qualcosa che non è.
Fonti: Entertainment Weekly, Indiewire