– I Wish…
Spesso desideriamo ciò che più ci attrae, senza capire se questo sia ciò di cui abbiamo bisogno. Spesso immaginiamo principesse desiderose di partecipare ad un ballo regale con un sontuoso vestito e sfavillanti gioielli. Ancor più spesso crediamo che i bambini siano semplici esseri ingenui e sprovveduti, che non sappiano imparare dai propri errori. E, soprattutto, spesso banalizziamo che nelle fiabe ci sia sempre un lieto fine, che la giustizia sia sempre tale e trionfi su tutto.
Eppure non sempre è così. Into The Woods, il nuovo film dei Walt Disney Pictures Studios che finalmente il 2 Aprile giungerà nelle sale italiane, ce lo dimostra. In ritardo di tre mesi dall’uscita americana e basato sul popolare ed omonimo spettacolo di Broadway, unisce in chiave ironica quelle che sono alcune delle più popolari fiabe che da generazioni ci vengono tramandate e narrate fin da bambini: Raperonzolo, Jack e Il Fagiolo Magico, Cappuccetto Rosso e Cenerentola unendole tra loro tramite una vicenda del tutto nuova incentrata su un panettiere e sua moglie, sul loro desiderio di formare una famiglia e sul rapporto con la strega che ha gettato su di loro una terribile maledizione rivoltatasi contro sè stessa.
Ogni singolo personaggio, come potrete vedere fin dal prologo, è mosso dalle proprie ambizioni, egoistiche, pure o sognatrici che siano, ma ognuno di loro dovrà affrontare la dura realtà della vita: tutto ha un prezzo, bisogna stare attenti a cosa si desidera, capire se lo si vuole davvero, se è ciò che si cerca e non solo ciò che incanta. La linea fra l’una e l’altra cosa risulterà esser più sottile del solito. Perchè “dentro la foresta” tutto è possibile, si possono incontrare strane creature, essere salvati o salvare. In altre parole, Into The Woods è un percorso interiore sulla responsabilità delle proprie azioni. E mai avremmo potuto immaginare che proprio la Walt Disney Company potesse prendersi l’incarico di portare al cinema una simile storia, che in un certo senso rende ingenui e faciloni alcuni fra i suoi personaggi più famosi (ed anche perché l’opera originale è ricca di riferimenti poco opportuni per il pubblico familiare alla quale la major si rivolge principalmente, ma che nonostante tutto ritroverete in minima parte). Forse, proprio per questo, la morale viene in un certo senso nascosta, detta fra le righe, in un finale troppo repentino rispetto al resto della narrazione, divisa in un due evidenti atti come il musical originale, ricchi di canzoni che vanno scemando per esser sostituiti da azioni e dialoghi nella parte centrale. Ma questa colpa, forse, è di un deludente Rob Marshall, che oltre ad aver diretto l’ultimo capitolo della saga di Pirati dei Caraibi in collaborazioni con gli stessi Walt Disney Pictures Studios, ha diretto qualche anno prima con estrema bravura altri due grandi musical: Chicago e Nine. Certamente non potevamo aspettarci che qualcosa di grandioso anche per questa ennesima trasposizione.
Ad ogni modo il lungometraggio vanta un cast stellare e più che intonato: da una grandissima Meryl Streep che si è aggiudicata con il suo ruolo la diciannovesima candidatura agli Oscar e che dopo Mamma Mia è in grado di farci venire nuovamente i brividi passando da S.O.S degli ABBA alla sentita “Stay with Me” o alla ben più forte e teatrale “The Last Midnight“, ad un repentino ed ammiccante Johnny Depp, all’incerta Cenerentola di Anna Kendrick, alla coppia cui spetta l’arduo compito di spezzare la maledizione composta da James Corden e Emily Blunt, ai due auto-ironici principi che altri non sono che il conosciuto Chris Pine (lanciato sullo scherno dalla stessa Walt Disney Company in Pretty Princess 2 – Principe Azzurro Cercasi) ed il biondo ed innamorato Billy Magnussen che vi incanteranno in modo tutt’altro che romantico con la loro “Agony“, per finire con la vera rivelazione di questa squadra, i due bambini Lilla Crawford e Daniel Huttlestone, rispettivamente Cappuccetto Rosso e Jack.
I costumi e gli scenari, poi, rispettivamente dei premi Oscar Colleen Atwood (Chigaco, Nine, Alice In Wonderland) e Dennis Gassner (Skyfall), risultano in perfetta sintonia fra loro nonostante la diversa gamma di colori. Se all’interno di un forno troverete giustamente una scala di bianchi, panna e ocra, gli abiti indossati viaggeranno sul rosso, sul marrone e sul blu, mettendosi in risalto fra di loro. Ed è stata vinta la sfida che si son trovati entrambi a combattere sul non cadere in stereotipi fiabeschi già visti. Ben ripresa è la colonna sonora di Stephen Sondheim, della quale abbiamo già citato alcuni brani, per quanto alcune canzoni siano state eliminate. Chiaramente grande importanza ha quest’ultima, essendo il film un musical. Fra assoli e cori uscirete con più di un motivo in testa. E nonostante i fastidiosi sottotitoli italiani, che certamente aiutano un pubblico più piccolo, si riuscirà perfettamente a capire la lingua e a restare incantati.
In definitiva, sicuramente è un film da vedere e soprattutto ascoltare, di base auto-critico e satirico sugli archetipi fiabeschi, oggi più che mai di moda grazie ai continui remake, che purtroppo non riesce a mantenere chiaro questo suo stile sulla fine. Non un’occasione totalmente sprecata, ma certamente non raggiunta in pieno. La trasposizione di un musical che ha davvero originato nel 1986 il filone che ha creato serie come Once Upon a Time. E solo per questo non potete perderlo.