Giochiamo un po’ con le parole e decidiamo di prendere due termini. La sfida è di creare una terza parola che possa esprimere entrambi i concetti.
In “Alice nel Paese delle Meraviglie” ci sono tante parole create con questo gioco linguistico: Bianconiglio, Maratonda, Brucaliffo… Di solito il compito di queste “parole-valigia” (o “parole-macedonia” per i più golosi!) è di riassumere espressioni molto lunghe, che solitamente definiscono qualcosa di inedito.
Immaginiamo di aver inventato qualcosa di nuovo: una marionetta dal funzionamento simile a quelle usate dai ventriloqui; non di legno, bensì fabbricata in materiali morbidi, come la gommapiuma, per darle maggior espressività, e che, alla fine, abbia una consistenza simile a quella di un pupazzo.
È sicuramente una definizione… ma pensate alla presentazione durante un’ipotetica esibizione in pubblico con il nostro manufatto. Soltanto per informare il pubblico su cosa sta per vedere, il presentatore si troverebbe a parlare per 10 minuti, senza rendere neanche molto chiaro il concetto. Serve una “parola-valigia”!
La marionetta usata dai ventriloqui, che in inglese è “marionette” e il termine pupazzo, in inglese “puppet”, sono quelle di maggior significato. Proviamo ad unirle… “Muppet“!
Giochini a parte, non si sa se Jim Henson abbia effettivamente coniato il termine seguendo un percorso simile a quello che ho, scherzosamente, inventato io o no. Ma, anche se dovesse essere solo una leggenda metropolitana, questa storiella rende chiaro cosa sono i Muppet e quale è stata la grande innovazione introdotta da Henson a vantaggio dell’espressività dei suoi personaggi.
Aveva un progetto, iniziato sin dagli anni dell’high school e del college con “The Junior Morning Show” e “Sam & Friends”, che è sempre riuscito a modernizzare e a far evolvere con successo. Anche limitandosi a creare piccoli spot pubblicitari con le sue marionette, ha iniziato a rivoluzionare il modo stesso di fare pubblicità: «Fino ad allora le agenzie pubblicitarie cercavano di vendere i loro prodotti imponendoli duramente. Noi abbiamo pensato “perché non venderglieli facendo ridere?”»
L’umorismo, vero grande motore di tutta l’opera del nostro Jim, gli ha permesso di ottenere consensi dai bambini quanto dai grandi. Un modo di far ridere senza tempo, per certi versi irriverente, ma mai volgare, mai fine a se stesso. Grazie a “Sesame Street”, egli riusciva a captare l’attenzione dei bambini con la risata, ma allo stesso tempo, permetteva loro di imparare. E in questo è sempre stato perfettamente in linea con uno dei principi del pensiero del grande Walt Disney: «Laughter is no enemy to learning» (trad. “Il ridere non è nemico all’imparare“). Non c’è però da meravigliarsi se pensiamo che da bambino era un grandissimo fan dei film Disney!
Non contento del successo ottenuto, volle che anche gli adulti potessero ridere genuinamente, così creò il “Muppet Show” con tutti i suoi personaggi più famosi che riuscì a far debuttare anche sul grande schermo. Personaggi tanto simpatici quanto fuori di testa che appassionarono grandi e piccini.
Divertenti sì, ma anche portatori di qualcosa che lo stesso Jim ha dimostrato tante volte di sostenere grazie al suo modo di lavorare. Ciò che voleva comunicare era un invito a non fermarsi davanti ad alcun ostacolo. Voleva che ognuno riuscisse a capire di poter fare la differenza, desiderandolo ardentemente e collaborando con persone con lo stesso sogno. Unirsi sotto la stessa bandiera e combattere, andando oltre le differenze, anche qualora i propri compagni fossero una rana, un maiale, un orso e un “va be’ quello che è”!
Un rivoluzionario che ha saputo imprimere quei suoi personaggi di questi importanti valori, mescolati all’immensa gioia di vivere che aveva e che l’ha portato tanto lontano e che riusciamo ad avvertire ancora oggi guardando i Muppet al cinema o in televisione.
Per concludere, tornando alla questione dell’etimologia, vorrei dirvi la mia: forse considerare “Muppet” una “parola-valigia” non è del tutto sbagliato, ma mi è sempre piaciuto pensare che essa fosse esprimesse qualcosa come “Mad Puppet“!
Articolo a cura di Lorenzo Dottorini di The Rainbow Connection – Muppets’ Italian Fanpage