Approfondimento a cura di Lorenzo Dottorini di The Rainbow Connection – Muppets’ Italian Fanpage
È ormai da quasi due mesi che oltreoceano i fan dei Muppet hanno potuto apprezzare il lungometraggio dal titolo Muppets Most Wanted, diretto, come già I Muppet nel 2011, da James Bobin. È tempo quindi di tirare un po’ le somme.
Guardando soltanto i dati del box-office, sembrerebbe che questo nuovo film sia stato decisamente un flop. Se infatti nel 2011, nei soli Stati Uniti d’America, il suo predecessore aveva incassato 88.631.237 $, quest’anno la nuova pellicola in madrepatria è riuscita appena a varcare la soglia dei 50 milioni di dollari, creando un divario tra i due film di quasi 40 milioni. Come mai questa contrazione così netta? Tralasciando un confronto qualitativo tra i due lungometraggi e questioni di tipo economico che, visti i continui sconvolgimenti finanziari degli ultimi anni, incidono, anche solo di qualche centinaia di migliaia di dollari, su questo genere di valutazioni, la maggior parte della critica cinematografica è d’accordo nel diagnosticare una penalizzazione del film. Insomma, sarebbero state fatte scelte poco ponderate relativamente alla campagna pubblicitaria e all’uscita nelle sale.
Può sembrare banale, ma uno o più trailer ben costruiti, che riescono a rivelare almeno il tono narrativo del lungometraggio che pubblicizzano, sono decisivi per convincere una significativa fetta di persone a prendere parte alle proiezioni nelle sale. Il modo di procedere è stato più o meno lo stesso per entrambe le pellicole: pubblicare una serie di video sul canale Youtube ufficiale dei Muppets Studios e far partecipare la combriccola di pupazzi a diversi eventi. Sul secondo punto niente da dire: la partecipazione al Super Bowl e all’ultima puntata del Late Night with Jimmy Fallon e la campagna per il lancio della nuova Toyota Highlander (con il video musicale No Room for Boring), sono state sicuramente grandi trovate. Nulla da segnalare neanche per quanto riguarda il Muppisode che ha visto sfidarsi lo Chef Svedese e Gordon Ramsay. Ma i trailer veri e propri, hanno probabilmente dissuaso molti potenziali spettatori. Personalmente, io che conosco e apprezzo i Muppet e il loro modo di fare comicità da un po’ di tempo, ho trovato assolutamente geniale l’idea di prendere in giro la rete e i social network e più in generale il mondo attuale (come ad esempio nello spot uscito pochi giorni dopo la notte degli Oscar dove si scherzava sulla gaffe di John Travolta che aveva chiamato Idina Menzel “Adele Dazeem”).
Non vi era però, come nei trailer del primo film, quell’aspetto più impegnato, profondo, la cui coesistenza con battute e scherzi sciocchi caratterizza ogni lavoro targato “Muppet”. Il primo lungometraggio, con i toni più drammatici del “grande ritorno”, ha saputo stregare e commuovere non solo coloro i quali erano bambini negli anni ’70 e ’80, ma ha gettato le basi per iniziare a far riflettere con una buona dose di risate, una nuova generazione di bambini, ragazzi e perché no, anche di adulti, che prima di qualche anno fa non si erano mai avvicinati ai pupazzi creati dal grande Jim Henson. E, se vogliamo, era proprio questo il fine principale della Disney Company: non volevano affatto produrre un film evento nostalgico con un ritorno sul grande schermo momentaneo, bensì, il film del 2011, ha voluto segnare l’inizio di un’operazione di rilancio, con un ritorno in grande stile dal quale poter far partire una nuova produzione di lungometraggi, apparizioni televisive e quant’altro. I trailer di Muppets Most Wanted, a questi nuovi spettatori, avranno dato l’idea di un film frivolo, costruito solo per far ridere, con qualche intermezzo di azione, dove, non essendoci apparentemente posto per tematiche più impegnative, non sarebbe stato possibile gustare di nuovo quell’intrigante mix di umorismo ed emozioni profonde.
Se quindi il confronto col tema del “grande ritorno” ha portato a ottenere risultati scarsi in America, nell’altra grande roccaforte dei Muppet, cioè il Regno Unito, il film è stato penalizzato enormemente a causa della folle scelta di farlo uscire nelle sale in contemporanea con Capitan America: The Winter Soldier.
E in Italia com’è la situazione? In una parola: ferma. Qui da noi non ci sono ancora né date d’uscita ufficiali, né trailer, né notizie di alcun tipo, mentre nel 2011 un trailer in italiano era comparso sul web già in estate. Sembrerebbe quasi che, visti i precedenti incassi non proprio eccezionali, qui in Italia si voglia far passare questo lungometraggio quasi inosservato. C’è da ammettere che da noi i fan dei Muppet non sono moltissimi (la pagina Facebook ufficiale conta solo 24.368 like, contro i 6 milioni e 700.000 della pagina in lingua inglese) o quantomeno sono ben nascosti. Partiamo dal presupposto che, per quanto geniale e sempre attuale, il tipo di comicità dei Muppet, non è un genere molto congeniale a noi. È un umorismo cui noi italiani non siamo abituati e che non sempre riusciamo a capire. Il Muppet Show aveva poi il limite di ospitare insieme ai pupazzi, celebrità che qui erano assolutamente sconosciute. C’è poi anche una limitatissima fetta di persone che pur avendo visto la trasmissione, ne sono diventati “haters” accaniti per una sorta di paura che hanno manifestato verso i pupazzi in gommapiuma e che non sono riusciti a superare neanche una volta diventati più maturi, eliminando tutt’oggi la possibilità di dare a Kermit e i suoi amici una seconda chance. Ma malgrado tutto ciò il Muppet Show era abbastanza seguito, il che significa che il prodotto ha funzionato anche qui e può tornare a farlo anche ora che, superati gli anni ’90, i Muppet sembrano essere stati riposti nel dimenticatoio.
Ed è proprio per la mancanza di questo “culto dei Muppet”, che potrebbe essere avviata una grande campagna pubblicitaria di sensibilizzazione e di conoscenza di questi pupazzi: in America le repliche del Muppet Show sono state trasmesse su canali televisivi come Disney Channel per molto tempo. Solo così è stato possibile far appassionare un nuovo pubblico di bambini e ragazzi ed educarlo a questo inusuale tipo di comicità. Quindi trasmettere anche sulle emittenti italiane più frequentemente, in fasce orarie abbastanza seguite, repliche del Muppet Show (o il più recente Muppets’ Tonight degli anni ’90, qui ancora inedito) o i vecchi film, stuzzicherebbe di sicuro una certa curiosità. L’Italia, da questo punto di vista, essendo come un terreno vuoto, da poter ancora seminare e coltivare, potrebbe rivelarsi, con una buona e forte campagna pubblicitaria, il paese del riscatto per Muppets Most Wanted, che verrebbe valutato senza la pesante richiesta di eguagliare l’illustre predecessore del 2011. E, viceversa, Muppets Most Wanted potrebbe segnare il punto di partenza per l’esportazione del fenomeno “Muppet” nel Bel Paese, con la creazione di un nuovo pubblico eterogeneo e sensibile, capace di imparare a riflettere mentre si sorride.
Leggi il primo approfondimento di Impero Disney sui Muppet QUI