Per la recensione del quarto episodio ospitiamo, come collaboratore esterno, Gabriele, che avete già conosciuto nelle settimane passate con altre recensioni a tema PK (qui e qui).
Ringraziando per la disponibilità, vi invitiamo come sempre a mandarci anche le vostre opinioni all’indirizzo imperodisney@gmail.com !
ATTENZIONE, QUESTO ARTICOLO CONTIENE SPOILER
Non è facile scrivere una recensione subito dopo aver finito di leggere una storia appassionante, capace di tenerti incollato alle pagine fino all’ultima battuta, sino alla parola “fine“. Come quando si finisce una saga letteraria, un romanzo, una serie TV capaci di strapparci alla routine quotidiana e farci sentire parte di quel mondo immaginario, finendo di leggere l’ultimo episodio di “Potere e Potenza” ci ritroviamo in uno stato di trance, quasi di incredulità. Si, perchè PiKappa 12 anni fa era entrato prepotentemente nelle nostre vite ed ora che finalmente abbiamo potuto riabbracciarlo ci ritroviamo a dirgli nuovamente, momentaneamente, addio senza sapere quando ritornerà, lasciandoci con tante domande e con un miscuglio di emozioni che la sua nuova avventura ci ha fatto vivere.
Potere e Potenza ep. 4 è il miglior epilogo che potessimo desiderare per la storia che ha segnato il ritorno del vecchio mantello tarlato: epico, drammatico, commovente. Dopo gli ultimi due episodi, aventi il compito di descrivere soprattutto i dubbi e le paure di PK, Artibani dà una forte accelerata alla narrazione.
La prima tavola è qualcosa di magico, da brividi: il nostro eroe decide di mantenere il costume a fibre nanoelettriche ridandogli, tuttavia, le sembianze di quello vecchio. Attraverso tale scelta PK sembra voler dichiarare che, sebbene ora i suoi avversarsi siano più forti, la situazione sia disperata e lui sia più maturo, rimane sempre se stesso. Ciò che l’ha reso PK 12 anni prima rimane immutato, così come gli ideali che l’hanno sempre contraddistinto (e infatti verrà confermato da lui stesso).
Da qui la narrazione si fa più serrata: Pastrovicchio dà ancora una volta prova della sua immensa bravura con scene di guerriglia degne dei migliori fumetti Marvel o DC. Assistiamo al ritorno del Razziatore per salvare PK dalla distruzione della Ducklair Tower portandolo di nuovo nel futuro. E qui tutti i vecchi Pkers avranno i brividi leggendo Odin citare quanto detto da Uno prima del suo addio a PK (e a noi) nel primo numero di PK2. Come viene più volte detto nel corso della storia, gli evroniani sono forti ma PK è vivo e non si arrende mai: basta questo per cambiare il futuro che abbiamo visto. Con l’aiuto del Razziatore e dei suoi cronopoteri PK torna nel suo tempo, sull’isola di Grimsey, e porta a termine la sua missione. Prima di tutto mantiene la sua promessa e mette al sicuro gli uomini tenuti prigionieri e poi dà il colpo finale a Grrodon, il quale vede distrutto il suo sogno in pochi minuti.
Noi lo facciamo attraverso altre tavole superlative del Pastro: l’esercito guidato dal generale Westock dotato del devulatore di Ducklair, la distruzione della base spaziale e dei motori a gravitazione di Fairfax. PK ha vinto (dopotutto seconda la Brillante Gemma Ambrata: I Buoni vincono Sempre, Ma Non è Detto Che Non Si Facciano Male), ma deve assistere impotente alla fine di Grrodon, una fine che avrebbe voluto evitare sebbene il Razziatore gli ricordi che non tutti possono essere salvati.
Artibani riesce a rimettere insieme tutti i fili che aveva cominciato a dipanare con il primo episodio con arguzia e una attenzione ai dettagli che, speriamo, anche chi vive in posti con poche ragazze faranno fatica a criticare. La profondità e la serietà della storia viene ancora una volta sottolineata grazie a quanto viene detto da PK, Odin Eidolon e il Razziatore.
Penso che Topolino avesse bisogno di una storia così per capire quanto potenziale inespresso abbia e quanto il suo pubblico necessiti di storie così.
I due epiloghi danno il colpo finale al lettore: da una parte c’è un collegamento con Il Ritratto dell’Eroe da Giovane, dall’altro assistiamo al ritorno di due personaggi, UNO dei quali tanto amato quanto atteso. E alla fine di tutto questo rimane solo il bisogno di leggere altre avventure del nostro Eroe, di sapere cosa accadrà. Artibani, Pastrovicchio e Monteduro hanno fatto un lavoro eccellente, per cui sarebbe un vero e proprio delitto lasciarci di nuovo orfani di PK: perché nei momenti difficili la gente deve sapere da che parte guardare per non perdere la speranza.