Star Wars è senza dubbio il franchise cinematografico più noto di sempre. Sin dall’uscita nei cinema di Episodio IV gli estimatori (e gli haters) della storia che si svolge in una galassia lontana lontana sono aumentati a dismisura. Un successo dovuto non solo all’aver saputo rinnovare e stravolgere un genere, ma anche e soprattutto al suo sapersi sempre rinnovare, anche se i risultati non sono sempre stati quelli sperati. Negli anni il brand ha dato vita a nove film della saga madre, due spin-off (Rogue One e Solo), nonché a romanzi, fumetti, serie animate e ora anche a una serie Tv live action: The Mandalorian, disponibile in esclusiva su Disney+.
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Ideata da Jon Favreau (Iron Man, Il Libro della Giungla, Il Re Leone) e Dave Filoni, la serie vede protagonista assoluto Pedro Pascal nei panni del mandaloriano che dà il titolo allo show, a cui si affiancano Gina Carano, Carl Weathers (l’Apollo Creed della saga di Rocky), Nick Nolte e i registi Taika Waititi e Werner Herzog.
Ambientata dopo le vicende de Il Ritorno dello Jedi e 25 anni prima de Il Risveglio della Forza, la storia segue le vicende di Di Djarin, un solitario e abile cacciatore di taglie che si ritrova suo malgrado a diventare una preda e ad affrontare ciò che rimane dell’Impero Galattico.
Per chi è cresciuto con la Saga originale di Star Wars l’annuncio di ogni nuovo prodotto audiovisivo legato al franchise è sempre vissuto con un misto di eccitazione e terrore. È stato così per i film della trilogia prequel e di quella sequel, è stato così per le serie animate e lo stesso è stato per The Mandalorian. Almeno fino alla visione degli otto episodi che compongono la serie.
Guardare la storia di Mando è un po’ come rivedere dopo tanto tempo un caro amico, è un’emozione unica, che evoca bellissimi ricordi ed è capace di crearne di nuovi. È un ritorno a un’atmosfera famigliare che mancava da tempo, ritorno che provoca emozione, trepidazione e commozione. La Forza è potente e lo si intuisce sin dai primi minuti del primo episodio, perché Star Wars è molto di più di un duello combattuto con le spade laser.
The Mandalorian è un western futuristico dove tutti sono brutti, sporchi e cattivi, dove il deserto (sia fisico che metaforico) la fa da padrone, dove i saloon sono pieni di feccia proveniente da ogni parte della galassia, dove rischi la vita ogni giorno e dove sparatorie a colpi di folgoratore e tradimenti sono il pane quotidiano. È un futuro già vecchio in cui la più moderna delle tecnologie è già polverosa, dove si parla poco e si agisce molto, in cui nonostante le disavventure, l’Impero, i tradimenti, tutto è bellissimo.
Se The Mandalorian funziona molto, si deve alla buona sceneggiatura scritta a otto mani da Jon Favreau, Dave Filoni, Christopher Yost e Rick Famuyiwa, capaci di portare sul piccolo schermo tutti gli elementi che hanno decretato il successo di Star Wars, aggiungendo una storia avvincente e un protagonista accattivante. A cui si somma la brevità degli episodi, condensando così in poco più di mezz’ora l’azione che non perde (quasi) mai di intensità.
Il mandaloriano del titolo ricorda i molti pistoleri western interpretati da Clint Eastwood, uomini senza nome, senza legge, senza paura e con una morale tutta loro ma che nonostante tutto cercano sempre di fare sempre la cosa giusta, anche se sanno che non gli porterà che guai. Un uomo dagli occhi (o meglio dall’elmo) di ghiaccio, arguto e letale come pochi, sempre con il dito sul grilletto. Un antieroe che affronta i suoi nemici e il suo destino con onore.
Siamo davanti a un vero e proprio ritorno alle origini, dove il non detto è più importante delle parole, in cui è riscontrabile una maniacale attenzione per i dettagli e in cui di certo non mancano citazioni all’intero franchise. Un richiamo e un omaggio a tutto ciò che è stato fatto, perché Star Wars è un universo infinito e in continua espansione.
La serie colpisce soprattutto per la storia coinvolgente e ricca di misteri, per la molta azione presente, il citazionismo, l’autoironia (da manuale il siparietto tra due Stormtroopers dell’episodio finale) e perché come ogni serie che si rispetti fa sorgere nuove domande, in particolare per quanto riguarda il popolo di Mandalore. In The Mandalorian Favreau e Filoni (creatore e curatore di The Clone Wars e Rebels) iniziano mostrarci stralci della cultura mandaloriana e del loro codice, dell’importanza dell’acciaio Beskar.
Sicuramente interessante è il suo svolgimento in stile videogame in cui alla story line principale si affiancano quelle secondarie che porteranno il protagonista a vivere avventure che in qualche modo lo “distraggono” dal suo obiettivo principale. Una scelta narrativa che da una parte ci fa conoscere il protagonista in tutte le sue sfaccettature, dall’altra rischia talvolta di sviare troppo dalla trama.
Per quanto riguarda i difetti, di cui neanche un ottimo prodotto come The Mandalorian è esente, possiamo citare innanzitutto le musiche non proprio esaltanti e poco incisive (a eccezione del main theme). La più grande pecca della serie però è la non approfondita caratterizzazione dei personaggi secondari; sebbene ognuno sia interessante a modo suo e riesca a lasciare il segno, forse complessivamente avrebbero meritato maggiore considerazione. La serie fa della semplicità la sua arma, e forse proprio a causa di ciò tende a non rischiare troppo. Allo stesso modo, chi non è avvezzo all’universo di Star Wars faticherà un po’ a seguirla.
In ogni caso The Mandalorian farà la felicità degli appassionati e dei fan della Saga, riportandoli ancora una volta in un universo che ben conoscono e il quale li farà sentire subito a casa, respirando nuovamente tutti gli elementi tipici che ne hanno decretato il successo. Un prodotto divertente e intrigante che vi conquisterà. Da vedere assolutamente.
This is the way.