Recensione a cura di Lorenzo Dottorini e Irene Rosignoli
Tutto questo accadrà ieri è una storia che, fin dal titolo, è già un paradosso. Certo, il nostro Topolino non è nuovo a viaggi nel tempo e paradossi spaziotemporali: il Professor Zapotec e il Professor Marlin lo hanno più volte inviato a spasso nei secoli in diverse epoche storiche. Tra l’altro, il tema sembra di gran moda in questo 2015, basti pensare al Ritorno al Futuro Day. E, senza andare troppo lontano, anche il suo collega Paperino, nei panni di Pikappa, si è cimentato in un’avventura simile solo qualche mese fa, con Gli Argini del Tempo. Tuttavia, questa volta le premesse sono diverse. Tutto questo accadrà ieri non è una storia qualunque. Nasce infatti da uno spunto particolare: l’ottantasettesimo compleanno di Mickey, che nel 1928 esordì nel corto Steamboat Willie. Sarà proprio questa ricorrenza speciale a portare Topolino faccia a faccia con il più grande paradosso di sempre: l’incontro con… il sé stesso degli anni ’30, nella sua versione originale con i pantaloncini rossi, le scarpe gialle e i lineamenti del volto ancora stilizzati.
Quello che Mickey deve affrontare è un viaggio nel suo universo d’origine per sventare ancora una volta i piani di Pietro Gambadilegno, proiettato verso la conquista del Calisota e del mondo intero (probabilmente è uno dei suoi progetti più ambiziosi di sempre). Di fatto ci troviamo davanti non a un’unica storia, ma a due racconti tra loro intrecciati. Il primo è ambientato nel 2015, proprio durante la giornata dei festeggiamenti. Il secondo, “Topolino e il guanto di Amnèzja”, viene introdotto in medias res e identificato come un’avventura perduta ambientata negli anni ’30, che il nostro eroe ha misteriosamente dimenticato.
Nel cervello di Gambadilegno sembra stia riaffiorando qualcosa, come se un pezzettino della sua memoria fosse stato cancellato e ora gli si stesse presentando in modo simile a piccoli fotogrammi di un sogno. Chi invece ha un improvviso sussulto è Pippo, che ricorda di colpo di dover dare al suo amico festeggiato un oggetto affidatogli circa 80 anni prima affinché venisse consegnato proprio il 18 novembre 2015. Questo si rivelerà essere, contro qualsiasi regola logica, uno smartphone di ultima generazione contenente un breve filmato nel quale lo stesso Pippo, o meglio la sua versione degli anni ’30, invita l’amico topesco a recarsi in quel 16 giugno del passato per una questione di vitale importanza. Geniale l’impossibilità per il lettore di datare l’anno nel quale Topolino dovrà recarsi. Possiamo al massimo collocarlo tra il 1930 e il 1939, ma non stabilirlo con precisione, in quanto l’ultima cifra è sempre coperta o fuori campo. Senza scendere ulteriormente nei dettagli della trama, Gambadilegno spera di impedire il viaggio nel tempo in modo che il continuum spaziotemporale venga deviato permettendogli così di conquistare il Calisota e forse il mondo.
Eccoci dunque nel passato dove al nostro Topolino viene in mente fin dalle prime vignette di chiedere aiuto al se stesso dell’epoca. S’imbatte facilmente in Minni (che chiaramente non lo riconosce) per poi essere letteralmente aggredito dal suo omonimo in pantaloncini rossi, che lo ha scambiato per un ladro di borsette. Notiamo subito il temperamento diverso dei due personaggi: uno più maturo, calmo e filantropo, l’altro molto più testa calda, impulsivo. Lo scarto tra i due è ben tangibile poiché si muovono in atmosfere diverse. È quasi commovente osservare i due Topolino insieme sulla scena, e notare come anche lo stesso Mickey di oggi si ritrovi a criticare la sua controparte del passato, troppo scavezzacollo e impulsiva. Il nostro protagonista è un po’ come un qualsiasi adulto che riguarda le proprie esperienze da adolescente e ne sorride imbarazzato. Topolino, ci dice lo stesso Casty in una bella intervista su Comicus, è l’unico personaggio Disney che in qualche modo è cambiato nel corso degli anni, e da ragazzino monello e leggermente incosciente, è diventato più maturo e giudizioso. Questa evoluzione va di pari passo con l’evoluzione del mondo Disney, dello storytelling e dell’intera società.
Per quanto riguarda i comprimari, non è presente un incontro/confronto diretto, che quindi accade solo nella mente del lettore. E se per Minni e Pippo il cambiamento è riferito specialmente al look (Pippo è addirittura rappresentato ancora nella sua versione Dippy Dawg, prima che diventasse Goofy), Pietro risulta più interessante da esaminare. La sua versione retrò è cattiva e ambiziosa, come già detto, improntata a un obiettivo grosso, e che ci dà la possibilità di vedere Topolino, o meglio i due Topolino, in uno dei contesti che meglio caratterizzano il personaggio e le sue storie: un uomo piccolo catapultato in situazioni estremamente più grandi di lui. Bellissima a tal proposito la vignetta con la quale termina la prima parte della storia, raffigurante il nostro gatto con il potere in pugno, che sembra quasi richiamare al titano Thanos, un vero esperto in materia di obiettivi ambiziosi. Ma è interessante anche il Pietro del 2015, che diventa in qualche modo vintage nell’agire e negli stratagemmi che mette in campo per impedire il viaggio nel tempo (ad esempio il rapimento di Minni, tipico dei cortometraggi d’epoca).
C’è poi la storia nella storia, “Topolino e il guanto di Amnèzja”, ispirata totalmente alle strisce di Floyd Gottfredson e Merrill de Maris, che per certi versi è un grosso rischio. Gli anni ’30 non erano certo famosi per il loro essere politically correct: non era raro trovare lacché di colore che parlavano in modo estremamente stereotipato ad esempio, oppure, come poi accade anche qui, vedere i personaggi, buoni e cattivi che fossero, usare delle armi. Non si poteva certo pretendere di essere completamente fedeli mantenendo linee editoriali oggi imprescindibili, ogni tentativo di “epurare” rappresentava un potenziale tradimento. Eppure Casty ci riesce, resta lì in bilico tra le due dimensioni, spostando il carattere ironico e un tantino irriverente sul paradosso temporale nel quale ci troviamo. Tantissime allusioni alle assurdità dello sviluppo tecnologico (memorabile la frase del Pippo anni ’30 “E se avessi voluto telefonarmi, avresti usato una videocamera?”) e dei mass media: tante, tante strizzate d’occhio ai lettori attenti e critici della tv commerciale.
Tanti omaggi anche alla cultura dell’epoca a cominciare da Via col Vento per arrivare alle leggende del fumetto Disney, che ne hanno fondato gli universi (riuscite a notare le insegne dedicate al già citato Gottfredson e al grande Barks?).
Lo stile del disegno è impressionante, anche questo è un regalo di Casty, stavolta però accompagnato da una new entry nel mondo Disney ma veterano in quello del fumetto (ha collaborato con due maestri come Bonvi e Silver): Massimo Bonfatti, primo disegnatore guest star del Topo.
Le ambientazioni d’epoca sono rese perfettamente, sembra davvero una storia illustrata da Gottfredson, così come il look dei personaggi è perfettamente in stile con quello dei cortometraggi e delle strisce del periodo. Molto simpatica anche la comparsa dell’iscrizione “Casty & Bonf” su un furgoncino. Si poteva forse osare ancora di più utilizzando un bianco e nero per la storia nella storia, che presenta invece una colorazione meno accesa per dare l’idea del vintage.
Tutto questo accadrà ieri è un prodotto celebrativo davvero interessante e immaginiamo complesso da assemblare, ma soprattutto è un’emozionante retrospettiva e grande tributo a quasi 90 anni di storia, di avventure e, perché no, di sentimenti. Dopo tanti anni, “nonostante i capricci” di Minni e “nonostante le manie di avventuriero” di Topolino, i due sono rimasti insieme, più uniti che mai. E siamo rimasti anche noi lettori, che ancora oggi siamo legati al nostro amico dalle grandi orecchie tonde.
Tutto questo accadrà ieri (Casty/Bonfatti) vi aspetta in edicola con Topolino 3130.