Durante il telegiornale andato in onda questa mattina su La7, si è trattato un tema delicato: l’educazione dei bambini in una società come la nostra, sempre più avanzata e progressista.
All’interno del servizio che potete vedere cliccando QUI , per annunciare la pubblicazione di tre volumi editi dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri con l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) destinati alle scuole elementari, medie e superiori dal titolo “EDUCARE ALLA DIVERSITÀ A SCUOLA” che hanno come obiettivo l’abbattimento di fenomeni come il bullismo, le discriminazioni razziali e l’omofobia è stata messa in discussione la funzione educativa di favole come Biancaneve, Cenerentola o La Bella e La Bestia. Si è affermato che queste storie “forvianti” siano da “mettere in cantina”, che presentano ai bambini stereotipi da imitare come la principessa che aspetta d’esser salvata ed il cavaliere che accorre in suo aiuto, che non rappresentano più la società che li circonda favorendo, addirittura, proprio quello che si tenta di combattere, creando un’idea sbagliata della collettività con cui il futuro individuo dovrà confrontarsi.
Proprio conseguentemente a queste affermazioni mi domando se si sono mai osservati proprio film come Biancaneve o Cenerentola, fino ad arrivare a lungometraggi come Il Re Leone o Il Gobbo di Notre Dame dove, fra i tanti argomenti trattati, persiste proprio il tema dell’emarginazione sociale, della libertà della persona e dell’amore. In particolare, criticando quest’ultimo aspetto, si è dato peso al fatto che si parli sempre e solo di amore fra uomo e donna. Su tale punto si dimostra come non si comprenda a fondo il ruolo che un film per bambini debba avere. Non si può pretendere di mostrare ad un pargolo pellicole intrinseche di valori morali… ed aspettarsi che questo riesca istantaneamente a comprenderne il significato! Se non c’è dietro una figura adulta che sappia trattare con i bambini, che sappia fargli capire quel bacio, quei sentimenti, o la funzione di quel preciso personaggio non ci si può lamentare del fatto che ci siano ancora discriminazioni sociali. L’amore di cui ci parla Walt Disney, che inconsciamente tutti tendiamo a chiamare “Zio Walt”, “Nonno Walt”, “Papà Walt” proprio perché lo vediamo come una figura educatrice, è fin da Mickey Mouse e la sua tenera Minnie quello verso il prossimo, che si è evoluto con il tempo in quello verso se stessi fino ad arrivare a quello concepito in Frozen – Il Regno di Ghiaccio, verso la propria sorella o famiglia. E’ quello che riesce ad andare oltre le apparenze, come ci insegna La Bella E La Bestia, che potrebbe tranquillamente esser proposto come un amore che deve andare oltre, quello che permette ad un uomo di amare un altro uomo. Ad una donna di amare un’altra donna. Quello che mi ha fatto crescere con sani principi se ben concepiti. Mi duole realizzare che questo concetto, oggi, venga messo sotto accusa. Come si può far crescere un futuro individuo senza una solida base? Senza aver compreso un semplice concetto come l’amore? Non serve differenziare l’amore eterosessuale da quello omosessuale. Non serve dire “loro si amano” e specificarne il sesso ma “loro si amano” perché sono due persone. Differenziare a priori due concezioni di amore… questo sarebbe il vero problema. E’ ovvio che ci siano delle piccole particolarità, ma son certo che nessuno non darebbe la propria vita per la persona amata. E questo, il papà di Topolino, ce lo mostra fin dai primi anni del novecento.