Saetta McQueen è senza dubbio uno dei personaggi della Pixar più noti, soprattutto tra gli spettatori più piccoli, per i quali è un vero idolo. In fondo da sempre i bambini sono affascinati dalle macchine. Una passione, quella per le quattro ruote, condivisa dal regista John Lasseter. Proprio questo suo amore per i motori lo ha portato a dare vita nel 2006 a Cars.
Il film di animazione con protagoniste macchine antropomorfe è stato scritto dallo stesso regista insieme a Dan Fogelman, Joe Ranft, Kiel Murray, Phil Lorin, Jorgen Klubien. Una vicenda che come spesso accade nel cinema prende spunto dalla vita reale. Infatti l’idea per il film venne a Lasseter durante un lungo periodo di vacanza. Dopo le riprese di Toy Story 2, insieme alla famiglia, il cineasta intraprese un viaggio in camper attraverso la mitica Route 66, una delle prime Highway Federali che in origine collegava Chicago con la spiaggia di Santa Monica. Una strada lunga 2.448 miglia (3.755 km) che attraversa gli stati Illinois, Missouri, Oklahoma, Texas Nuovo Messico, Arizona e California.
L’autostrada, nata nel 1926, per decenni è stata una delle vie più percorse d’America, tanto da essere uno dei maggiori motivi di prosperità delle comunità nelle sue vicinanze. Infatti grazie alla sua popolarità era molto trafficata e questo ha permesso negli anni un grande sviluppo economico. Almeno fino al 1985, quando a causa del nuovo Interstate Highway System la via fu rimossa ufficialmente dal sistema delle highway. Oggi la strada è nota con il nome di Historic Route 66.
Quello che pochi sanno è che la Pixar già nel 1998 aveva in cantiere un film con protagonista una macchina. Il film dal titolo The Yellow Car venne scritto da Jorgen Klubien, animatore e sceneggiatore noto per aver lavorato a The Nightmare Before Christmas, Il re leone, Frankenweenie e appunto Cars. La vicenda vedeva protagonista un auto elettrica in un mondo dominato dal gas. Un film che avrebbe dovuto arrivare nei cinema dopo A Bug’s Life all’inizio del 1999, basti pensare che vennero prodotti alcuni disegni. Ma infine venne scartato a favore di Toy Story 2.
Ma si sa, nel cinema i progetti che vengono accantonati non sono mai scartati del tutto. Spesso ritornano a nuova vita, anche se con sostanziali modifiche. Lo spunto per Cars avvenne anche grazie al documentario Divided Highways, il quale analizza il modo in cui le highway hanno influenzato l’economia delle piccole città situate lungo il loro percorso. Jonh Lasseter ha raccontato di come lui e Joe Ranft rimasero commossi dalla storia di queste città e di cosa avesse voluto dire per loro essere tagliate fuori da tutto a causa del nuovo sistema autostradale. I due iniziano così le ricerche riguardanti la mitica Route 66.
Al ritorno dalla già citata vacanza, Lasseter contattò Michael Wallis, storico della Route 66. Così per 11 animatori Pixar iniziò una vera e propria ricerca sul campo. A bordo di due cadillac Wallis li portò lungo due diversi viaggi attraverso la nota autostrada. “Ho sempre amato le macchine. In una vena mi scorre sangue disneyano, nell’altra olio per i motori. L’idea di combinare queste due mie passioni era irresistibile”. Parole di John Lasseter. Un amore per i motori che ha portato il regista a lavorare duramente per far essere Cars più realistico possibile.
Oltre ad aver visitato gli studi di progettazione della Big Three Detroit, Lasseter ha imparato a progettare automobili reali. Inoltre il lavoro di animazione ha richiesto mesi di prove e di errori. Gli animatori hanno lavorato senza sosta per ottenere movimenti unici per ogni personaggio in base all’età e al tipo di auto.
Un lavoro che ha portato alla decisione di mettere gli occhi dei personaggi sul parabrezza, a differenza di molte auto antropomorfe che invece li hanno sui fanali, come Eddie, il taxi di Chi ha incastrato Roger Rabbit. Una decisione che ha portato i personaggi di Cars ad assomigliare ed omaggiare Susie the Little Blue Coupé di Disney e One Cab’s Family di Tex Avery. Una decisione dovuta anche ad un motivo visivo: mettere gli occhi sul parabrezza conferisce alla macchina un aspetto più simile al volto umano, inoltre consente a tutta la struttura del veicolo di partecipare ai suoi movimenti.
Cars ha fatto della “verità” il suo mantra. Lasseter ha preteso che le macchine presenti nel film fossero vere al 100%. Il responsabile del dipartimento dei personaggio Jay Ward ha dichiarato che il regista non voleva che le auto risultassero troppo rigide o troppo morbide, ma che esternassero al meglio le caratteristiche del materiale con cui sono fatte.
Così, per rendere al meglio i movimenti di vetture fatte di acciaio, la lavorazione del film è iniziato con disegni a matita, passando poi per la modellazione e l’ombreggiatura. Solo alla fine è arrivata l’animazione, che come già detto non è stata facile. Un lavoro realistico che ha visto coinvolti anche il reparto ombreggiature. Lasseter ha preteso che anche le verniciature delle macchine e i loro riflessi fossero realistici.
Una lavoro sulla verità che ha visto impegnato tutto il reparto tecnico, anche per quanto riguarda il paesaggio. Da questo punto di vista è stato fondamentale il viaggio intrapreso dagli animatori sulla Route 66. La città di Radiator Springs e i paesaggi circostanti sono il risultato di un accurato studio, rappresentando al meglio quanto visto dagli animatori Pixar lungo la loro gita. Basti pensare che la città di Cricchetto e soci è ispirata a varie città che si trovano lungo la Route 66, principalmente alla città di Saligman in Arizona.
Il lavoro sul campo ha pagato molto bene: quando Cars arrivò nei cinema di tutto il mondo riuscì a conquistare il botteghino. Nel solo weekend di debutto negli USA incassò oltre 60 milioni di dollari, arrivando ad incassarne oltre 460 nel mondo. Un successo dovuto ad una storia che per quanto lineare e prevedibile risulta avvincente, piena di umorismo, azione e dramma, oltre ad un’animazione fantastica. Un film che omaggia oltre alla mitica strada anche il mondo delle automobili (da corsa e non) e la Nascar, campionato di auto da corsa americano.
Il film fu anche candidato agli Oscar, come miglior film d’animazione e miglior canzone a Randy Newman per Our Town. Ma venne battuto rispettivamente da Happy Feet di George Miller e da I Need to Wake Up di Melissa Etheridge, canzone del film Una scomoda verità.
Visto il risultato al botteghino del film, e l’amore soprattutto dei più piccoli per i personaggi, la Pixar decise di mettere in cantiere un sequel. Così nel 2011 arrivò Cars 2, diretto ancora una volta da John Lasseter e sceneggiato da Ben Queen. Dopo essere diventato un campione, questa volta il protagonista Saetta McQueen lascia le piste della Piston Cup per approdare al World Gran Prix, omaggio al campionato di Formula 1.
L’idea per il sequel venne sempre a John Lasseter, per la precisione durante il tour promozionale di Cars. Il regista ha dichiarato che mentre viaggiava per il mondo continuava a chiedersi cosa avrebbe fatto Cricchetto nei vari Paesi che visitava. Per esempio lo immaginava guidare nel lato sbagliato della strada in Inghilterra, mentre cerca di capire i segnali stradali in Giappone o magari mentre incontra scooter in Italia.
Così, a cinque anni di distanza dal primo capitolo, Saetta McQueen tornò a sfrecciare al cinema, facendo di Cars il secondo film Pixar a divenire un franchise dopo Toy Story. Il sequel è una pellicola dove la trama è perfetta come parodia di James Bond e i film di spionaggio, un po’ meno come film sulle corse. Infatti la vicenda è principalmente incentrata su Cricchetto, il migliore amico di Saetta. Nonostante una storia poco convincente, il successo al botteghino fu travolgente, ancora più che con il predecessore. A fronte di un budget di 200 milioni di dollari, ne incasserà quasi 560 in tutto il mondo.
Un esito così positivo spinse allora la Disney a portare i personaggi del film sul piccolo schermo. Nacquero così i Cars Toons – i cui titoli delle serie sono Mater’s Tall Tales e Tales from Radiator Springs – una serie di corti animati con protagonisti Cricchetto (Mater in originale) e Saetta McQueen. Gli episodi raccontano avventure inedite vissute dai due amici. A questa serie va aggiunto il corto Mater and the Ghostlight. Prodotto appositamente per la versione DVD di Cars, lo short film racconta la storia di Cricchetto perseguitato da una misteriosa luce blu.
Allo stesso modo, si decise di ampliare ulteriormente il brand dando vita anche a due spin-off, affidati ai DisneyToon Studios (e quindi non parte della filmografia Pixar). Planes (2013) e Planes: Fire & Rescue (2014) sono ambientati nello stesso mondo di Cars, ma hanno per protagonisti degli aeroplani. Personaggio principale è Dusty Crophopper, aereo agricolo con la passione per le gare di volo ma che soffre di vertigini. Nel primo capitolo assistiamo alla partecipazione di Dusty alla prestigiosa gara Rally Ali intorno al Globo (parodia del Trofeo MacRobertson), mentre nel secondo scoprendo di non poter più gareggiare deciderà di divenire un aereo pompiere.
Nonostante recensioni non lusinghiere per entrambi i capitoli, i due spin-off hanno incassato rispettivamente 225 e 150 milioni di dollari. Incassi che hanno convinto la Disney a dare vita ad un terzo capitolo, che uscirà nel 2019 e non avrà più per protagonista Dusty, ma sposterà l’azione agli aerei spaziali. Come se non bastasse è ancora aperta la possibilità di spin-off con protagonisti barche, treni e altri veicoli.
Quando sembrava che Saetta McQueen avesse esaurito il carburante, ecco che il campione della Piston Cup è pronto ad una nuova sfida. La macchina pura velocità è infatti tornata in pista in Cars 3. Entrato in produzione nel 2014, il film è stato rilasciato negli USA il 16 giugno 2017 ed in Italia il 14 settembre dello stesso anno.
Il film segna l’esordio alla regia di Brian Fee, storico storyboard artist ed animatore Pixar. Un film che come ha rilevato John Lasseter avrebbe omaggiato Lupin III: Il Castello di Cagliostro di Hayao Miyazaki nella forma di una vecchia Citroen 2CV. Stando alle parole del co-sceneggiatore Kiel Murray, Cars 3 è un ritorno alle origini, e allo stesso tempo un capitolo “conclusivo” che si chiede quale futuro attenda Saetta McQueen, ormai prossimo alla pensione.
Dalla sua uscita, a fronte di un budget di 175 milioni di dollari, Cars 3 ne ha incassati nel mondo oltre 350. Un risultato a cui vanno sommati i quasi sei milioni di euro del botteghino italiano. E voi siete tornati in pista con Saetta McQueen?
cars 2
Come molti giovani di oggi al momento di passaggio tra scuola superiore e università, John Nevarez ha scelto un percorso relativamente “sicuro” con l’obiettivo di trovare lavoro in fretta. E come molti giovani, a metà strada si è accorto di non essere soddisfatto e di avere in realtà un sogno diverso. Nel suo caso, l’animazione.
Non senza difficoltà, ha iniziato a seguire dei corsi serali per diventare un artista, fino a lasciare completamente i suoi studi in matematica per dedicarsi all’arte. Dopo numerosi tentativi è finalmente approdato alla Disney, prima nella divisione televisiva per occuparsi di Pepper Ann e Kim Possible, e in seguito ai DisneyToon Studios, dove ha lavorato ai film di Trilli e ad alcuni sequel come Le Follie di Kronk e Koda Fratello Orso 2.
Da lì, il passo successivo è stato breve: dopo qualche anno è stato ammesso come story artist ai Pixar Animation Studios, dove è rimasto fino al 2014.
L’occasione per incontrare (ahimè solo “virtualmente”) il simpatico e talentuoso John Nevarez ci è stata offerta da Laura Farina, docente di Arte del fumetto, Elementi di morfologia, Dinamiche della forma e Disegno presso l’Accademia delle Belle Arti di Perugia. L’incontro, svoltosi il 16 gennaio, è stato il primo di una serie, con l’obiettivo di portare a Perugia (fisicamente o in videochat) animatori e fumettisti del panorama italiano e internazionale. Gli eventi sono rivolti principalmente agli studenti del corso, ma sono aperti a chiunque si interessi di animazione.
Dopo aver illustrato brevemente la sua carriera e i suoi primi 14 anni trascorsi nel mondo dell’animazione, Nevarez ha tenuto una vera e propria lezione per tutti gli studenti presenti in sala, mostrando alcuni lavori suoi e di artisti a cui si ispira (Ralph McQuarrie, Chris Sanders, Thorn Enriquez, Andy Gaskill, Ken Anderson e altri ancora).
Essendo l’autore uno storyboard artist, i temi principali della lezione sono stati la composizione e la luce. “Quando guardi un film o un disegno” – ha spiegato Nevarez – “chiediti prima di tutto: come l’hanno fatto? Qual è l’obiettivo che si vuole raggiungere? Cosa vuole trasmettere? È efficace? Comunica qualcosa? Perché? Un frame o uno storyboard si focalizzano su un elemento importante. Il lavoro di noi disegnatori è creare la composizione in modo che gli occhi dello spettatore siano immediatamente attratti da quell’elemento. Tutto nel disegno deve essere disposto affinché i suoi occhi siano portati esattamente in quel punto.”
Particolarmente interessanti per noi “imperiali” sono stati dei deliziosi concept art di una scena eliminata di Cars 2 che Nevarez aveva completato, ma che in ultimo è stata tagliata dalla pellicola. Si tratta di una scena di corsa ambientata in Germania, nella Foresta Nera. L’artista ha mostrato tutto il processo di ricerca che c’è alle spalle di un film come Cars, compreso lo studio dal vivo degli ambienti e delle auto e il processo di “cars-izzazione” (“car-ifying”) che permette agli animatori Pixar di trasformare il nostro mondo in quello di Saetta e Cricchetto.
Infine c’è stato spazio anche per le domande dal pubblico, di cui riportiamo le più interessanti.
Come sei arrivato a lavorare alla Pixar?
È sempre stato il mio sogno lavorare lì. Inizialmente ho fatto un primo colloquio per diventare storyboard artist, ma non sono stato ammesso. La seconda volta ho provato per storyboard designer e sono stato fortunato: si ricordavano di me! Evidentemente avevo fatto una buona impressione nel colloquio precedente, perché mi hanno preso.
Se ogni artista lavora a una minuscola parte del film, come si riesce ad amalgamare il tutto?
Ognuno ha una parte di lavoro, ma c’è molto dialogo all’interno del team. Gli animatori interagiscono costantemente con gli story artist. Il segreto è la comunicazione e ovviamente la fiducia nella qualità del lavoro degli altri.
Quante ore di lavoro ci sono alla settimana?
Io lavoro 8 ore al giorno, 5 giorni alla settimana. Adesso sono un freelance e ricevo il lavoro direttamente a casa per diversi studi che me lo commissionano. Questo mi permette di concentrarmi sui miei progetti personali.
Quali difficoltà si incontrano in questo mestiere?
Ce ne sono molte, ma direi che la cosa più pesante sono le scadenze. A volte hai un lavoro difficile e sei obbligato a finirlo in poche ore. Bisogna imparare a gestire il tempo.
Che consiglio daresti a un giovane che sogna di fare l’animatore?
Prima di tutto devi chiederti se vuoi farlo veramente. L’animazione è un mondo molto competitivo, non è facile emergere. Metti sempre il cuore in ciò che fai e non smettere mai di essere curioso. Osserva tutto ciò che ti circonda e disegna sempre, non appena sei ispirato. Studia anche i lavori dei grandi animatori (io lo faccio anche ora) e chiediti sempre come puoi migliorare. Se poi vuoi fare un lavoro come il mio, è importante pensare sempre a una possibile storia mentre disegni.
A cosa stai lavorando al momento?
Ho dovuto lasciare la Pixar nel 2014 e inizialmente è stato difficile. Ho avuto un periodo di crisi in cui mi chiedevo: e adesso cosa farò? Invece ora sono soddisfatto: come ho detto, lavoro da casa e questo mi permette di concentrarmi sul mio progetto personale, di cui sono molto fiero. Sto scrivendo un libro: la storia di un gatto che gira il mondo.
Gallery di fotografie dell’incontro
L’intera videoconferenza (in inglese con traduzione in italiano) è disponibile QUI.
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Per maggiori informazioni sui futuri incontri visitate il sito dell’Accademia delle Belle Arti.