Nelle sale dal prossimo 9 Aprile, prodotto e distribuito dai Sony Pictures Studios, Humandroid: è la storia di ogni bambino che viene al mondo, pieno di promesse, e in particolare di Chappie, dotato, speciale, un vero prodigio. Ma c’è una cosa che rende Chappie diverso da tutti gli altri: lui è un robot. Il primo robot capace di pensare e provare sentimenti autonomamente. La sua vita, la sua storia, cambieranno il modo di vedere umani e robot per sempre.
Dotato di un’ottima regia ad opera di Neil Blomkamp, che conferma il clamore creato intorno a lui dai suoi precedenti film, District 9 e Elysium, il lungometraggio è tutto perfettamente collegato, dalla prima sequenza fino all’ultima scena, grazie ai giusti tempi d’azione e di crescita. Ci sarà ben poco da annoiarsi. Scritto perfettamente a quattro mani dallo stesso regista e da Terri Tatchell, con la quale ha sviluppato qualche anno fa il già citato District 9. La pellicola cammina sui desideri più usuali dell’uomo. Innumerevoli sono le volte che l’essere umano ha desiderato di creare qualcosa di unico, da zero, come altrettante sono state le volte che ha desiderato potere, forza e ricchezza, controllando ciò che lo circonda, ciò che ci circonda, rendendosi invulnerabile. Con il passare delle ere, dei secoli e degli anni, proprio per portare avanti questi desideri, siamo arrivati a sviluppare nuove tecnologie e a superare i limiti posti dalla natura. Ma non sempre siamo riusciti a farlo senza sacrifici, dolore o morte. Ogni volta la lezione non viene appresa, si spera sempre di poter ottenere ciò che si vuole senza alcun danno o effetto collaterale. Quando tutto ciò accade… chi è il vero cattivo? Ciò che si scatena o chi ha causato tali disgrazie? Gli uomini avidi di denaro, l’industria che non guarda in faccia a nessuno cambiando parere in base al successo o l’invidia più profonda nei confronti di chi in modo del tutto lecito realizza i propri progetti? Ed in questo truce mondo, come si può crescere, distinguere il bene dal male, scegliere uno dei due lati? Eppure Chappie dovrà farlo. In questo clima di tensione sarà l’unico personaggio non umano, almeno non fisicamente, che ci mostrerà (come se fosse uno specchio) com’è il mondo, come si suddivide e come si scontra. Ricco di auto-ironia andrà alla ricerca di sè stesso riflettendo sulla propria identità e sulla correttezza delle proprie azioni.
Nonostante un cast che vanta nomi del calibro di Hugh Jackman nei panni del cattivo che sembrano stargli sempre meglio, di Sigourney Weaver tornata sul grande schermo in una effimera parte da magnate e del giovane attore indiano Dev Patel che sembra migliorare di film in film, risultano tutti inesistenti rispetto al carismatico Chappie, realizzato in modo perfetto e del tutto credibile.
Con una fotografia ed un’estetica caricaturale che a tratti sembra esser uscita da un videogioco “openworld” di qualche anno fa, il film è ricco di riferimenti al mondo Nerd che negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede, ispirandosi saltuariamente alla cultura degli anni ottanta. Il tutto è posto in risalto dalla una sorprendente e ben fatta colonna sonora che potrebbe esser tranquillamente considerata musica d’autore per discoteche. Se poi diciamo che è stata composta principalmente da Hans Zimmer, comprenderete in modo più che chiaro la mia precedente affermazione.
All’apparenza Humandroid è sviluppato su argomenti che fanno parte della nostra quotidianità, la lotta fra il bene e il male, la tecnologia e l’evoluzione umana, tuttavia se l’uomo doveva insegnare come vivere a Chiappie, sarà proprio Chiappie a insegnare all’uomo come vivere. Aspettandomi un film carino, sono uscito dalla sala dopo aver visto un piccolo capolavoro, emozionante e completo.