Si è svolta il 14 settembre a Roma la conferenza stampa per l’uscita di Inside Out, l’ultimo film dei Pixar Animation Studios. A presentare il film e a rispondere alle domande della stampa c’era il regista Pete Docter, che aveva già diretto i due Pixar Monsters & Co. e Up.
Noi di Impero Disney abbiamo avuto il piacere di essere presenti alla conferenza stampa e di ascoltare le risposte di Docter che, tra divertenti e toccanti aneddoti e particolari ci ha offerto una bellissima panoramica sull’ultimo capolavoro Pixar.
Nell’articolo è presente qualche piccolo SPOILER. Vi invito a leggerlo dopo la visione del film.
Docter ci ha raccontato di come l’idea per un film con emozioni come protagonisti sia piaciuta subito a John Lasseter, che l’ha spinto a continuare a svilupparla.
“Tutto è iniziato guardando mia figlia crescere. Lei è la voce della piccola Ellie in Up […] e assomiglia molto al personaggio di Ellie. Fino a che non ha compiuto 11 anni. Da allora ha cambiato atteggiamento. Continuavo a chiedermi «cosa accade nella sua testa?»” La crescita è il vero tema del film.
Dopo aver deciso che le emozioni sarebbero state i protagonisti del film, il problema era come rappresentare visivamente la mente umana. “Abbiamo capito subito che non dovevamo rappresentare il cervello, con i suoi vasi sanguigni e i suoi dendriti, ma la mente, qualcosa di astratto. Per renderla più concreta l’abbiamo inizialmente pensata come un teatro con un palco, un backstage, i camerini, ma non funzionava. Così abbiamo provato una nave, con gli alloggi del capitano, la sala motori. Cercavamo una metafora che potesse rappresentare la mente, ma nessuna di queste funzionava. Così abbiamo dovuto creare la nostra realtà, che è quella che vediamo nel film”.
Per quanto riguarda le ispirazioni visive per i personaggi di Inside Out, Docter menziona i lavori di Tex Avery, Chuck Jones e Jack Kinney. Racconta di come, essendo animatore e autore, si è ritrovato a vedere i loro lavori decine di volte soffermandosi sulla capacità di esprimere emozioni attraverso il movimento. “Era la nostra occasione per rendere omaggio a queste persone”.
Rispondendo a una domanda sul valore di Inside Out come summa di tutti i Pixar realizzati fino ad ora, Docter si riferisce a un’immagine che gira da tempo in rete (la trovate qui sotto), specificando che non è una cosa a cui alla Pixar hanno pensato durante la realizzazione, ma che comunque ha un suo senso. “Penso che per tutti i film che abbiamo realizzato, il nostro obiettivo ultimo era fare in modo che le persone provassero emozioni guardandoli”.
Il regista ammette poi il corto Disney Reason and Emotion, del 1943, come uno dei riferimenti per il film, così come il libro “The Illusion of Life” di Frank Thomas e Ollie Johnson, due dei Nine Old Men, gli storici animatori Disney.
Passando poi a parlare del bellissimo messaggio del film: “tutti vorremmo essere felici nelle nostre vite. Come genitore vorrei che i miei figli fossero felici. Ma la vita non è sempre felice. Ci sono delusioni, perdite. Questa è la ragione per cui abbiamo le altre emozioni, […] ci aiutano a gestire le difficoltà e le complessità della vita. La vita non è sempre felice, siamo cresciuti con i film Disney, con i lieti fine, ma a volte c’è più complessità e abbiamo cercato di rappresentarla nel film”.
Come per gli altri Pixar abbiamo visto andare lo staff in giro per il mondo a documentarsi su quello che dovevano rappresentare, anche per Inside Out c’è stato un notevole lavoro di ricerca. “Ci siamo molto divertiti a leggere Freud e Jung e tutte queste persone che hanno provato a leggere la mente. È sempre interessante imparare cose nuove su come sono fatte le persone. Il grande divertimento di realizzare questo film è stato nella ricerca. Il fatto è che nessuno sa veramente come funzioni la mente e questo è il motivo per cui ci sono tutte queste teorie. Stavamo comunque realizzando un film d’animazione e abbiamo scelto quello che poteva essere più divertente piuttosto che la verità scientifica. Abbiamo imparato molto nelle ricerche, soprattutto sul ragionamento, sul modo in cui ricordiamo”. Passando poi allo specifico ha raccontato di come avessero voluto realizzare una versione pop del subconscio di Jung, e di come, per la Cineproduzione sogni, si siano divertiti a immaginare un gruppo di persone con budget e tempi limitati.
Non è stato definito da subito il numero di emozioni. “Abbiamo provato Orgoglio, Speranza, Shottenfroid (la gioia nel vedere il fallimento delle altre persone) e molte cose diverse. Alla fine cinque ci è sembrato un buon numero. Alcune delle qualità degli altri personaggi, per esempio di Speranza, abbiamo finito per darle a Gioia, che raggruppa parte delle emozioni positive”.
“Volevamo che Gioia avesse più sostanza, più sfaccettature. L’idea che non fosse monocromatica ci attirava visivamente. Il blu dei suoi capelli è anche un’anticipazione del suo viaggio”.
Con Monsters & Co. esploravamo le paure di una bambina di 2 anni, in Up avevamo un bambino di 8 anni, con Inside Out siamo finalmente arrivati all’adolescenza. “Guardare i miei figli crescere è stata un’esperienza meravigliosa che mi ha fatto riflettere anche sulla mia crescita personale. Non so quello che succederà ora che i miei figli stanno crescendo, probabilmente sarò senza lavoro!”.
Durante la realizzazione lo staff non ha potuto fare a meno di chiedersi se il messaggio del film sarebbe stato colto da bambini più piccoli dell’undicenne Riley, protagonista umana del film.
Docter racconta che un ragazzo che lavora alla Pixar ha portato il figlio a una delle proiezioni di prova del film. Il giorno dopo la proiezione, il bambino è tornato a lezione di nuoto, dove fino alla settimana prima aveva paura di tuffarsi dal trampolino, tuffandosi stavolta senza problemi. Il bambino ha spiegato poi che Paura era al comando. “Aveva colto completamente il messaggio del film e questo è più di quanto potessi chiedere. Ho questa teoria che i bambini, prima di imparare qualsiasi linguaggio, parlino il linguaggio delle emozioni. Quando mio figlio era piccolo, io e mia moglie abbiamo avuto una discussione. Lui non aveva idea del motivo della nostra discussione, ma ha letto comunque le nostre emozioni. Penso che tutti i bambini riescano a leggere le emozioni molto bene e che questo film possa creare facilmente un legame con loro”.
Trovate QUI le nostre foto del red carpet romano di Inside Out.