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Vi siete mai soffermati, per attimo, a pensare ai cambiamenti che il tempo comporta sul normale svolgimento della vostra vita? Siamo certi di si. Ma… avete mai pensato come questi cambiamenti possano influire non solo sulla vostra vita, bensì su quella delle persone che vi stato più vicine? Sicuramente avrete pensato anche a questo, almeno una volta. Ma avete mai pensato come questi possano ripercuotersi anche sulla vita del vostro cane?
Patrick Osborne l’ha fatto, attraverso l’originale visione del cibo ed il risultato è stato grandioso. Stiamo parlando di Winston.
Originale ed intelligente, naturalmente ironico, è una vera e propria poesia per lo spirito che cerca di raggiungere il livello del precedente Paperman, cortometraggio sempre prodotto dai Walt Disney Aniamtion Studios nel 2012 che vinse il Premio Oscar come Miglior Cortometraggio d’Animazione, quasi riuscendoci.
Fin dalle prime scene sarete invitati a guardare il mondo dal punto di vista del piccolo cane protagonista, Winston, destinato a crescere durante l’arco narrativo del cortometraggio, fisicamente quanto psicologicamente. Sarà infatti decisivo il suo intervento per far proseguire la storia d’amore del proprio padrone, che avverrà solamente una volta riuscito a superare i suoi egoistici limiti. Aiutato dai rumori inseriti, dal suono dei clacson sulla strada a quello delle scarpe sul pavimento, lo short è un crescendo d’emozioni destinato a non finire. La scena finale, inoltre, lascia libero spazio all’immaginazione per continuare a sognare la vita del piccolo Winston. La musica, ancora una volta, aiuta tantissimo, come avvenuto con Paperman. Ma, rispetto a quest’ultimo, c’è un valore aggiunto: l’uso del colore. Non più limitata alla sola scala grigia, la tecnica Meander, che consiste nell’unione dell’animazione tradizionale alla moderna CGI, meraviglia mostrando le proprie potenzialità. Sia chiaro, non è ancora una tecnica perfetta, c’è tanta strada da fare, ma è sicuramente sulla buona via, basti pensare all’espressività del cagnolino, quasi umana, come avviene con l’animazione tradizionale dei più grandi classico come La Carica dei 101 o Lilli e il Vagabondo. Le piccole imperfezioni che la Meander può avere, comunque, sono sapientemente coperte dall’uso delle luci e degli effetti speciali.
Non vediamo l’ora di poter vedere ancora una volta questa tecnica all’opera e sopratutto ancora una volta un cortometraggio che la usi, visto e considerato che i Walt Disney Animation Studios sembrano esser più invogliati a sperimentare e stupire con queste piccole perle che con i lungometraggi d’animazione.
Si sa, dietro ogni film c’è sempre un grande studio da fare: per favolosi paesaggi, per grandi personaggi o per minimi sebbene cruciali dettagli che garantiscono la completa riuscita del prodotto, una volta terminato ed esposto alla dura critica del pubblico, diretto interessato.
I Walt Disney Animation Studios questo lo sanno bene e nel corso degli anni, seppur attraversando periodi di crisi, si son sempre saputi distinguere grazie a questa metodica cura dello stile e dei loro capolavori più grandi, dal lontano Biancaneve e i Sette Nani fino al recente Big Hero 6.
E l’Artbook di quest’ultimo film citato riesce in quello che è il suo scopo, seppur con qualche piccola perplessità, ovvero: mostra al pubblico che non ha chiaramente partecipato alla realizzazione di questo come sia nato lo stile del lungometraggio, come si siano sviluppati i personaggi e come le tecniche utilizzate siano migliorate.
Realizzato da Jessica Julius, creative executive dei Walt Disney Animation Studios, il volume è aperto come consuetudine da un’interessantissima prefazione di John Lasseter (attuale direttore creativo degli studi) e da un’introduzione dei registi del film, in questo caso da Don Hall (Winnie The Pooh – Nuove Avventure nel Bosco dei 100 Acri, La Principessa e Il Ranocchio, I Robinson) e Chris Williams (Frozen – Il Regno di Ghiaccio, Bolt – Un Eroe a 4 Zampe, Le Follie dell’Imperatore, Lilo & Stitch, Mulan), che purtroppo resteranno l’unico commento allo sviluppo della storia. Sarebbe risultato un libro maggiormente completo con qualche pagina in più riguardante la realizzazione della storia. In fondo, ci troviamo per la prima volta di fronte ad un film d’animazione basato su una storia Marvel. Siamo certi che non sia stato semplicissimo realizzare la trasposizione di questa storia. Purtroppo, però, questo difetto l’abbiamo riscontrato anche con l’Artbook di Frozen – Il Regno di Ghiaccio, dove non veniva fatto nessun accenno alle precedenti versioni del film.
Per quanto riguarda le immagini, invece, è davvero impeccabile come ogni volume di questa serie edito Chronicle Books. Il volume, una volta terminata la lettura, permetterà al lettore d’esser cosciente senza alcun dubbio di come sia stata sviluppata la bellissima San Fransokyo e di quali ricerche siano state svolte per unire lo stile orientale a quello americano nonché come il carattere dei personaggi si sia trasformato (oltre di come sia cambiata più volta la loro estetica), di come sia stato studiato in modo più che tecnico il personaggio di Baymax e come l’animazione del lungometraggio abbia raggiunto altissimi livelli grazie a nuove tecniche sviluppate.
Un piccolo appunto: manca la scheda riguardante il personaggio di Alistair Krei.
Strano, vista la presenza di schede riguardanti altri personaggi decisamente meno importanti come Yama. Un punto in più, però, le schede riguardanti personaggi eliminati dalla storia.
Vi lascio di seguito una breve galleria contenenti le foto del volume.
Cosa aspettate ad acquistarlo? Nonostante le piccole critiche arricchirà la vostra collezione per l’originalità del lungometraggio al quale è dedicato.
È già disponibile qui: The Art of Big Hero 6
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Grazie alla messa in onda dell’attesissimo e secondo mediometraggio dei Pixar Animation Studios, Toy Story That Time Forgot, avvenuta lo scorso 2 Dicembre sull’ABC, l’emittente televisiva della Walt Disney Company, sono uscite sul web molte e nuove immagini tratte direttamente dallo speciale con protagonisti i nostri giocattoli preferiti (ed anche qualche nuovo amico).
Ve le mostriamo tutte nella galleria seguente.
Non sappiamo ancora nulla su una eventuale emissione italiana, ma vi terremo come sempre aggiornati.
Ringraziamo la nostra fonte PixarPost. Cliccando sul sito, inoltre, potrete trovare tutti gli easter eggs e la recensione.
Ecco la sinossi ufficiale: “In Toy Story That Time Forgot ritroveremo Woody, Buzz, Jessie e tutta la banda di giocattoli impegnati stavolta contro un gruppo di action figures tanto belle quanto pericolose. La salvezza di tutti è nelle mani di Trixie, il triceratopo”. Lo speciale è stato diretto da Steve Purcell. Le musiche son state affidate ancora una volta a Michael Giacchino (Gli Incredibili – Una Normale Famiglia di Supereroi, Ratatouille, Up, Cars 2, One Man Band, Jack-Jack Attack, Presto, Parzialmente Nuvoloso, La Luna, John Carter, Tomorrowland).
Con un po’ di ritardo vi proponiamo la nostra recensione di Toy Story Of Terror, il primo mediometraggio della saga di Toy Story andato in onda il 16 Ottobre su ABC e il 26 Ottobre su Disney Channel Italia.
Lo special tv arriva dopo tre corti della serie dei Toy Story Toons (Hawaiian Vacation, Small Fry e Partysaurus Rex), che ci hanno permesso di dare un’occhiata alla vita di Woody & co. con la nuova padroncina, Bonnie. Questa volta però il tempo a disposizione è maggiore e c’è sicuramente più carne al fuoco.
Toy Story Of Terror è un prodotto brillante, che mescola sapientemente mistero, azione, l’umorismo tipico della saga, citazioni ai classici del cinema horror, il tutto senza mai perdere il ritmo, ma anzi con un’ottima gestione dei tempi, tenendo lo spettatore sempre incollato allo schermo. Il punto di forza sta ovviamente nei personaggi e nell’uso che la Pixar ne fa: è incredibile come riescano a delineare ogni personalità con un paio di battute. Non appena Buzz esclama “ci dev’essere una spiegazione logica!“, ci accorgiamo di aver ritrovato un amico che non è affatto cambiato; quando invece Combat Carl dichiara “Combat Carl non perde la speranza!” sappiamo di averne trovato uno nuovo, e allo stesso tempo è come se lo conoscessimo da sempre. La forza di Toy Story sta (anche) in questo, nell’aver creato personaggi grandiosi, nel saperli usare bene sfruttando appieno il loro potenziale e nel saperli sempre reinventare e rinnovare, come succede a Jessie in questo mediometraggio.
Attendiamo il prossimo special tv, previsto per la primavera 2014, sperando che si continui su questa ottima strada!





























